http://www.altrenotizie.org Ucraina, UE e USA soffiano sul fuoco Le proteste di piazza tornate a infuriare da qualche giorno in Ucraina hanno fatto segnare una grave escalation nella giornata di mercoledì con tre morti tra i manifestanti anti-governativi nel corso di violenti scontri con le forze di sicurezza. I resoconti provenienti da Kiev hanno parlato di due giovani dimostranti uccisi da colpi di arma da fuoco nei pressi del palazzo che ospita il Parlamento ucraino, mentre la terza vittima avrebbe perso la vita in seguito ad una caduta mentre la folla stava fronteggiando la polizia. Ad innescare il nuovo round di proteste settimana scorsa era stata l’approvazione di un nuova legge che limita sensibilmente le libertà di protesta e di stampa. Secondo alcuni rappresentanti dell’opposizione, ad accendere gli animi avrebbe contribuito anche il divieto, emanato domenica dalle autorità, di organizzare una prevista marcia di protesta di fronte al Parlamento e la ricezione da parte dei manifestanti di SMS nei quali venivano informati di essere stati registrati come partecipanti ad una manifestazione illegale. Il primo ministro ucraino, Mykola Azarov, durante una riunione del suo gabinetto mercoledì ha accusato l’opposizione di avere portato in piazza i “terroristi”, prospettando poi un intervento ancora più duro delle forze dell’ordine per “punire le azioni criminali”, a suo dire incoraggiate dagli stessi leader dei partiti di opposizione. Le proteste che stanno agitando l’Ucraina erano iniziate nel mese di novembre in seguito alla decisione del presidente, Viktor Yanukovich, di abbandonare i negoziati per la firma di un accordo di partnership con l’Unione Europea, accettando invece gli aiuti economici offerti dalla Russia e valutando l’adesione ad un’area di libero scambio promossa da Mosca. A motivare questa decisione era stata sia la prospettiva di ulteriore povertà per la maggior parte della popolazione in caso di avvicinamento a Bruxelles sia, soprattutto, il prevalere della volontà di quegli oligarchi ucraini che ritenevano più vantaggiosa una partnership con la Russia piuttosto che con i paesi europei. L’imbarazzo provocato dalla marcia indietro di Kiev - oltretutto avvenuta poco dopo quella dell’Armenia - aveva così spinto l’UE e gli Stati Uniti a soffiare sul fuoco delle proteste in Ucraina, motivate in realtà soprattutto dal diffusissimo malcontento verso l’intera classe dirigente indigena a causa della persistente povertà, del controllo dell’economia da parte di una ristretta cerchia di multi-miliardari e della corruzione dilagante. La svolta violenta delle manifestazioni in questi giorni sarebbe dovuta poi anche alla presenza sempre più massiccia tra i dimostratori di frange estremiste che hanno attaccato ripetutamente le forze di polizia con sassi e bottiglie molotov nonostante gli appelli a continuare le proteste in maniera pacifica lanciati dai leader dell’opposizione politica. L’evoluzione della situazione nelle strade di Kiev sta perciò mostrando una rapida perdita del controllo da parte di questi ultimi sui manifestanti, come avevano confermato nei giorni scorsi i fischi e gli insulti a loro indirizzati durante alcuni comizi. Alla guida delle proteste contro il governo, in particolare, si sono autoproclamati tre leader di altrettanti partiti di opposizione: l’ex campione di boxe Vitaly Klitschko col suo partito UDA legato all’Unione Cristiano Democratica tedesca (CSU), Arseniy Yatsenyuk del partito nazionalista “Patria” dell’ex premier in carcere Yulia Tymoshenko e il noto anti-semita Oleg Tyahnybok del partito di estrema destra “Svoboda” (“Libertà”). Il timore per il possibile scivolamento del paese nel caos ha spinto mercoledì lo stesso Yatsenyuk a invitare il governo e il presidente Yanukovich a trovare una soluzione assieme all’opposizione, avvertendo che “restano pochi giorni, o addirittura poche ore, per risolvere la crisi con il dialogo”. Ciò dovrebbe essere fatto “mentre il popolo è ancora disposto a prestare attenzione ai politici e ad accettare una via d’uscita politica dalla crisi”. Nel tentativo di riprendere in mano l’iniziativa, poi, i vertici del partito della Tymoshenko hanno annunciato anche la formazione di una sorta di governo parallelo, denominato “consiglio del popolo” e composto da parlamentari ed esponenti delle amministrazioni locali. Il presidente Yanukovich, da parte sua, ha anch’egli cercato di gettare acqua sul fuoco emettendo un comunicato ufficiale per condannare le violenze commesse da entrambe le parti. Yanukovich ha inoltre annunciato l’avvio di colloqui con i tre leader dell’opposizione dopo che a lungo aveva respinto le loro richieste. Da Bruxelles, intanto, dopo avere alimentato le proteste nelle scorse settimane, i vertici UE hanno condannato le violenze di questi giorni. La numero uno della diplomazia europea, Catherine Ashton, ha chiesto al governo e all’opposizione di iniziare “un dialogo reale”. Il Dipartimento di Stato americano, invece, mercoledì ha fatto sapere di avere revocato il visto di ingresso negli USA ad alcuni esponenti del governo e delle forze di sicurezza coinvolti nelle violenze contro i manifestanti. La minaccia di sanzioni simili da parte di Washington era già stata avanzata dopo l’approvazione della legge ucraina per limitare le manifestazioni di piazza, mentre altre misure punitive contro il governo di Kiev sarebbero già allo studio. Sull’onda delle decisioni prese dagli Stati Uniti, sempre mercoledì il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha fatto sapere infine che anche l’UE potrebbe adottare sanzioni contro l’Ucraina. Le proteste in corso, in ogni caso, sono state sfruttate e incoraggiate dall’UE e dagli USA per ragioni strategiche e non certo per scrupolo democratico, nel tentativo di rimuovere un governo responsabile di essere tornato a guardare verso la Russia dopo avere voltato le spalle all’Occidente. L’Ucraina, d’altra parte, appartiene tradizionalmente alla sfera di influenza di Mosca e, portarla nell’orbita occidentale avrebbe inflitto un grave colpo alle aspirazioni russe, soprattutto in merito alla creazione di una vasta area di libero scambio nella regione eurasiatica in competizione con quella europea. Come spesso accade in seguito alle manovre di Washington e Bruxelles, tuttavia, anche le forze scatenate in Ucraina sembrano essere ora finite fuori controllo, contribuendo a provocare l’escalation di scontri e violenze a cui si sta assistendo in questi giorni.
|
|