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01 ottobre 2014

Ultimatum del governo: 'fermare subito le proteste'

Alcune decine di studenti, tra cui il diciassettenne leader delle proteste Joshua Wong, hanno contestato oggi la cerimonia dell'alzabandiera a Hong Kong, ripetendo con gesti e slogan la loro richiesta di dimissioni al capo del governo locale Chun-ying Leung.

I giovani, parte delle decine di migliaia che da domenica scorsa occupano il centro della città in protesta contro Leung e la Cina, si sono radunati davanti a piazza Bauhinia (il fiore simbolo di Hong Kong), dove si e' svolta la cerimonia per la celebrazione del sessantacinquesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare di Cina. Alcuni di loro sono riusciti a superare il servizio di sicurezza e hanno contestato apertamente Leung, che ha preso parte alla cerimonia, prima di essere allontanati. Le dimissioni del cosiddetto 'chief executive' sono la prima richiesta

dei giovani che occupano da tre giorni il centro della citta'. Inoltre, i giovani chiedono che il governo di Pechino garantisca elezioni pienamente libere per l'elezione del prossimo chief executive, che si terranno nel 2017.

Il capo del governo di Hong Kong Chun-ying Leung e i gruppi democratici che hanno portato decine di migliaia di persone nelle strade dell'ex-colonia britannica per chiedere elezioni libere sono impegnati in un drammatico braccio ferro, mentre la comunità internazionale segue gli eventi con crescente preoccupazione. Il vicepremier britannico, Nick Clegg ha dichiarato che intende convocare in settimana l'ambasciatore cinese a Londra per esprimere il ''sconcerto e allarme'' sulla gestione delle elezioni a Hong Kong. 

Il governo cinese, arbitro ultimo delle sorti della città-stato e protettore di Leung, rimane per il momento ai margini dell'immaginario ring sul quale i protagonisti della crisi di Hong Kong si sono scambiati colpi micidiali. Le strade del distretto finanziario della città, nel quale sorgono i grattacieli delle grandi banche internazionali e gli alberghi a sette stelle, sono per il terzo giorno consecutivo bloccate da un mare di giovani che chiedono a Pechino di cancellare le norme restrittive delle elezioni e le dimissioni del "chief executive", come viene chiamato il capo del governo della Speciale Regione Amministrativa (Sar) di Hong Kong. 

Ad aprire le ostilita' e' stato lo stesso Leung, la cui gia' bassa popolarita' e' crollata dopo l' intervento della polizia di domenica scorsa contro i manifestanti, giudicato eccessivamente violento dalla maggioranza della popolazione del territorio, che si e' stretta intorno ai giovani contestatori. In una dichiarazione alla stampa Leung - che secondo gruppi di dissidenti cinesi verra' presto licenziato da Pechino - ha chiesto che le manifestazioni cessino "immediatamente" ed ha affermato che Pechino non si "pieghera' mai" alle richieste dei democratici hongkonghesi. Il "chief executive" ha ricordato agli organizzatori delle proteste che avevano promesso di fermare il movimento se fosse "sfuggito di mano" e gli ha intimato di mantenere quella promessa. 

Gli organizzatori hanno risposto in una conferenza stampa, riaffermando la richiesta di dimissioni e annunciando che l' occupazione di una vasta zona di Hong Kong Island e del quartiere commerciale di Mongkok, nella penisola di Kowloon, proseguira' "almeno fino al 2 ottobre". Poi esiste la possibilita' di passare ad "altre forme di lotta". "Leung e' un uomo disperato", ha detto Alex Chow, uno degli studenti che guidano la protesta. Quindi domani, 65/mo anniversario della fondazione della Repubblica Popolare, le celebrazioni dovranno essere fatte con le strade piene di studenti. Poi, si vedra'. 

Pechino si e' schierata a fianco del "chief executive". "Sosteniamo totalmente il governo della Sar di Hong Kong per la risoluzione del problema delle attivita' illegali dei manifestanti", ha detto in una conferenza stampa a Pechino la portavoce governativa Hua Chunying. In agosto, Pechino ha accettato di far tenere nel 2017 le elezioni del prossimo "chief executive" a suffragio universale. Pero' i candidati saranno selezionati da un collegio elettorale di 1200 persone nominate da Pechino. I contestatori chiedono che questa limitazione sia rimossa e che sia possibile candidarsi per tutti i cittadini.

Molti prevedono che Leung scomparira' presto dalla scena ma che il problema delle elezioni rimarra' irrisolto e che la battaglia tra i democratici di Hong Kong e Pechino continuera' per molto tempo ancora.

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