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“Soffocare per un soffio di libertà”, la protesta estrema di Nikos Atene, Nikos Romanòs, 21 anni, da tre settimane è in sciopero della fame e rischia di morire. Chiede che sia rispettato il suo diritto allo studio. E’ il testimone dell’omicidio di Alexis C’è un ragazzo di ventun’anni in Grecia che da tre settimane ha iniziato lo sciopero della fame e rischia seriamente di morire. Si chiama Nikos Romanòs e fra le sue braccia è spirato sei anni fa Alexis Grigoropoulos, ucciso senza motivo dalla pistola di un poliziotto ad Exarchia. Era il 6 dicembre del 2008, sabato sera. Un gruppo di ragazzi si ritrovano nel quartiere di Exarchia per festeggiare il compleanno di un amico. Poco dopo uno di loro, il quindicenne Alexis Grigoropoulos, muore ucciso da un poliziotto. I testimoni raccontano increduli che un poliziotto a piedi, in compagnia di un collega e armato di pistola, inveisce contro alcuni ragazzi e poi inizia a sparare ad altezza d’uomo. In precedenza i ragazzi gli avevano rivolto qualche battuta, niente di straordinario, cose che sono all’ordine del giorno qui ad Exarchia. La reazione del “batsos” è sproporzionata e inattesa, e Alexis cade per terra colpito al cuore. Accanto a lui il suo migliore amico, Nikos, lo vede sanguinare, pensa che Alexis sia semplicemente ferito, lo trascina verso il marciapiede per soccorrrerlo. Gli solleva la maglietta insanguinata, poi gli tasta il polso e capisce che non c’è più niente da fare. Nikos e Alexis, ragazzi di buona famiglia residenti nei quartieri bene di Atene, si sono conosciuti quattro anni prima sui banchi di scuola e sono divenuti inseparabili. E’ fra le braccia di Nikos che Alexis esala il suo ultimo respiro, è Nikos che chiama i soccorsi, è Nikos che sbatte il telefono in faccia ai giornalisti che cercano di intervistarlo. Nikos che non vuole parlare con nessuno. Nikos piccolo e magro che porta sulle spalle il feretro di Alexis. Nikos che chi incrocia il suo sguardo ai funerali rimane impressionato dalla rabbia che vi legge dentro. Nikos che rimane ferito per sempre, come se quel proiettile avesse trapassato anche il suo cuore. Nikos che a soli quindici anni, chiamato a testimoniare, dichiara al giudice inquirente che “il mio amico non è stato ucciso, è stato giustiziato a freddo” da due poliziotti. Nikos che non si presenta al processo, Nikos che farà perdere per anni le sue tracce. Tutti concordano nel dire che quella sera lo ha segnato per sempre e con molta probabilità lo ha spinto sulla strada di un netto rifiuto del sistema. Dopo qualche mese dall’omicidio di Alexis, Romanòs prende parte ad un attentato dinamitardo ai danni di un deposito di filobus. Cinque anni più tardi, ormai ventenne, viene arrestato con l’accusa di aver preso parte a due rapine e al rapimento di un dentista a Velvendòs, in Macedonia. Romanòs non nega le sue responsabilità, rifiuta però l’accusa di essere membro dell’organizzazione “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”. Le fotografie del suo arresto insieme ad altri tre coetanei accusati come lui di organizzazione terroristica, fanno il giro del mondo per le ferite e le tumefazioni che riportano sul volto. Altrettanto impressione suscitano le immagini di questo ragazzo giovanissimo incatenato, strattonato, col volto gonfio e tumefatto per le botte ricevute, scortato da decine di agenti di polizia che a testa alta grida “ Viva l’Anarchia bastardi! ”. Tramite il suo avvocato rilascia la seguente dichiarazione: “Le mie motivazioni sono politiche. Mi ritengo prigioniero di guerra. Non mi considero una vittima. Non sporgerò denuncia nei confronti dei poliziotti che mi hanno picchiato. Vorrei che i maltrattamenti che ho subito sensibilizzassero l’opinione pubblica. Accetto l’accusa di rapina e nient’altro. Seguirà una mio comunicato politico, perchè solo io, e nessun altro, rappresento me stesso”. Tutti i suoi comunicati dal carcere si focalizzano contro lo stato ingiusto ei suoi organi di repressione. Il primo giorno di processo dichiara: “Siamo partigiani di città…”, e sceglie le parole del poeta Tasos Livaditis come inizio di un’altra sua dichiarazione : “Qualche volta vi dirò quanto vi ho amato, solo che dovrete trovare me personalmente”. Nei processi che seguiranno la sua posizione si alleggerisce e alcuni capi d’accusa si rivelano infondati. Suscitano impressione le dichiarazioni del Pubblico Ministero Grigoris Peponis : “Non diventerò rattoppatore e costruttore di ponti per riempire le lacune e i difetti dell’inchiesta di polizia e magistratura….E’ la prima volta che assisto a una rapina in cui si liberano gli ostaggi, con fiato della polizia sul collo. Malgrado avessero a loro disposizione armi in abbondanza non hanno sparato ai poliziotti che li inseguivano nè hanno usato l’ostaggio come scudo per darsi alla fuga….” Per poi concludere “Per me non esistono elementi per suffragare l’accusa di formazione e appartenenza ad organizzazione terroristica” Nikos in carcere