Defense Armée
L’Ucraina si prepara ad allargare la guerra civile in Crimea Traduzione di Alessandro Lattanzio Notizie inquietanti provengono dalla Crimea, congiuntasi con la Russia dopo la dichiarazione d’indipendenza e il referendum del 16 marzo 2014. Infatti, forze ucraine si sono ammassate nell’Istmo di Perekop, una striscia di terra di 8 km, quasi unico collegamento tra Crimea e Ucraina. Il concentramento di artiglieria è assai significativo e il governo di Kiev ha annunciato la mobilitazione generale degli uomini dai 18 ai 35 anni nella provincia confinante di Kherson. Allo stesso modo, il lato ucraino del banco di sabbia di Arbatskaja Strelka (nei pressi del villaggio Strelkovoe), che collega la Crimea alla terraferma, è stata rafforzata con truppe e lanciarazzi Grad. Sul piano politico, Kiev si prepara ad annettere la Crimea, di cui non ha il controllo ma che rivendica, alla regione di Kherson avanzando dichiarazioni bellicose. Detto ciò i media ucraini, dove regnano censura e propaganda, annunciano che tali concentrazioni di truppe rafforzano solo la protezione del Paese. Tuttavia, le forze russe in Crimea sono nettamente superiori in numero e qualità, ed è improbabile che una blitzkrieg ucraina abbia successo. Al contrario, l’artiglieria concentrata può permettersi di sparare fino a 20-30 km sperando nel panico della popolazione. L’Ucraina punta principalmente sulla quinta colonna. I capi della Mejlis tartara, scontenti per l’esclusione dal potere in Crimea ed impegnati a riavere le terre confiscate sotto Stalin, vecchia rivendicazione della minoranza. Alcuni tartari combattono a fianco della milizia nazionalista ucraina contro i ribelli russi, partecipando ad esecuzioni sommarie e saccheggi a Marjupol, finendo nel mirino della giustizia russa. La grande speranza di Kiev è provocare una guerra civile in Crimea, in modo che la Russia debba anche qui difendervi i russofoni. Distrarre dal Donbas Se il governo di Kiev vuole assolutamente il conflitto in Crimea, è perché cerca di distrarre dal Donbas, dove gli insorti resistono, ed ora hanno anche carri armati e lanciarazzi presi al nemico, con cui l’equilibrio di potenza tende ad invertirsi. Le forze pro-Kiev subiscono anche moltiplicati attacchi alle spalle e diversivi (come a Kramatorsk e Slavjansk recentemente occupate) sostenendo combattimenti con la resistenza esplosa dappertutto, tra cui Kharkov (sabotaggi), Odessa (contributi umanitari, intelligence, attacchi a postazioni isolate ucraine) o addirittura ad Uzhgorod, nella parte occidentale del Paese. Inoltre, se gli insorti hanno recentemente abbandonato Slavjansk e Kramatorsk, dove furono bloccati, ripiegando su Donetsk e organizzando il territorio controllato dalla guerriglia. Il comandante delle forze ribelli a Slavjansk, Igor Strelkov (ovvero Girkin), ha messo ordine nel bazar politico anonimo regnante a Donetsk ed in pochi giorni ha organizzato la difesa della città e del fronte, unificando i comandi e iniziando a sistemare vari problemi: scarsezza numerica degli insorti sotto-equipaggiati in artiglieria, armi e munizioni, litigi tra comandanti, tentati tradimenti politici… Ora gli insorti controllano saldamente monte Savr Mogila, nel sud del territorio. Da questa collina di 277 metri si può osservare il Mar d’Azov distante 90 km. Da lassù, gli insorti hanno piazzato lanciarazzi con cui continuamente martellano le forze ucraine che cercano di aggirarli da sud, per occupare Sneznoe a 90 km dal confine con la Russia, controllata dalla guerriglia; hanno anche distrutto, l’altro ieri, una colonna corazzata di diverse decine di veicoli delle forze pro-Kiev, e ieri un’altra ancora. L’est è ancora controllato, nonostante i continui combattimenti intorno Izvarino e Rovenkij. A nord-est, l’esercito di Lugansk (8500 veterani) ha diverse basi militari nella città (tra cui un impianto chimico) ed ha respinto i pro-Kiev di 10 km. A Nord, tutti i ponti sul Donets