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Sessantasette agenti fatti prigionieri Si riprende a combattere in piazza Maidan, il cordone degli agenti forzato dai manifestanti. Ancora vittime.
KIEV - Non regge che poche ore a Kiev la tregua annunciata dal presidente Viktor Yanukovich: a piazza Maidan, centro della protesta filo-europea e anti-governativa, sono ripresi gli scontri tra agenti e frange radicali dei manifestanti. La polizia ucraina ha invitato i residenti a Kiev a non uscire di casa. Il vertice tra i ministri Ue e il presidente ucraino viene prima annullato e poi confermato. Ultimatum del governo: "Via le armi". Nuovo ultimatum del governo che ha invitato i ribelli a consegnare "volontariamente le armi" e i leader dell'opposizione a "non sostenere le azioni dei radicali". Il ministro ad acta dell'Interno, Vitaly Zakharchenko, non ha indicato orari o limiti di tempo precisi, ma ha lasciato intendere chiaramente che le forze dell'ordine hanno ricevuto incarico di applicare la linea dura con gli oppositori armati. Il monito arriva contemporaneamente alle notizie su un gruppo di insorti che tentano di raggiungere il palazzo della presidenza, presidiato da diversi cordoni di polizia. Nuove vittime. Altre vittime si aggiungono al bilancio già pesante di 28 morti e 287 feriti registrato fino a ieri. Le cifre si rincorrono, ma secondo quanto ha detto il coordinatore dell'assistenza medica dei manifestanti citato dalla Cnn, i morti sono circa 100, mentre i feriti sono circa 500. L'ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano, citato da Rainews24 aveva parlato di almeno 50 morti. Nella centrale piazza Indipendenza un centinaio di uomini armati ha attaccato le barricate della polizia. Il cordone degli agenti a un certo punto è stato "forzato" dai manifestanti e le forze dell'ordine sono state costrette a indietreggiare. I rivoltosi hanno ora il controllo di quasi tutta la piazza, teatro degli scontri che hanno fatto almeno 28 morti e 287 feriti in una settimana. Gli agenti hanno sparato proiettili di gomma per respingere l'attacco, portato a termine con sassi e bottiglie molotov. La polizia ucraina ha ammesso, poi, di aver utilizzato armi da fuoco contro i manifestanti per "legittima difesa". Il governo ha anche accusato gli insorti di utilizzare un cecchino: "Sta sparando sulla polizia dall'edificio del conservatorio di Kiev" che si affaccia su Maidan. Il cecchino avrebbe fatto almeno 20 feriti.
Sessantasette agenti fatti prigionieri. Gli insorti ucraini hanno fatto prigionieri sessantasette poliziotti e li hanno portati in un edificio occupato vicino al municipio di Kiev facendoli passare attraverso un corridoio umano di dimostranti antigovernativi. Anche in questa notizia è diffusa da media locali. Un deputato dell'opposizione ha assicurato che "non sarà permesso di far loro del male". Palazzi Parlamento e governo evacuati. Ordinata l'evacuazione dei palazzi del Parlamento e governo per motivi di sicurezza. Deputati e impiegati hanno lasciato il palazzo della Verkhovna Rada, secondo l'agenzia Interfax. Il Parlamento ucraino ha sospeso le sessioni in programma per oggi e domani. Anche agli impiegati dell'amministrazione presidenziale è stato ordinato di tornare nelle proprie abitazioni. Polizia Transcarpazia passa con mainfestanti. La polizia della Transcarpazia, regione sud-occidentale dell'Ucraina, è passata dalla parte dei manifestanti. La notizia è stata data dalla Gazeta.ru, che ha aggiunto che i comandanti regionale e delle truppe speciali hanno prestato "giuramento al popolo" nel palazzo della Regione, occupato dai dimostranti. Crimea pronta a secessione. La Crimea è pronta a lasciare l'Ucraina se il Paese dovesse frantumarsi. "Tutto fa pensare che si vada in questa direzione", ha dichiarato il presidente della Rada della penisola, Vladimir Kostantinov, riproponendo così di fatto uno scenario di indipendenza in stile "Ossezia del sud" per la regione. La Crimea, dono di Krushev a Kiev nel 1954, dopo 171 anni di dominio di Mosca, è la tradizionale roccaforte della popolazione russa dell'Ucraina (l'unica regione in cui gli ucraini russi sono la maggioranza, il 60% dei circa due milioni di abitanti) oltre che base della flotta del Mar nero russa a Sebastopoli, con accordi di affitto rinnovati per 25 anni subito dopo il ritorno di Viktor Yanukovich al potere nel 2010. Sindaco Kiev lascia partito Yanukovich. Il sindaco facente funzione di Kiev, Volodymir Makeienko, abbandona il Partito delle regioni del presidente Viktor Yanukovich in segno di protesta contro il "bagno di sangue e la lotta fratricida" in corso nella capitale. "Sono pronto a fare di