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Lunedì, 10 marzo

Un Resoconto Giornaliero della Crisi Greca
di Panagiotis Grigoriou
Traduzione di Gilda Elia

È da 4 anni che, indiscutibilmente, noi greci siamo più che trascinati dalla crisi economica. Ci trasfiguriamo. Si prospettano tempi nuovi, che s’inaugurano sotto un “kairos” [1] non propiziatorio. L’ultimo rapporto della Banca della Grecia (Quotidiano “Avgi” del 1° marzo) ammette, che nel 2012, il 34% della popolazione del nostro paese ha conosciuto la povertà.

Oggi, dopo due anni di assolutismo troikano, è la metà della popolazione ad essere sottoposta a ristrettezze.

  “Kairos”, tempo dell’occasione favorevole, momento del cambiamento decisivo, visione, istante e circostanza durante la quale conviene agire. Non ci resta che contare sul tempo e attendere che riservi qualcosa di migliore...un tempo senza pioggia.

L’incostituzionalità del nostro regime politico, instaurato dalle élite greche e dagli oligarchi dell’Ue, va di pari passo con il disfacimento della classe media, e cosa fatta capo ha. Ormai, i nostri principi e tradizioni si riorganizzano, i nostri tempi festivi cambiano gradualmente il loro carattere funzionale e allegorico: tutto diventa motivo di solidarietà.

Sabato 1 marzo, nei quartieri a sud di Atene, i volontari dei luoghi, dei nostri luoghi di memoria futura, tutti membri del “Collettivo resistenza, antifascismo e solidarietà”, hanno organizzato una vendita solidale tra i produttori e gli abitanti. La location è stata scelta con cura: “si è tenuto conto di tutto, a due passi dal mare… ma piove”. Per inaugurare il lungo week-end, a pochi giorni dalla sempre celebrata Quaresima, i militanti della solidarietà hanno anche offerto della zuppa (molto popolare!), dei fagioli e della halva.

Vassilis (uno pseudonimo), del Comitato del quartiere, è impegnato fin dall’inizio in questa battaglia. Egli utilizza il microfono per incoraggiare i partecipanti, e al contempo, per denunciare i difensori dell’oligarchia:

“ E’ il nostro modo di resistere, ma siamo anche certi che non sarà l’unico da prevedere. Vogliamo porre fine a quest’indegna situazione, alla quale ci obbligano, ma vogliamo anche riprendere a fare le cose tra noi. Solidarietà significa cooperare nella vita e per la vita. La solidarietà si concretizza nel dare ai prodotti un prezzo molto abbordabile e senza intermediari, o nell’offrire dei pasti a coloro che non possono più permetterseli...e infine, la solidarietà è creazione, creazione di una catena umana che riconforta i malati abbandonati, perché esclusi dal sistema di sanità. Noi non lasceremo più che questo Ministero della salute agisca in maniera criminale e, in conclusione, non consegneremo Atene nelle mani dei Neonazisti di Alba Dorata”.

I numerosi passanti comprerebbero quasi tutto e, ogni volta, in piccole quantità, comprese le patate a 50 centesimi al chilo. Venti metri più lontano, sul lungomare, c’è “la marina dei poveri”, quella del club nautico e quella degli amici pescatori, anche questi ultimi propongono la vendita del pesce senza intermediari. Purtroppo, a causa del meteo, non c’è sempre una gran folla. E poi c'è il cane legato, si suppone ahimé per molto tempo e per ogni kairos, che tiene d'occhio il “suo” caique, il piccolo battello da pesca del padrone.

Tuttavia, in altri luoghi della Grecia, solidarietà significa scontrarsi letteralmente con il sistema. Dall’inizio dell’anno, a Tessalonica, le unità della polizia anti-sommossa (MAT) hanno cominciato sgomberare molto violentemente i partecipanti alle vendite solidali organizzate dai collettivi dei vari quartieri, vendite che, di tanto in tanto, beneficiano anche del sostegno morale delle amministrazioni.

Questo abuso di potere sul territorio evidenzia l’ovvio: al di là della loro portata economica, queste azioni solidali comportano, o per meglio dire, generano un’etica politica ineluttabile, inventata dal basso e che promuove un modo di essere, e soprattutto, un modo di agire, rinnovatore.

