Resistenze.org- n. 482 Per capire la situazione in Ucraina L'Ucraina sta attraversando una delle fasi più complicate e delicate dalla proclamazione della sua indipendenza. Le proteste continue stanno scuotendo il paese. Ci sono stati giorni nei quali in piazza Maidan si sono concentrate centinaia di migliaia di persone. Ultimatum, ogni tipo di intemperanza, minacce, occupazione di istituzioni governative, paralisi dei trasporti, disorganizzazione del lavoro degli organi statali, dei sistemi che provvedono ai servizi fondamentali, atti di barbaro vandalismo, il cui principale si è verificato a Kiev con la demolizione del monumento a Lenin... Negli scontri tra manifestanti e membri delle forze di sicurezza e di polizia è stato versato del sangue. Decine di persone tra manifestanti e poliziotti in tenuta antisommossa, sono finite in ospedale con ferite gravi. Sono cadute le prime teste: per abuso di potere sono stati rimossi dall'incarico, tra gli altri, il sindaco di Kiev, Popov e il vicesegretario del Consiglio di sicurezza nazionale e difesa dell'Ucraina, Sivkovich. In apparenza, sembrerebbe di trovarsi di fronte a una protesta spontanea del popolo ucraino che unanimemente aspira a integrarsi con l'Europa e che risulta indignato per la decisione del governo di fermare il processo di ratifica dell'accordo di associazione e della sua inclusione nella zona di libero scambio con l'Unione europea. Che senza le complicazioni sorte al momento di scegliere il vettore verso cui orientare la politica estera di integrazione, avrebbero trovato un'altra scusa. Il peggioramento della situazione era inevitabile. Lo sfondo e le cause sono molto più profonde. La società ucraina 20 anni dopo la proclamazione dell'indipendenza rimane profondamente spaccata. E' una divisione che si manifesta in diverse direzioni importanti: - in relazione al colpo di stato del 1991 e la creazione del nuovo ordine socio-economico o, che è lo stesso, la restaurazione del capitalismo; - rispetto agli eventi e personaggi del passato, in particolare quelli relativi al coinvolgimento dell'Ucraina come parte integrante dell'impero russo e dell'Unione Sovietica, con la Seconda guerra mondiale e la sua componente centrale: la Grande guerra patriottica; - rispetto all'orientamento della politica estera dell'Ucraina; - rispetto ai valori della civiltà slava orientale e della civiltà occidentale; - per motivazioni linguistiche. E, naturalmente, la frattura è il risultato della formazione nella nostra società dopo il colpo di stato antisocialista del 1991, di una struttura sociale fortemente polarizzata e per redditi e livelli di vita, con una stratificazione sempre più profonda. E' vero che c'è ancora un carattere di classe chiaramente definito nella coscienza popolare di questa contraddizione. Allo stesso tempo, assistiamo a una lotta tra la borghesia e la nuova classe di proprietari terrieri latifondisti nata sotto il sole di quel colpo e che si è impadronita del potere politico ed economico nel paese, che lotta per quelle imprese e settori ancora di proprietà dello Stato, per la ripartizione della proprietà che è stata già privatizzata e per l'accesso a questa "mangiatoia" statale: alle leve del potere che operano affinché tale potere si trasformi in proprietà. In quanto alla relazione sociale di classe, i gruppi rivaleggianti sono frutto dello stesso albero e le differenze andrebbero cercate nel livello di avarizia, aggressività e demagogia populista. L'attuale aggravamento della situazione politica viene determinato dal fatto che nelle elezioni parlamentari del 2012 in Ucraina, nessuna delle parti in conflitto ha ottenuto il suo obiettivo. I regionali, che aspiravano a conquistare la maggioranza costituzionale nel parlamento (300 seggi), non possono contare neanche sulla maggioranza semplice. Nemmeno la cosiddetta "opposizione", ha raggiunto la maggioranza. Ma nelle regioni occidentali del paese (innanzitutto a Lvov, Ternopil, Ivano-Frankovskaya), le