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http://dissidentvoice.org Pulizia etnica e culturale in Ucraina Nel centenario degli individui Russofili (Rusyns) della moderna Ucraina, inviati nei campi di concentramento, la storia sembra destinata a ripetersi ancora una volta. Il ministro della Difesa ucraino ha pubblicamente espresso il suo piano di mandare i cittadini del Donbass in speciali campi di filtraggio prima del loro reinsediamento forzato in diverse parti dell'Ucraina. Pochi giorni dopo, il primo ministro ucraino Yatsenyuk ha dichiarato che i pro-federalisti in Oriente sono subumani. La scelta delle parole non solo non è stata condannata dai mecenati americani di Kiev, ma è stata effettivamente difesa dal portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki, che stranamente ha detto che "Yatsenyuk è sempre stata a favore di una soluzione pacifica". Sollevando preoccupazioni ancora maggiori che una pulizia etnica vera e propria fosse in programma, l’agenzia della terra Ucraina ha detto che darà la terra liberata a est ai militari, al Ministero dell'Interno, e alle truppe dei servizi speciali che combattono i federalisti. Con l'Ucraina sull'orlo della grande pulizia etnica e culturale, c'è poco da meravigliarsi se questo tipo di Lebenstraum* a spese della terra liberata sarà dato. Nel 1914 fu la prima volta che, persone di una presunta appartenenza filo russa, vennero arrestate e inviate nei campi di concentramento. Gli austriaci imprigionarono i Rusyns e i Lemkos** nei Thalerhof*** perché la loro auto-identificazione era vista come un tradimento. Allo stesso modo, l'auto-identificazione del popolo di Donbass viene vista come un tradimento, almeno secondo il Ministro della Difesa ucraino Mikhail Koval. Nominato per la sua posizione dopo il licenziamento del suo predecessore a seguito della riunificazione della Russia e della Crimea. L’estrema dichiarazione d'intenti di Koval per la gente del Donbass convalida anche le preoccupazioni della Russia prima dello scrso marzo, elaborate in un Libro Bianco sulle violazioni dei diritti umani in Ucraina e Crimea, che stavano affrontando una crisi umanitaria imminente prima della riunificazione. Se la Crimea non avesse difeso se stessa, riunificandosi con la Russia, ora che, nel post-crisi, i piani del ministero della Difesa ucraino sono stati resi pubblici, è molto probabile che alcune specie dei suoi cittadini sarebbero stati imprigionati in uno speciale campo di filtraggio, e forzatamente spostati fuori dalla loro regione d'origine, se fossero sopravvissuti. Ciò che Koval ha proposto di fare ai cittadini del Donbass è completamente illegale secondo il diritto internazionale e considerato un crimine contro l'umanità. La deportazione forzata, il trasferimento di una popolazione e il suo imprigionamento per nessun altro motivo che la loro natura, e specificatamente destinato a un gruppo etnico e culturale è esplicitamente vietato ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto di Roma. Forse perché Yatsenyuk e altri nella sua amministrazione ritengono che i manifestanti a est siano subumani, non intendono applicare a loro i diritti umani. Di conseguenza, questi subumani non hanno il diritto alle loro antiche proprietà così, a causa del reinsediamento forzato, è probabile che le loro case e le loro imprese saranno considerate terra liberata che Kiev ha promesso ai suoi scagnozzi militanti schierati in oriente. Questa flagrante violazione dei diritti umani fondamentali è stata assolutamente ignorata dai governi occidentali, che di solito sono i primi attori a fischiare prematuramente il fallo su eventuali violazioni dei diritti umani, o sospette e minacce di intervento militare. Si è ora visto che la retorica e gli slogan dell'intervento umano e la responsabilità di proteggere (HI/R2P), non erano altro che sciarade per perseguire ulteriori scopi geopolitici. Infatti, contrariamente alle sue credenziali HI/R2P, l'Occidente, in particolare gli Stati Uniti, sono in realtà complici di favorire il regime di Kiev, che prevede di effettuare la pulizia etnica. I consiglieri militari, milioni di dollari e il sostegno della CIA e dell'FBI che hanno invaso in Ucraina fin dal colpo di stato, molto probabilmente, saranno tutti diretti verso est per reprimere violentemente i dissidenti federalisti. In questo modo, gli Stati Uniti sono direttamente complici di tutti i crimini di guerra che le forze convenzionali o mercenarie di Kiev svolgono, compresi i piani di pulizia etnica e culturale di Koval. Così, i sei milioni di persone del Donbass si trovano ad affrontare lo stesso tipo di disastro umanitario che è stato condannato ad essere sempre sconfitto dall'Europa di quasi 70 anni fa. Note * Lo Spazio vitale, Lebensraum, era una componente importante dell’espansionismo nazista. ** Lemkos, un gruppo polacco-ucraino che parla un particolare dialetto sub-etnico. *** Thalerhof, in tedesco, era un campo di concentramento dell’Impero Austro Ungarico tra il 1914 il 1917, in Ukraina e in Styria venivano internati nemici alieni, come russi dei carpazi, galiziani e lemkos.
