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Ue condanna arresti in Cina prima dell’anniversario del massacro di piazza Tiananmen Il 28 maggio, l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per la recente repressione di attivisti per i diritti umani da parte delle autorità del Partito Comunista in Cina nell’avvicinarsi dell’Anniversario del massacro di Tiananmen, la repressione militare avvenuta il 4 giugno 1989. «Siamo profondamente preoccupati per gli arresti e le detenzioni recenti di un grande numero di pacifici difensori dei diritti umani, avvocati e intellettuali», ha affermato un comunicato diffuso il 28 maggio dal Servizio europeo per l’azione esterna, un servizio gestito da Catherine Ashton, alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Tra gli arrestati e i detenuti ci sono Hu Shigen, docente presso l’Università di Pechino, Xu Youyu, ricercatore all’Accademia cinese per le Scienze sociali e Hao Jian, professore all’Accademia cinematografica di Pechino. Milioni di cinesi hanno sostenuto le proteste democratiche che sono iniziate nell’aprile del 1989, chiedendo la fine della corruzione e una maggiore democrazia. Il massacro è comunemente chiamato in cinese l’incidente del quattro giugno, quando alcuni civili sono stati colpiti a morte a Pechino da un battaglione dell’Esercito di Liberazione del Popolo. L’evento è stato riportato dai giornalisti di Pechino e ha scioccato il mondo. I leader del Partito Comunista in Cina ancora centralizzano le notizie e le informazioni sul massacro. I rapporti compilati dalla Human Right in Cina, una Ong cinese fondata nel marzo 1989 da studenti e scienziati cinesi all’estero, mostrano decine di arresti e detenzioni a partire dall’aprile di quest’anno. In una sua recente comunicazione, l’Unione Europea ha invitato la Cina a rispettare le leggi universali sui diritti umani e rispettare la libertà di coscienza, espressione e associazione e a rilasciare tutti i prigionieri politici. Articoli correlati Arrestati dopo seminario sul massacro di Tiananmen Attivista cinese condannato a 18 mesi per aver richiesto un permesso e pubblicato foto Giornalista bandito dopo Tiananmen racconta tutto in un'autobiografia
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