tutto per fermare" la carneficina in corso sulla Piazza Maidan, ha aggiunto Makeienko, nominato a capo del consiglio comunale da Yanukovich solo alla fine del mese scorso. Leader opposizione: "Elezioni anticipate unica soluzione". Il leader dell'opposizione ucraina, Vitali Klitschko, chiede al presidente Viktor Yanukovich di indire elezioni parlamentari anticipate. "Questa è la sola via per fermare la violenza", ha detto l'ex pugile in una dichiarazione televisiva. Ha anche fatto appello al popolo perché "si unisca allo scopo di proteggere le vostre vite, salute e proprietà". Ha aggiunto: "Agite insieme con vicini e amici, non permettete la violenza nelle vostre strade". Merkel telefona a Yanukovich: "Accetti mediazione Ue". La cancelliera tedesca Angela Merkel ha avuto una conversazione telefonica con il presidente ucraino, ha riferito il suo portavoce Steffen Seibert, e ha ''condannato duramente'' la recente esplosione di violenza. ''Tutte le parti devono immediatamente prendere distanza dalle violenze e mettere in atto la tregua concordata. La responsabilità maggiore è dalla parte del governo'', ha detto Merkel, che ha parlato di "rischi incalcolabili", se si perderà tempo nel mettere fine allo scontro. La cancelliera ha fatto pressioni perché Yanukovich accetti la mediazione della Ue per la soluzione della crisi. Ministri europei restano a Kiev. Le violenze sono riprese mentre nella capitale ucraina sono arrivati i ministri degli Esteri francese, tedesco e polacco, oltre a un inviato da Mosca, per incontrare i rappresentanti del governo e dell'opposizione. A quanto riferito in mattinata, i ministri europei avevano deciso di cancellare, per motivi di sicurezza, l'incontro con il presidente Yanukovich: "Non c'è più alcun luogo sicuro nel centro di Kiev", ma un consigliere del presidente ucraino ha fatto sapere che il vertice si è svolto. Dato l'aggravarsi della crisi, i tre ministri europei restano a Kiev, in costante collegamento con Bruxelles, dove oggi si è svolta una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri dell'Unione europea per valutare l'imposizione di sanzioni. "Se il Governo ucraino non cesserà le violenze, il prossimo passo dell'Unione Europea saranno le sanzioni", ha detto il Presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz. "Le sanzioni - prosegue Schulz - dovranno limitare la possibilità di azione a coloro che stano prendendo le decisioni in Ucraina. Le sanzioni dovranno servire per fermare la violenza". L'Europa deve agire in Ucraina "in modo molto deciso, ma anche graduale" perché "ho come l'impressione che la crisi sarà piuttosto lunga", ha detto la ministro degli esteri Emma Bonino, che ha insistito sulla necessità di valutare, oltre alle sanzioni, interventi umanitari e di sostegno ai feriti.
"La priorità immediata e urgente è evitare ulteriore spargimento di sangue e salvare vite umane" durante le proteste in Ucraina, sostiene il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, in un post su Twitter in cui dice di aver discusso della situazione ucraina con il premier ceco Bohuslav Sobotka, in visita a Bruxelles
Via dalle Olimpiadi, ma solo chi ha gareggiato. Non tutti gli atleti ucraini lasceranno le Olimpiadi, ma solo chi non ha più gare in programma. Contrariamente a quanto era stato detto in precedenza, gli atleti ucraini che devono ancora gareggiare resteranno a Sochi mentre quelli che hanno già partecipato tornano secondo il calendario prestabilito: lo ha reso noto il Comitato olimpico ucraino sul proprio sito.
Monito di Mosca: "Non cancelliamo prestito, ma no a governo 'zerbino'". La Russia non intende sospendere gli aiuti economici e la cooperazione con l'Ucraina, ma "perché questo avvenga in Ucraina ci devono essere autorità legittime e in grado di agire, non autorità su cui qualcuno possa pulirsi i piedi", ha dichiarato il premier russo Dmitri Medvedev, lanciando un avvertimento a Ue e Usa. Mosca è contraria a questa soluzione e lascia chiaramente intendere che la linea di credito da 15 miliardi concordata con il presidente Yanukovich potrebbe essere chiusa se a Kiev dovesse arrivare un governo che la Russia consideri burattino nelle mani dei Paesi occidentali. La minaccia dell'Occidente, secondo il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, è un ricatto e dà due pesi e due misure. Intanto il presidente russo Putin ha inviato in Ucraina un mediatore, per affiancare il governo ucraino nei negoziati con l'opposizione, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, precisando che la decisione è stata presa su richiesta del presidente Viktor Yanukovich.
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