Il Fatto Quotidiano
22 gennaio 2014

Ucraina, scontri tra manifestanti europeisti e polizia. “Tre morti”

Si infiamma la protesta nel Paese. Fonti mediche riferiscono che tre dimostranti sono stati uccisi dalla poliza durante lo sgombero della centralissima via Grushenvki

Si infiamma la protesta in Ucraina. A Kiev tre persone avrebbero perso la vita nei violenti scontri tra manifestanti europeisti e forze dell’ordine, durante lo sgombero della centralissima via Grushevski. Nella notte tra martedì e mercoledì 22 gennaio, un dimostrante antigovernativo sarebbe morto cadendo dalla colonnata all’ingresso dello stadio della Dinamo, in via Grushevski. Lo riportano le agenzie Itar-Tass e Unian. Mentre questa mattina il sito di Sky News, citando fonti mediche, riferisce che la polizia ha sparato contro due manifestanti uccidendoli. Una delle vittime, riferiscono i medici al presidio sul luogo delle proteste, è stata raggiunta da quattro proiettili, mentre un’altra è stata ferita al cuore. In entrambi i casi, si legge sul sito web del Kiev Post, i medici hanno escluso che le ferite siano state causate da proiettili di gomma. “È impossibile” che fossero pallottole non convenzionali, ha detto uno dei medici. Ma ancora non è arrivata nessuna conferma ufficiale. I feriti sarebbero invece una ventina.

La battaglia si è svolta nell’arteria centrale di via Grushenvki, che conduce ai palazzi del potere e dove sorge lo stadio. Il ministero dell’interno ha escluso che la responsabilità delle forze dell’ordine, sostenendo che non hanno armi da fuoco in via Grushenvki. Ma numerosi testimoni coinvolti negli scontri hanno riferito all’Ansa che centinaia di persone sono fuggite gridando: “Sparano! Sparano!”. Dei dimostranti hanno mostrato all’agenzia un proiettile metallico piatto e sul selciato ci sono dei bossoli. Tra i poliziotti c’è almeno un cecchino armato di fucile.

La protesta che sta travolgendo l’ex repubblica sovietica si è aggravata domenica, quando una manifestazione pacifica ha attraversato le strade della capitale per protestare contro un pacchetto di leggi fortemente repressivo fortemente criticato dall’opposizione e che, tra l’altro, inasprisce le pene per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. In serata, però, alcune migliaia di dimostranti con il volto coperto e armati di bastoni hanno attaccato un cordone di polizia posto a difesa dei palazzi del potere. Gli scontri che ne sono nati hanno provocato decine di feriti. Violenze che si sono ripetute lunedì 20 gennaio, quando 150mila persone sono scese piazza Maidan contro il governo filo russo guidato dal premier Mikola Azarov. Di nuovo un gruppo armato di bastoni si è staccato e ha puntato dritto contro la polizia posta davanti al Parlamento. Il bilancio finale è di 100 manifestanti e 79 agenti feriti. Dodici arresti.

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