forze nazionaliste hanno in pratica instaurato i loro governi, rifiutandosi di rispondere alle disposizioni provenienti dal centro, con l'aspirazione di imporre la loro visione nazional-sciovinista e russofoba a tutto il paese. Il governo sta chiaramente perdendo anche la capitale. La Rada d'Ucraina (il parlamento) si vede inabilitata ad assumere le funzioni accordate dalla Costituzione. Le sue sessioni plenarie vengono ad ogni momento interrotte dall'"opposizione", boicottate, trasformando il parlamento in un organismo incapace di legiferare. La situazione si aggrava maggiormente per il fatto che nel parlamento è entrata una forza apertamente neonazista, il partito "Svoboda", che fino a non molto tempo fa si autodefiniva social-nazionalista. A questo si è unito "Batkivschina" e il partito "UDAR" di Klichko, creando alla Rada un'opposizione unita nazionalista di destra, il cui nucleo ideologico è rappresentato da Svoboda. Una figura conosciuta dentro "Batkivschina", come Tomenko, in uno slancio di sincerità qualificò il gruppo come "OMON (celerini) dell'opposizione". Ora tutti abbiamo potuto vedere di che razza di "OMON" si trattava. In Ucraina si è creata una minaccia reale di fascistizzazione della vita sociale. Dopo le elezioni parlamentari, l'opposizione ha dimostrato di non volersi fermare fino a quando riuscirà a impadronirsi di tutto il potere. Con la logica del "tanto peggio tanto meglio", gli oppositori hanno scelto la direzione che porta alla provocazione, alla destabilizzazione della situazione e al malcontento nella società. Come si può parlare di spontaneità negli atti di protesta, quando tutto era già perfettamente organizzato nel dettaglio? Dalla periferia, soprattutto dalle regioni occidentali, si sono portate nella capitale migliaia di persone. Subito sono iniziati ad emergere i "comandanti in campo", con galloni ed esperienza dal Maidán del 2004. Avevano pronte una gran quantità di tende militari da campo, predisposta la logistica del cibo, del riscaldamento, dei posti dove passare la notte. Tutti i dettagli erano stati ponderati, perfino la creazione di un servizio legale e l'avviamento di una milizia interna. Nei luoghi dove sorgevano situazioni conflittuali, "al momento giusto" apparivano puntualmente i giornalisti e le telecamere… Si intravede chiaramente una mano esperta in questo copione della provocazione. Ma sarebbe impossibile comprendere in profondità l'essenza reale di questa lotta di oggi, senza fare i conti con il fattore esterno. Gli avvenimenti in Ucraina si stanno sviluppando in condizioni di acutizzazione delle contraddizioni permanenti tra occidente e Russia, confronto che non è sparito con la caduta dall'URSS, né con la restaurazione del capitalismo nello spazio post-sovietico. Gli sforzi occidentali sono indirizzati a strappare l'Ucraina dalla Russia a qualunque prezzo, a ostacolare il suo avvicinamento. Non è mancata la quinta colonna, una parte della quale fu coltivata già nel sottosuolo del PCUS. Gli USA e i loro alleati sono molto determinati a ostacolare a ogni costo il rinascimento, sotto qualsiasi forma, dell'unione delle antiche repubbliche che componevano l'URSS, e l'adesione dell'Ucraina in quell'unione. Stanno chiaramente spingendo l'Ucraina verso la NATO. Già nel novembre del 1996 in una risoluzione di entrambe le camere del Congresso nordamericano, la risoluzione nº 120, in sostegno all'indipendenza dell'Ucraina, erano molto chiare le direttrici lungo le quali avrebbero dovuto attestarsi il presidente, il governo e il parlamento dell'Ucraina indipendente. Il leader del Partito delle Regioni, Janukovich, eletto Presidente nel 2009, ha ricevuto l'appoggio della maggioranza degli elettori principalmente per le sue promesse di recuperare i rapporti di buon vicinato con la Russia, di ristabilire lo status di lingua ufficiale per il russo, di fronteggiare l'aggressivo nazional-sciovinismo e di impedire che Ucraina fosse trascinata