A questo, però, fa seguito un tipo di etica completamente differente, ma altrettanto ineluttabile: le unità del MAT hanno sgomberato e maltrattato i partecipanti alla manifestazione “polipatica” (della multi-sofferenza) che ha radunato insegnanti, casalinghe e bidelli, i licenziati di ieri, di oggi e di domani, davanti al Ministero dell’economia, al momento dell’arrivo dei membri della Troika.

 Le automobili dei Troikani si sono lasciate scortare dal lancio delle bottiglie di plastica e dalle maledizioni intensamente sentite dalla folla. Personalmente, stando alla situazione attuale, mi rendo conto che non si parla più tra di noi, non per volontà, ma piuttosto perché l’indubbia sofferenza ci unisce a tal punto che non c’è più bisogno di aggiungere altro. Brutalizzazione e banalizzazione al contempo.

I feriti del giorno sono stati lasciati evacuare dal posto, mentre i manifestanti anonimi, assieme ad alcuni noti sindacalisti, sono stati subito trasferiti al commissariato di polizia, naturalmente con l’accusa di aver infranto la legge. Evidentemente, gli atti di protesta originati sul territorio greco, e in particolar modo quelli assimilati da parte di alcune lotte, sono sotto il mirino giurisdizionale, più precisamente, sotto il mirino dell’autoritarismo e della pseudo-democrazia dell’austerità e della sua incessante “legge dell’eccezione”. Stati di eccezione!

La democrazia dell’austerità, per questi signori, ai quali il lavoro non sarà mai negato, palesa la forma di un governo che promuove lo schiavismo e pratica la tortura psicologica e fisica sui greci.

A metà febbraio, ad Atene, un impiegato del brand tedesco Praktiker (bricolage e apparecchiature) è stato spinto al suicidio dai dirigenti dell’azienda. Dopo le numerose relazioni (tra cui quelle riguardanti toponkiti.gr e alfavita.gr), Praktiker sarebbe “ un’impresa che se ne frega di tutte le preoccupazioni dei dipendenti, e non si occupa che del profitto. D'altra parte, la situazione è raccapricciante, poiché lo spionaggio, per conto dell’impresa, è tariffato: se un impiegato spia il lavoro dei suoi colleghi, ossia, se identifica ladri reali o immaginari sul posto di lavoro, questi beneficia di un bonus, che può raggiungere la cifra di 200 euro di ricompensa”. (Reportage su alfavita.gr del 14 febbraio)

Secondo le stesse fonti, infatti, l’impiegato suicida della Praktiker, uomo di marina di 49 anni, che lavorava nell’azienda da 12 anni, è stato inizialmente accusato di furto, dopo che un imballaggio era stato trovato alterato. L’uomo è stato immediatamente licenziato, peccato però che il suo licenziamento sia stato fatto passare come una richiesta di dimissioni: l’impiegato è stato obbligato, a seguito di una palese violenza psicologia, a firmare la “sua” lettera di dimissioni.

L’uomo di 49 anni viveva solo, e i suoi unici parenti erano sua sorella, malata di cancro, e suo fratello, tetraplegico. Di temperamento solitario, ma molto attento al prossimo, nonché, a detta dei colleghi, amante degli animali, nessuno si sarebbe comunque aspettato il suicidio.

 I suoi funerali hanno avuto luogo grazie ad una somma di denaro raccolta dai colleghi, visto che la direzione della Praktiker aveva rifiutato di coprire le spese, che, sempre a detta degli impiegati, era un modo per non lasciare intendere un qualche sentimento di rimorso per l’accaduto (alfavita.gr del 14 febbraio). Per la cronaca, anche la protesta dei lavoratori “Praktikeriani” del 28 febbraio è stata controllata da due sezioni del MAT (CRS) con la solita violenza.

