Originale: Asia Times
Russia 1, ribaltatori di regime 0 Veniamo al sodo: concisamente e senza arzigogoli. 1. L’astuta mossa “strategica” dell’amministrazione Obama di subappaltare il “khaganato di Rus della Nuland” del Dipartimento di Stato per districare l’Ucraina dalla sfera d’influenza russa e alla fine annetterla alla NATO strumentalizzando una coalizione di volenterosi neonazisti e fascisti con una mano di vernice della banca centrale (il primo ministro “Yats”) è in un disastro totale. 2. La contromossa di Mosca è consistita nel prevenire in Crimea secondo quanto intercettato dai servizi segreti russi una replica pianificata del putsch di Kiev. Il referendum in Crimea 85% di affluenza, circa il 93% del voto a favore della riunione con la Russia, secondo i sondggi all’uscita dai seggi è un gioco fatto, per quanto la così democratica Unione Europe (UE) continui a minacciare di punire il popolo della Crimea per aver esercitato i suoi diritti democratici fondamentali. (Per inciso, quando gli USA hanno indotto il Kosovo alla secessione dalla Serbia, ai serbi non fu offerto alcun referendum). 3. La logica principale dell’avanzata “strategica” statunitense far si che i suoi delegati, i ribaltatori di regime a Kiev, cancellino l’accordo sulla base navale russa di Sebastopoli è finita in fumo. Mosca resta presente sul Mar Nero e con pieno accesso al Mediterraneo orientale. E il resto è blah, blah, blah. Tutti a bordo della stazione finlandese Il Dipartimento di Stato statunitense ha praticamente accettato un’Ucraina federale e di fatto finlandizzata [1] che, tra parentesi, è la soluzione proposta fin dall’inizio dal ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, come attesta questo documento ufficioso russo [http://newsru.com/pict/big/1638517.html]. Il Segretario di Stato USA, John Kerry così come quando Mosca ha salvato l’amministrazione Obama della “linea rossa” dal bombardare la Siria diventerà frenetico per rubare tutto il merito ai russi. I media industriali statunitensi se la berranno diligentemente, ma non quelli indipendenti, come Moon of Alabama [2]. Questo percorso ragionevole implica, tra altri punti cruciali: forti regioni autonome, il russo ripristinato come lingua ufficiale, accanto all’ucraino, e soprattutto neutralità politico/militare, cioè finlandizzazione. Arrivarci sarà la missione di un gruppo di sostegno ancora una volta, proposto da Mosca sin dall’inizio che avrà come membri gli USA, la UE e la Russia. Tutto questo alla fine consacrato da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (vero, potrebbe andar tutto spettacolarmente storto e soprattutto essere sabotato dall’”Occidente”). E tutto questo, anche, senza che Mosca debba riconoscere ufficialmente i ribaltatori di regime di Kiev. In due parole: Mosca è andata a vedere il bluff di Washington e ha vinto. Dunque dopo tutto quel fuoco di sbarramento di sinistre minacce che ha accomunato tutti, da Obama, Kerry e dai promotori neo-con dei bombardamenti giù fino ai lacchè come Cameron, Hague e Fabius, il succo della questione è che l’amministrazione Obama ha concluso per non rischiare una guerra con la Russia per il Khaganato delle Nuland, specialmente dopo che Mosca, con discrezione, ha reso noto che avrebbe creato le condizioni per una secessione anche dell’Ucraina orientale e meridionale. La Svezia, ad esempio, ha proposto un embargo alle vendite di armi a Mosca. Parigi ha dato un’occhiata agli interessi del suo complesso industriale-militare e ha detto no. Solo i decerebrati prendono in considerazione l’idea che Parigi e Berlino siano disposte a compromettere le loro relazioni commerciali con la Russia. Così come l’idea che Pechino aderirebbe a sanzioni contro la Russia, membro del Gruppo dei 20, dei BRICS e dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, solo perché ha detto di farlo quella Washington che percepisce come sempre più irrazionale, e pericolosa. E tuttavia l’isterismo occidentale proseguirà naturalmente ininterrotto. Negli USA, dove conta, il meme dei giorni successivi sarà, inevitabilmente, chi abbia perso la Siria e chi abbia perso l’Ucraina. Ecco la storia. Dabliù ha scatenato due guerre. Le ha perse (miseramente) entrambe. Obama ha tentato di scatenare due guerre (Siria e Ucraina). Per sua fortuna le ha perse già nella fase di “tentativo”. I neo-con assortiti e l’intera brigata degli eccezionalisti sono prevedibilmente lividi. Aspettatevi una prima pagina in cui il Wall Street Journal dà di matto. E aspettatevi che l’ambasciatrice USA all’ONU, Samantha “Responsabilità-di-Proteggere” Power mostri di aver desiderato di essere stata Sinead O’Connor a cantare Nothing Compares to You [Nulla regge il confronto con te]. No al gas! I ribaltatori di regime di Kiev stanno già annunciando le loro intenzioni, come quando il capo della Destra e neonazista confermato Dmytro Yarosh dice: “… la Russia fa soldi spedendo il suo petrolio in occidente attraverso le nostre condutture. Le distruggeremo e priveremo il nostro nemico della sua fonte di reddito.” E’ una strategia brillante proveniente direttamente dai manuali del Khaganato delle Nuland. Così le case e l’intera base industriale in Ucraina sarebbero prive di gas (a basso costo, scontato), per non citare vaste fasce della Germania, cosicchè i neonazisti potrebbe dichiarare “vittoria”. Con amici come questi …. I dirigenti della Gazprom non paiono particolarmente preoccupati. La Russia sta già trasferendo quasi metà del suo gas in Europa aggirando l’Ucraina e una volta completato il gasdotto South Stream nel 2015 tale percentuale aumenterà (le “sanzioni” della UE contro South Stream sono retorica vuota). I ribaltatori di regime cercheranno di seminare lo scompiglio anche su altri fronti. Il nuovo parlamento ucraino ha votato per mettere insieme una Guardia Nazionale forte di 60.000 uomini piena di “attivisti”. Indovinate chi ne sarà il capo; il nuovo capo della sicurezza Andriy Parubiy, uno dei fondatori del Partito Social-Nazionale neonazista. E capita che il suo vice sia nientemeno che Yarosh, il leader della Destra paramilitare. Sentitevi liberi di aggiungere le vostre metafore hitleriane personalizzate, pur mentre persiste il rischio che l’Ucraina finisca in pezzi. Il che non è necessariamente un male. Che la bolletta del gas dell’Ucraina la paghi la “democratica” UE! Note: 1. Lavrov: Kerry accetta di lavorare alla rifoma costituzionale in Ucraina. Ministero russo, Reuters, 16 marzo 2014 [in inglese]. 2. Ucraina: Svolta USA, accettazione delle richieste russe Moon of Alabama, 16 marzo 2014 [in inglese] Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), and Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere raggiunto all’indirizzo pepeasia@yahoo.com. Da Z Net Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/russia-1-regime-changers-0/
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