verso la NATO. Questi impegni sono stati fissati negli accordi col blocco di sinistra, il cui soggetto principale era il Partito Comunista. In pratica, è successo che si è posto il regime "yuschenkista senza Yuschenko", quando l'integrazione europea si è trasformata nell'asse principale della politica estera e interna dell'Ucraina, passando per la firma dell'accordo di associazione e la zona di libero commercio con l'Unione Europea. Le parole del governo "biancazzurro" diventarono: "L'Europa è la nostra casa, la Russia il nostro vicino. L'Unione Economica Euroasiatica non è la nostra scelta". Si ripeteva insistentemente che non si può parlare dell'entrata dell'Ucraina nell'Unione Doganale. Si intensificava la cooperazione con la NATO. Il Partito Comunista ha sin dall'inizio sostenuto che in una questione di tale rilevanza come la scelta dell'orientamento dell'integrazione esterna, si dovesse tenere conto dell'opinione del popolo mediante la celebrazione di un referendum nazionale. Il governo si è mostrato apertamente contrario a queste proposte, ignorando le considerazioni dei vari specialisti ed esperti indipendenti. Il governo ha violato sfacciatamente la Costituzione e la legge sulla convocazione di un referendum. Nonostante tutti gli ostacoli frapposti, i comunisti sono riusciti a raccogliere più di tre milioni e mezzo di firme in appoggio al referendum. Il lavoro per la raccolta firme era accompagnato da un'attiva spiegazione delle conseguenze catastrofiche per il nostro paese con l'entrata nell'Unione Europea. Man mano che si conoscevano i dettagli del progetto di accordo di associazione e della zona di libero commercio con l'UE, si faceva chiara la minaccia frontale per la sicurezza nazionale dell'Ucraina. Nella società è cominciata a crescere la preoccupazione. Sono incominciate a sentirsi voci discordanti provenienti del mondo imprenditoriale, direttori di imprese che vedono nella firma dell'accordo di associazione l'inizio di una drastica caduta della produzione, con un notevole aumento della disoccupazione nel paese. Come risultato il governo si vide obbligato - mancando pochi giorni al vertice di Vilnius in cui era previsto si ratificasse l'accordo -, a prendere la decisione di fermare il processo di integrazione europea. L'Occidente ha avviato così immediatamente lo scenario di destabilizzazione della situazione in Ucraina. Alla sua realizzazione hanno preso parte attiva senatori e alti funzionari del Dipartimento di Stato USA, ministri e presidenti di una serie di paesi europei, con ampia esperienza nell'esecuzione di "rivoluzioni colorate", e gente di questo stile. Costoro cominciarono a intromettersi sfacciatamente nelle questioni interne del paese, chiamando apertamente a lottare contro il governo legittimo. Tuttavia, né da parte del Presidente, né del governo, né del ministero degli Esteri di Ucraina ci fu una sola voce di condanna davanti a tanta evidente violazione delle norme del diritto internazionale. Non può sorprenderci che il tratto che meglio caratterizza l'attuale situazione nel paese sia la perdita di fiducia verso tutti gli organi del governo e della società. Lo riflette in modo convincente l'indagine sociologica che annualmente realizza l'Istituto di sociologia dell'Accademia Nazionale di Scienze. L'inchiesta è stata condotta nel luglio 2013, prima delle massicce azioni di protesta. Negli ultimi tre anni l'indice di fiducia verso il presidente Janukóvich è sceso dal 30,8 al 10,9%, riducendosi di due terzi. Mai si era prodotta una tale caduta della fiducia verso un presidente durante il suo mandato. Si fidano della Rada solo il 4,6% degli intervistati, rispetto al 14,2% di tre anni fa. Nel Consiglio dei ministri ucraino confida un 8,1% (era il 19,6%), negli organi di potere locali il 13,8% (era il 17,9%). Negli ultimi 10-15 anni gli organi di governo non avevano avuto un livello tanto basso di fiducia tra la popolazione. Nella polizia, a luglio, prima degli