http://dissidentvoice.org Ethnic and Cultural Cleansing in Ukraine On the centennial anniversary of “Russophilic” individuals (Rusyns) from modern-day Ukraine being sent to concentration camps, history appears set to once again repeat itself. The Ukrainian Defense Minister has publicly voiced his plan to corral the citizens of Donbass into special “filtration” camps prior to forcibly resettling them in different parts of Ukraine. A few days later, Ukrainian Prime Minister Yatsenyuk declared the pro-federalists in the East to be “subhuman”. This choice of words not only wasn’t condemned by Kiev’s American patrons, but was actually defended by State Department spokesperson Jen Psaki, who strangely said that Yatsenyuk “has consistently been in support of a peaceful resolution”. Raising concerns even higher that a full-fledged cleansing is being planned, Ukraine’s land agency said that it will be giving “free land” from the east to the military, Interior Ministry, and Special Services troops battling the federalists. With Ukraine on the verge of large-scale ethnic and cultural cleansing, it is little wonder at whose expense this Lebenstraum-like “free land” will be given. 1914 was the first time that people of a supposed pro-Russian affiliation were rounded up and sent to concentration camps. The Austrians imprisoned Rusyns and Lemkos (a closely related sub-ethnic group) in Thalerhof because their self-identification was seen as treasonous. In the same manner, the self-identification of the people of Donbass is also being seen as treasonous, at least according to Ukraine’s Defense Minister Mikhail Koval. He was appointed to his position after his predecessor’s dismissal following the reunification of Russia and Crimea. Koval’s extreme statement of intent for the people of Donbass also validates Russia’s prior concerns in March, elaborated upon in the White Book on human rights violations in Ukraine, that Crimea was facing an imminent humanitarian crisis before the reunification. If Crimea had not defended itself and reunified with Russia, now that the Ukrainian Defense Ministry’s post-crisis ‘resolution’ plans have been made public, it is very likely that its citizens would already be imprisoned in a special “filtration” camp of some sorts and forcibly moved out of their home region (if they survived the ordeal). What Koval has proposed to do to the citizens of Donbass is completely illegal under international law and characterized as a crime against humanity. Forcible deporting and transferring a population, imprisoning them for no reason other than their address, and specifically targeting an ethnic and cultural group is explicitly forbidden under Article 7 of the Rome Statute. Perhaps because Yatsenyuk and others in his administration believe the protesters in the east to be “subhuman”, they do not feel that “human rights” apply to them. Accordingly, these “sub-humans” won’t have the right to their former property as well (due to the forcible resettlement), so it is likely that their homes and businesses will be the “free land” that Kiev has promised to its militant henchmen deployed in the east. This flagrant violation of fundamental human rights is being absolutely ignored by Western governments, which are usually the first actors to prematurely blow the whistle on any suspected human rights violations and threaten military intervention. It is now seen that the human intervention/responsibility to protect (HI/R2P) rhetoric and slogans were nothing more than charades to pursue ulterior geopolitical purposes. In fact, contrary to their established HI/R2P “credentials”, the West, particularly the US, is actually aiding and abetting the Kievan regime that plans to carry out the cleansing. Military advisors, millions in funds, and CIA and FBI support have flooded into Ukraine since the coup, and more than likely, they will all be directed eastwards towards violently suppressing the federalist protesters. In this manner, the US is directly complicit in any and all war crimes that Kiev’s conventional or mercenary forces carry out, up to, and including, Koval’s ethnic and cultural cleansing plans. Thus, the six million people of Donbass are faced with the same type of humanitarian disaster that was thought to have been forever vanquished from Europe almost 70 years ago. Andrew Korybko is an American Master’s Degree student at the Moscow State University of International Relations (MGIMO).
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