Nel video in alto, la popolazione di Kramatorsk accoglie i soldati ucraini al grido di Andate via, fascisti http://contropiano.org Occupate Slaviansk e Kramatorsk, Kiev bombarda e assedia Lugansk e Donetsk E’ più massiccia di quanto sembrasse l’entità dell’avanzata delle truppe golpiste nei territori dell’Ucraina dell’est dove gli insorti hanno preso le armi contro il golpe nazionalista che a febbraio ha imposto a Kiev un regime filoccidentale dominato dagli oligarchi e da forze di estrema destra. Oltre all’importante roccaforte di Slaviansk, nelle ultime 48 ore l’esercito di Kiev e le milizie neonaziste inquadrate nella Guardia Nazionale si sono impossessati anche di Kramatorsk, Druzhkovka e Konstantinovka dove ora gli occupanti sono impegnati in rastrellamenti diretti a bonificare il territorio da quei pochi miliziani delle autodifese rimasti dopo la decisione da parte delle Repubbliche Popolari di ripiegare su altre località meglio difendibili. Oleg Tsarev, presidente del parlamento dell'unione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, ha denunciato che in realtà le autorità di Kiev stanno arrestando, a Slavjansk, tutti gli uomini dai 25 ai 35 anni, che siano miliziano o meno. Il presidente ucraino, l’oligarca Poroshenko, ha cantato vittoria dopo la presa di Slaviansk e Kramatorsk. “Non è una vittoria totale ma liberare Slaviansk da una banda di mostri fortemente armati ha una grande importanza simbolica. E’ un punto di inflessione nella lotta contro i ribelli e per l’integrità territoriale dell’Ucraina” ha detto il capo di stato eletto a fine maggio, che ha ordinato alle truppe di Kiev di continuare l’offensiva ora che gli insorti sono in evidente difficoltà. Le milizie di autodifesa hanno informato di un fitto scambio di colpi di mortaio durante la notte scorsa nei pressi dell’aeroporto di Lugansk, controllato da qualche giorno dall’esercito governativo e duri combattimenti sarebbero in corso anche a Mettalist, Krasni Yar e nel posto di frontiera di Izvarino, finora sottto il controllo delle milizie della Repubblica Popolare di Lugansk, che ha anche vantato l’uccisione di 130 soldati di Kiev. "L’esercito ucraino ha tentato di attaccare la città da tre fronti diversi (...). Tutti gli attacchi sono stati respinti” ha informato l’ufficio stampa degli insorti secondo i quali le milizie di autodifesa avrebbero anche distrutto un caccia Ilyushin-76, sette veicoli blindati per il trasporto truppe, quattro tra obici e mortai, un sistema di difesa antiaereo. Le truppe ucraine, tra cui il battaglione Azov composto dagli uomini di Pravyi Sektor e di Svoboda (formazioni apertamente neonaziste), avrebbero subito pesanti perdite durante il tentativo di prendere la cima Kurgan-Moghila, uno dei punti più alti della regione di Donetsk, molto utile per controllare la strada da Donetsk alla regione di Lugansk. I militari di Kiev avrebbero invece ucciso un abitante di Lugansk e feriti altri 13. Ma il bilancio degli attacchi aerei dell’aviazione militare di Kiev è destinato a crescere, visto che il governo ha intensificato i bombardamenti nella grande città della regione mineraria e industriale del paese, concentrando gli attacchi soprattutto nei quartieri di Alexandrovka y Kamennobrodski. Più tardi i proiettili e le bombe anche alcuni missili Grad - sono caduti su una stazione degli autobus, uccidendo un’altra persona e ferendone altre 32. Secondo i testimoni l’attacco era deliberato e l’obiettivo era distruggere una centrale elettrica vicina alla stazione degli autobus. Sono settimane dure quelle che si annunciano nelle due grandi città di Lugansk e Donetsk, assediate ormai da vicino dalle truppe governative e prese di mira da bombardamenti sempre più violenti, nonostante le rassicurazioni del segretario generale del Consiglio di Sicurezza Nazionale e di Difesa ucraino, Andréi Lisenko. Metà della popolazione dei due capoluoghi è già fuggita ma sono ancora molte centinaia di migliaia le persone coinvolte dalle operazioni militari indiscriminate delle truppe agli ordini della giunta golpista. Nelle ultime ore i combattimenti sono esplosi di nuovo a Górlovka e Yenákievo, città a circa 30 chilometri a nord di Donetsk, dove si sono asserragliate le milizie che sabato mattina hanno abbandonato l’area di Slaviansk. Secondo il comandante delle milizie Igor Strelkov circa l’80% dei combattenti e il 90% dei veicoli e dei mezzi blindati sarebbe riuscito a rompere l’accerchiamento ucraino a Slaviansk e Kramatorsk e a ripiegare su Donetsk, grazie soprattutto ad una azione diversiva di un gruppo di volontari che però, ha riconosciuto Strelkov, sono stati uccisi quasi tutti. Nel tentativo di rifornirsi di armi le autodifese hanno attaccato la sede delle unità d’elite del Servizio Penitenziario dello Stato a Donetsk. Spavantato dalla prospettiva che i combattimenti devastino i quartieri centrali della grande città, il governatore di Donetsk designato dai golpisti, Sergej Taruta, ha chiesto all’esecutivo di negoziare con gli insorti e di non spargere il sangue dei civili innocenti. Ma lo stesso Andréi Lisenko si è incaricato di informare che per ordine espresso dell’oligarca Poroshenko l’esercito non cesserà gli attacchi fino a quando gli insorti non consegneranno le armi e libereranno i prigionieri nelle loro mani. Da parte sua il vice segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale (Nsdc) ucraino, Mikhail Koval, ha annunciato l'intenzione di assediare con l'esercito ucraino Lugansk e Donetsk. "I due centri regionali saranno bloccati completamente e saranno applicate misure adeguate che porteranno i separatisti a deporre le armi", ha detto Koval.
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