incidenti, mostravano la loro fiducia assoluta solo l'0,8% degli intervistati, nel ministero di Giustizia uno 0,9%. Negli ultimi dieci anni non si era mai avuto un livello tanto basso di fiducia nei partiti politici (6,6%), sindacati (15%), banche, compagnie di assicurazione, direttori delle imprese statali, imprenditori privati. Non c'erano mai state prima un totale scetticismo e sfiducia come ora nella società ucraina. Ma i motivi di ciò sono più che sufficienti. Il peggioramento della situazione nell'economia e nella sfera finanziaria, la crescita della disoccupazione, la povertà generalizzata, una stratificazione sociale sempre più profonda, l'impossibilità per migliaia di persone di soddisfare le loro necessità vitali più stringenti, la sostanziale liquidazione della sanità e dell'istruzione gratuite, l'impossibilità in molti casi di ottenere negli organismi di governo la difesa dei diritti legali, livelli di corruzione senza precedenti che provocano inesorabilmente un assoluto scontento della maggior parte della cittadinanza. Tutto questo si è trasformato in premessa oggettiva alla massiccia partecipazione dei cittadini ai recenti atti di protesta. Ma ad approfittare di ciò, è stata l'opposizione nazionalista di destra, filo-occidentale e aggressiva. Sullo stato d'animo che prevale nella società, parlano ben chiaro i dati degli studi sociologici. L'82,7% degli intervistati considera che il governo non risolve o prende unicamente misure di facciata sulle questioni dell'incremento del livello di benessere della popolazione e la riduzione della disuguaglianza sociale. Più del 68% si dice convinto che il governo non difende gli interessi nazionali, né rinforza l'unità e la concordia nella società. Il 42,5% è convinto che la giustizia ucraina sia al servizio di coloro che possono pagare. Un 49,1% pensa lo stesso della polizia, e un 55,5% dei giudici. Secondo quasi un quinto dei partecipanti allo studio, i corpi di sicurezza servono il presidente, gli altri dirigenti degli organi di potere, ma non il popolo. Tre quarti dei cittadini intervistati considerano impossibile il controllo della società sull'azione degli organi di governo. E' raddoppiata rispetto al 2010 la percentuale di quelli che ritengono che in Ucraina la gente non possa esprimere liberamente le sue opinioni politiche (era 12,2%, ora è il 28%). Come negli anni precedenti, un 44% considera che l'Ucraina non ha bisogno di un sistema pluripartitico. Il 45,1% non vede tra gli attuali partiti politici e movimenti esistenti nel paese a chi possa essere affidato il governo della nazione. Il 48,7% considera che nel paese non ci sono leader politici capaci di dirigere efficacemente lo Stato (nel 2010 era il 30,3%), mentre il 28,3% non ha potuto o voluto rispondere a questa domanda. Il 50,5% dei partecipanti allo studio qualifica come insoddisfacente la loro attuale situazione nella società, mentre quasi un terzo non ha saputo cosa rispondere. Uno su quattro si pone nei due scalini più bassi della scala sociale (di sette scalini), si considera un rifiuto sociale. Secondo i dati dello studio, la gente non si lamenta solo di non potere adattarsi alle nuove realtà della vita, ma anche di non riuscire ad alimentarsi come gli piacerebbe, di non avere un'abitazione adeguata, di non godere del proprio tempo libero e delle ferie, ecc. Questo lo pensa tra un terzo e la metà degli intervistati. Solo l'11,1% pensa che nel paese "non va tutto così male" e che "si può vivere". Mentre quasi un terzo degli intervistati dice che è impossibile continuare a sopportare una situazione tanto dura. Secondo i dati dello studio, la gente teme innanzitutto una salita dei prezzi (79,6%), la disoccupazione (78,1%), il non potere riscuotere i salari, le pensioni, i sussidi (75,4%), la crescita della delinquenza (49,3%), la propagazione di infezioni pericolose per la vita (36,6%), la chiusura delle imprese (36,4%), la fame (29,8%), la mancanza di riscaldamento nelle