In una società di “Praktikeriani” e patrizi, a quanto pare, la vita proseguirebbe solo per quanti possono ancora permettersi di comprare il pesce o il calamaro tradizionale della Quaresima. E mentre si pensa al calamaro e alle uova di carpa (tarama), la marionetta politica Evangelos Venizelos è attesa, domenica, in Ucraina, dove “opera in qualità di Ministro degli affari esteri della Grecia, e che, al Consiglio dell’Ue, si impegna per la risoluzione della crisi”, o sarebbe più opportuno dire che, presiede il paese assoggettato dai suoi aggressori economici.

Per quasi la maggior parte degli analisti della stampa greca ( più che altro la stampa di sinistra) questa settimana (Avgi, ISKRA, Plan B, Epikaira) “l’élite tedesca e la finanziocrazia del FMI, sono gli operatori teatrali di questa nuova e polimorfa guerra europea ed extra-europea. Ogni tanto sono il debito e la Troika degli aggressori, ogni tanto le rivolte in piazza gestite dagli sbirri, e da tutti quei neonazisti, che fungono da costituenti attivi del nuovo potere autoproclamato di Kiev”. Secondo il sito web iskra.gr “il governo di Kiev, sotto il patronato dell’Ue e degli USA, propaga, dovunque sul suo territorio, il terrorismo nazista”.

Ad Atene, qualche volta, i ragazzi escono di sera con la “voglia di bere un bicchiere, visto che non è più possibile partire in vacanza o finanziare qualsiasi progetto futuro e di vita”- dice Yorgos, informatico che si avvia alla trentina. I giovani celebrano il loro quotidiano “sopravvivere”, di fronte ad un futuro, che è il caso di dirlo, pare apocalittico.

Lasciando da parte il sentimento filorusso, che da quanto percepisco è molto esteso tra i greci, la nuova geopolitica del mondo attuale, attraverso la quale siamo costretti a sopravvivere e non vivere dal 2010, diventa troppo visibile agli occhi di tutti. Infatti, bisogna sottolineare il fallimento della propaganda fatta dall’alto, in riferimento sia alle preoccupazioni delle forze attive in Ucraina, che in riferimento a quelle della “ democrazia e dell’integrità territoriale” di questo stesso paese. Questo è un motivo in più per ragionare sulla nostra sorte, dal momento che i servitori greci come Venizelos, che hanno violato la nostra costituzione per instaurare un regime di genocidio economico programmato, si propongono come “emissari della pace” in Ucraina. La misura è colma!

Tempi strani. Con gioia, ho notato che le Cariatidi di via Agion Asomaton n° 45 sono state recentemente restaurate. Esse hanno resistito, a lungo, al tempo e agli altri kairos degli uomini e dei loro regimi politici.

Fin dalle origini, ad Atene, noi greci investighiamo sul tempo in base ai kairos, perché ci sentiamo di aver realizzato qualcosa già solo per il fatto di partecipare, in questo caso, partecipare ad una guerra imposta dalla finanza e da alcune élite, che sono innegabilmente prive di giudizio ed esplicitamente nichiliste. Questa situazione ci condurrà, con molta rapidità, alla guerra, una guerra di cui se ne avverte già il pericolo. E il dopo guerra europeo, datato 1945, si terminerebbe, credo, in questo momento. Il nuovo secolo investirà, a partire da adesso e con ogni probabilità, tutto il mondo. Tempi nuovi e certezze finiranno.

[1] Kairos è una parola che nell'Antica Grecia significava "momento giusto o opportuno" o "tempo di Dio". Gli antichi greci avevano due parole per il tempo, kronos e kairos. Mentre la prima si riferisce al tempo logico e sequenziale la seconda significa "un tempo nel mezzo", un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale "qualcosa" di speciale accade. Ciò che è la cosa speciale dipende da chi usa la parola. Chi usa la parola definisce la cosa, l'essere della cosa. Chi definisce la cosa speciale definisce l'essere speciale della cosa. È quindi proprio la parola, la parola stessa, quella che definisce l'essere speciale. Mentre chronos è quantitativo, kairos ha una natura qualitativa. Come divinità Kairos era semi-sconosciuto, mentre Crono era considerato la divinità del tempo per eccellenza.


Fonte: www.greekcrisis.fr

Link:  http://www.greekcrisis.fr/2014/03/Fr0329.html#deb

2.03.2014

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