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05 giu, 2014

Allarme di Amnesty sulle violenze in Brasile

Più che sulle manifestazioni della gente il rapporto dell'organizzazione internazionale si concentra sulla brutalità dei metodi della repressione

A una settimana dall’inizio dei Mondiali di calcio, Amnesty International lancia l’allarme: «coloro che scenderanno in strada per manifestare rischiano di andare incontro a una violenza indiscriminata da parte della polizia e dell’esercito, che stanno aumentando gli sforzi per controllare le proteste».

«Il comportamento inadeguato da parte di chi svolge funzioni di ordine pubblico, l’affidamento di tali compiti ai militari, l’assenza di addestramento e il clima d’impunità hanno prodotto una miscela pericolosa in cui gli unici a rimetterci sono i manifestanti pacifici», ha dichiarato Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile. La coppa del mondo di calcio «sarà un banco di prova decisivo per le autorità brasiliane. Sta a loro usare quest’opportunità per fare passi avanti e garantire che le forze di sicurezza incaricate di controllare le manifestazioni durante il torneo non commettano ulteriori violazioni dei diritti umani», ha aggiunto Roque.

In un rapporto intitolato “Loro usano la strategia della paura“, Proteggere il diritto di manifestazione in Brasile, Amnesty International analizza «un anno di violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. Si va -denuncia l’organizzazione- dall’uso indiscriminato dei gas lacrimogeni e delle pallottole di gomma contro manifestanti pacifici, agli arresti arbitrari e all’uso improprio della legge per fermare e punire le persone scese in strada. Si prevede che queste tattiche proseguiranno durante i Mondiali».

«Dal giugno 2013, migliaia di brasiliani hanno dato vita a proteste di massa senza precedenti contro l’aumento dei prezzi dei trasporti, i costi elevati sostenuti per l’organizzazione dei Mondiali e gli insufficienti investimenti nei servizi pubblici. Centinaia di persone che non avevano alcun comportamento minaccioso sono rimaste ferite in tutto il paese a causa delle manganellate ricevute o dopo essere state colpite dalle pallottole di gomma in dotazione alla polizia militare», sottolinea Amnesty. Il 13 giugno dello scorso anno a San Paolo, «il fotografo professionista Sèrgio Silva, 32 anni, ha perso l’occhio sinistro dopo essere stato centrato da una pallottola di gomma mentre prendeva parte a una protesta contro l’aumento dei prezzi degli autobus. Sposato con due figli, Silva ha ora enormi difficoltà a trovare un lavoro. Non ha mai ricevuto scuse, spiegazioni o un risarcimento da parte delle autorità».

La polizia militare «ha inoltre usato i gas lacrimogeni contro manifestanti pacifici, in un caso persino lanciando un candelotto all’interno di un ospedale di Rio de Janeiro.

Centinaia di persone -denuncia Amnesty- sono state arrestate in modo indiscriminato, in alcuni casi ai sensi delle leggi contro la criminalità organizzata, senza alcuna prova che fossero coinvolte in attività criminose». Humberto Caporalli, 24 anni, è stato arrestato a San Paolo il 7 ottobre scorso «al termine di una manifestazione per il diritto all’istruzione. Alla stazione di polizia, è stato obbligato a fornire la password del suo profilo Facebook affinchè gli agenti potessero controllare cosa aveva postato. Due giorni dopo, un giudice ha disposto il suo rilascio. Il parlamento brasiliano sta esaminando una serie di proposte di legge che rischiano di limitare ulteriormente il diritto di manifestazione pacifica». Una bozza di legge prevede «una più ampia definizione di terrorismo, fino a comprendere il danneggiamento di beni e servizi essenziali. Se approvata, potrebbe essere usata impropriamente contro manifestanti pacifici»

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