abitazioni (28,4%), i disordini di strada (18,6%), l'instaurazione di una dittatura nel paese (18,3%). L'Ucraina non si è convertita in uno Stato sociale, né democratico né di diritto. Almeno, questo è ciò che pensa tra la metà e i due terzi dei partecipanti allo studio. Segnalando che oggigiorno non esistono oramai quei valori morali che si insegnavano all'epoca sovietica (uguaglianza sociale, collettivismo, mutuo aiuto e altri) il 48% dichiara che non accetta il sistema di valori che si è cercato di imporre in Ucraina dopo il golpe del 1991 (il predominio della proprietà privata, la smania di arricchimento personale, l'individualismo, ecc). Sulla situazione politica nel paese, il 57,8% la definisce tesa, uno su cinque come esplosiva. Il 42,5% dichiara che è necessario protestare attivamente contro il peggioramento delle condizioni di vita. Tuttavia il governo non si mostra inquieto davanti all'incremento di queste allarmanti tendenze nello stato d'animo della società. La natura di quella condotta bisognerebbe cercarla nel carattere stesso del regime al governo. Tutti i presidenti e membri dei governi che hanno retto le redini dell'Ucraina durante gli ultimi venti anni, l'hanno fatto esprimendo gli interessi del capitale oligarchico-criminale e traditore della patria. Non cessa di essere significativo il fatto che i principali miliardari ucraini, dopo che i rappresentanti dei circoli occidentali hanno fatto con loro un "lavoro educativo", mostrassero pubblicamente a gran velocità il loro appoggio alle "aspirazioni europee dell'Ucraina". Alla memoria sovviene il monito di Lenin per cui la borghesia tradirà la patria e sarà disposta a qualunque crimine, pur di imporre il suo potere sul popolo e preservare i suoi benefici. Sembra che niente abbiano imparato dai risultati di questo civettare con le forze ultranazionaliste di destra, compresi i neofascisti di Svoboda. La presidenza di Janukóvich è stata segnata per una "interpretazione libera" della Costituzione e delle leggi, per la concentrazione nelle mani del Capo dello Stato di enormi prerogative e l'instaurazione pratica nel paese di un regime autoritario che esprime gli interessi di un limitato circolo di oligarchi a cui ci si riferisce come "la famiglia." Anche la politica delle nomine del regime ha mostrato un carattere distruttivo. Durante l'epoca di Yúschenko, si sponsorizzavano i "cari amici" per le alte cariche, mentre col governo attuale si promuovono i suoi (principalmente di Donetsk). Da ciò deriva una corruzione senza precedenti a tutti i livelli degli organismi statali. E' diventata una moda un fenomeno tanto vergognoso, come il pagamento per la lealtà e la sottomissione davanti a quelli che ripartiscono le cariche, le onorificenze statali o i galloni di generale. Nei servizi di sicurezza ucraini, durante questi anni di indipendenza si sono succeduti dodici dirigenti. La metà di loro non sono stati in carica nemmeno due anni, benché cinque facessero in tempo a raggiungere il rango di generale. Per il ministero dell'Interno sono passati dieci ministri, sei dei quali in carica nemmeno per un anno. Il ministero di Sviluppo economico e del commercio (la sua denominazione ha subito innumerabili cambiamenti), è diretto oggi dal ministro numero 21. Ed il ministero delle Finanze dal ministro numero 11. Nel governo non ci sono praticamente figure con autorità rispettate e conosciute dalla società, capaci di avere la propria posizione e difendere conseguentemente i loro principi. Per quanto riguarda l'ambiente presidenziale, a volte si ha l'impressione che, a parte le ubbidienti "banderuole" di turno, ci siano anche "talpe" mal dissimulate, gente che lavora per screditare il capo dello Stato. Praticamente, il governo ha ceduto alla "opposizione" lo spazio informativo. Perfino i mezzi di informazione dello Stato (canali televisivi, stazioni radiofoniche, pubblicazioni scritte), in questa situazione, sembra che lavorino più per favorire un