sono stati minati dagli insorti ritiratisi sulla riva sud. Ad ovest, oltre ad aver respinto gli attaccanti ucraini a Kramatorsk e Slavjansk, gli insorti hanno catturato diversi importanti nodi di comunicazione (compresa Popasnaja) e continuano a controllare Artemovsk. A sud-ovest finalmente c’è un fronte continuo presso l’agglomerato urbano di Donetsk-Gorlovka, quasi simile per configurazione a quello di Slavjansk-Kramatorsk, molto favorevole agli insorti che possono contare sulla densità del tessuto urbano e sulle infrastrutture esistenti. Donetsk è decisa a difendersi, diversi borghi e villaggi della zona sono stati fortificati dagli insorti che si preparano ad organizzare l’evacuazione del massimo numero di civili in Russia. In breve, il Donbas oggi è più inespugnabile che mai. Distrarre dal Donbas consente a Kiev di far ignorare i crimini delle proprie truppe. Abitazioni, scuole e ospedali bombardati, esecuzioni sommarie, purghe, mobilitazione forzata uomini nella Slavjansk occupata… è lunga la lista di predazioni, saccheggi e atrocità commesse in nome del nazionalismo ucraino. Molti civili sono fuggiti in Russia, che oggi ospita 500-800 mila ucraini, tra cui centinaia di migliaia di persone arrivate nelle ultime settimane. Altri hanno aderito alla rivolta, nonostante la defezione di alcuni gruppi nella periferia occidentale di Slavjansk, passando da 2 a 4000 uomini nelle ultime due settimane; tuttavia, il problema degli equipaggiamenti e dell’addestramento non è finito, anche se combattono per la propria terra, famiglie e morti. Ora il Donbas è carico di odio, generazioni vivono nello spirito della vendetta e chiunque sia il vincitore, il divario tra Donbas e Ucraina non sarà colmato.
Chi vuole trascinare in guerra la Russia? Soprattutto, il suono degli stivali in Crimea è una nuova provocazione ucraina contro la Russia. Dato che l’Ucraina è sostenuta da Unione europea e Stati Uniti, una guerra tra la Russia e Ucraina causerà la rapida fuga del gioco di alleanze, veloce come la guerra locale tra serbi e austriaci che provocò la conflagrazione della Prima Guerra Mondiale. Non è la prima volta che l’Ucraina provoca la Russia. A giugno, due blindati ucraini penetrarono per diverse centinaia di metri in territorio russo; un posto doganale fu demolito e l’equipaggio del secondo blindato non esitò a puntare le armi sui russi pur di recuperare il primo blindato fuori uso; anche degli aerei ucraini sono entrati nei cieli russi. Poi, villaggi russi sono stati colpiti da proiettili sparati dalle forze ucraine; diverse case nella grande città di Donetsk, a pochi chilometri dal posto di frontiera d’Izvarino detenuto dagli insorti, sono state distrutte. Mentre le provocazioni continuano ai primi di luglio, la Russia ha inviato un ultimo avvertimento a Kiev, annunciando che reagirà con forza alla prossima violazione delle frontiere. E’ vero che la situazione economica degli Stati Uniti è catastrofica. La crisi del debito sovrano degli Stati Uniti, del debito totale interno (individuale, di imprese, comunità e governo), supera i 60000 miliardi di dollari, appare imminente, mentre la fiducia internazionale nel dollaro è minata. Paesi asiatici e Russia hanno iniziato a interagire nelle rispettive valute nazionali piuttosto che con il dollaro, sullo strategico mercato petrolifero; inoltre vendono a poco a poco le obbligazioni del governo degli Stati Uniti e ritirano i loro fondi dalla Federal Reserve (che per inciso non è né una riserva né federale). Per non correre da soli, gli Stati Uniti cercano di trascinarsi l’UE, con il cosiddetto Grande mercato transatlantico o TAFTA, moltiplicando le guerre per garantirsi gli approvvigionamenti di petrolio, convenzionale o di scisto, di cui sono importatori netti. L’unica soluzione alla crisi appare ora una nuova guerra mondiale. Ma il gioco nucleare rischia di essere terribile.
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