decide che deve continuare a vivere la sua vita e ancora una volta dimostra i essere un ragazzo fuori dal comune. Decide di rimettersi a studiare per poter dare gli esami di ammissione all’università che in Grecia sono particolarmente difficili e selettivi. In primavera Nikos supera brillantemente gli esami e viene ammesso alla facoltà di Amministrazione delle Aziende Sanitarie di Atene. Tutti si sentono orgogliosi per lui, per prime le istituzioni da lui tanto osteggiate. Il presidente della Repubblica lo invita per esprimergli i suoi complimenti. Nikos si rifiuta di andare. Il ministro della Giustizia si precipita in carcere per incontrarlo e assegnargli un premio di 500 euro. Nikos si rifiuta di incontrarlo e rifiuta anche il premio perchè in contrasto con i suoi valori. Ad agosto Nikos prende un’altra importante decisione e sposa la sua ragazza B. N. di 18 anni, con cui mantiene una relazione da prima della detenzione. La data del matrimonio, celebrata dal sindaco di Avlona (dove ha sede il carcere), viene fissata dopo innumerevoli rinvii. La cerimonia si svolge in un clima commovente nell’ufficio di direzione del carcere alla presenza delle famiglie dei due giovani. Il 10 novembre Romanòs inizia lo sciopero della fame perchè le autorità carcerarie e il ministero di Giustizia non gli concedono la possibilità di poter frequentare l’università. Il Nuovo Codice di Detenzione del 1999, recependo le indicazioni dell’Unione Europea, stabilisce una serie di norme per consentire il completamento della formazione scolastica anche in carcere. Mentre per la scuola primaria e secondaria esistono apposite strutture all’interno delle carceri, per quanto riguarda gli studi superiori universitari è prevista la possibilità per i detenuti di usufruire di appositi permessi giornalieri al fine di poter frequentare le lezioni (articolo 58 dello stesso codice). Pur avendo ottenuto il trasferimento al carcere di Koridallos ad Atene, la commissione che deve valutare la sua richiesta gli nega la licenza-studio adducendo il pericolo di fuga. Nikos decide di iniziare lo sciopero della fame e ne spiega il perchè con un lungo comunicato che si intitola “Soffocare per un soffio di libertà”. “Quella notte, fissando l’orizzonte, vedemmo molte stelle cadenti disegnare il loro caotico percorso. E noi le abbiamo contate e ricontate, espresso desideri, calcolato le possibilità. Sapevamo che il nostro desiderio di una vita libera doveva andare oltre tutto ciò che ci opprime, ci uccide, ci distrugge, per questo ci siamo tuffati nel vuoto, proprio come le stelle che guardavamo cadere. Da allora, innumerevoli stelle sono cadute, è possibile che sia giunta l’ora anche per la nostra stella di cadere, chi lo sa? Se avessimo risposte pronte non saremmo quello che siamo, ma bastardi egoisti, bravi ad insegnare alla gente come diventare simili a topi che si mangiano l’un l’altro, cosi come già fanno. Almeno noi rimaniamo assoluti e testardi, come lo sono le persone della nostra stessa pasta. E quelli di noi che con dolore hanno chiuso gli occhi e sono andati lontano, restano con i loro occhi incollati a quel cielo notturno che anche noi guardavamo. E ci vedono cadere, stelle bellissime e lucenti. Ora tocca a noi. Ora cadiamo senza esitazione …” Dopo tre settimane dall’inizio dello sciopero della fame i medici lanciano l’allarme per le condizioni di salute dell’imputato. Ha perso 17 chili di peso e accusa tachicardia con 170 battiti al minuto. I medici non escludono la possibilità di collasso cardiaco e insufficienza renale. Per questo motivo ne è stato disposto il ricovero in ospedale. A partire dal 17 novembre, in segno di solidarietà a Romanòs, ha iniziato lo sciopero della fame Ghiannis Michailidis anche lui detenuto per le rapine a Velvendòs. E’ di stamane la notizia che da oggi iniziano lo sciopero della fame anche Andreas Dimitris Burzukos e Dimitris Politis, gli altri due detenuti coinvolti nelle vicenda . Intanto si allarga la rete di solidarietà in tutto il paese. Il tam tam iniziato su internet è poi sfociato in cortei e manifestazioni sempre più partecipate. Un grande moto corteo ha attraversato Atene domenica pomeriggio per concludersi davanti all’ospedale. Per oggi lunedì 1 dicembre è prevista una conferenza stampa convocata dai genitori di Romanòs e Michailidis presso il teatro Empros occupato, e in serata ci sarà un nuovo corteo di solidarietà. E mentre si moltiplicano gli appelli di intellettuali, artisti e gente comune, è la stessa commissione per i diritti umani del PASOK a dichiarare che “la democrazia non si vendica neppure dei suoi nemici giurati” Un problema in più per i partiti di governo che continuano a crollare nei sondaggi di opinione a causa del totale fallimento delle politiche di austerità e in difficoltà per la mancanza di una maggioranza sufficiente al l’elezione del nuovo presidente della Repubblica che rende molto probabile l’eventualità di elezioni anticipate.
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