colpo di stato. C'è qualcosa però in cui governo e opposizione coincidono, e cioè nell'agitare l'isteria anticomunista e screditare il passato sovietico. Ma allo stesso tempo il governo rimane chiaramente indietro rispetto alla "opposizione", in quella spinta, in quell'attività, in quel sapere influire sullo stato d'animo della gente, nella capacità di organizzare azioni di massa. L'attuale governo sembra non volere assolutamente ascoltare la voce del popolo, né tenere conto delle conclusioni e proposte degli esperti. Oggi il nostro paese deve pagare per la fallita politica economica e sociale dell'attuale governo e dei governi precedenti, per l'inadempimento delle promesse pre-elettorali, per quell'incapacità e rinuncia a volere tenere in conto, nell'attività pratica, dei rischi delle decisioni adottate e degli accordi raggiunti, specialmente di quelli che hanno rilevanza strategica. "Maidán due", non è che un prodotto di alcune riforme non ponderate (riforma delle pensioni, della sanità, ecc.) che hanno significato il peggioramento della situazione di milioni di persone. È il prezzo per adottare uno stile di governo autoritario e un atteggiamento sdegnoso verso la legalità. "Maidán due" è la conseguenza della perdita di fiducia del governo tra il popolo. La situazione nel paese è molto complicata. Al governo si affronta un avversario aggressivo, organizzato e apertamente appoggiato dall'occidente. Questa "opposizione" è capeggiata da gente che in assoluto incarna il ruolo di leader nazionale. Ma tuttavia sono pericolosamente carichi di quella smania di potere che fa si che non si trattengano davanti a nulla pur di riuscire nei loro obiettivi. Il loro arrivo al potere significherebbe lo stabilimento nel paese di un regime di tipo fascista. I suoi primi passi sarebbero la proibizione del Partito Comunista, l'eliminazione della legge che sta alla base della politica interna ed estera e il carattere neutrale del corso di politica estera, di non appartenenza a nessun blocco; l'inclusione dell'Ucraina nella NATO, la denuncia degli accordi di Járkov, l'espulsione della flotta della Federazione della Russia dalla parte ucraina del Mar Nero, lo stabilimento di un'ideologia nazionale sciovinista come ideologia dello Stato, con tutte le conseguenze che derivano da ciò. Ora il compito principale è spiegare alla gente tutti i pericoli racchiusi nella minaccia di sviluppo degli avvenimenti. Gli studi sociologici dimostrano che una parte significativa della popolazione ucraina si trova in opposizione rispetto all'attuale ordine socioeconomico, cioè al capitalismo. La gente comincia a ragionare su quanto si è perso con la liquidazione del socialismo, e quello che ha portato loro questo capitalismo tanto lodato. La maggioranza dei nostri concittadini finiscono con l'avversare un modello economico in cui domina la proprietà privata. I cittadini ucraini si mostrano reticenti a privatizzare la terra, puntano al rafforzamento del ruolo dello Stato nella regolazione delle relazioni socioeconomiche. Il 41,3% degli intervistati si è mostrato sostenitore della complementarietà del settore statale con quello privato, mentre il 27,2% è per il ritorno alla pianificazione dell'economia sulla base del controllo statale assoluto. La maggioranza della popolazione percepisce la situazione nel paese e i processi che si stanno producendo, da posizioni vicine a quelle del Partito Comunista. Ora si tratta di riuscire a utilizzare in modo più efficace tutte quelle premesse oggettive, per attrarre i lavoratori verso le posizioni del partito. Bisogna rinforzare l'organizzazione delle strutture del partito, è necessario un notevole incremento di linfa giovane nelle nostre file, una maggiore spinta nel nostro agire. Questi sono i principali compiti che oggi abbiamo davanti, la cui traccia riflessa si trova nell'ultimo plenum del Comitato Centrale del PCU, celebrato recentemente.
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