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dic 18th, 2014

Crollo del Rublo
di Dario Rivolta
Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali

A pensar male si fa peccato, ma spesso si coglie la verità. Queste, più o meno, le parole di Giulio Andreotti diventate subito famose come chi le aveva pronunciate.
E’ evidente che il fare della dietrologia senza elementi concreti per suffragare quanto si afferma diventa solo un’illazione e, almeno fino a quando l’evidenza possa alimentarne la certezza, si tratta solo di pure ipotesi maligne. Eppure..
Questo pensiero mi è venuto ricordando “casualmente” l‘operazione Bernhard, attuata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Si trattò di una iniziativa che prevedeva la stampa di false Sterline britanniche in banconote che dovevano essere immesse nel mercato mondiale in grandi quantità fino a causare una forte inflazione della valuta e danneggiare così, pesantemente, l’economia britannica. Cominciò nel 1942, entrò in piena attività solo verso la fine del ‘43 e continuò fino all’agosto ’44. Nella testa degli ideatori dell’operazione era pure previsto il lancio, tramite aerei in volo notturno, di notevoli quantità di questo denaro sul territorio nazionale britannico per invogliare gli inglesi a impadronirsene e, spendendolo, ad accelerare la caduta del valore della sterlina. Il cambio di governo in Turchia, avvenuto nell’agosto del 1944, causò il raffreddamento dei rapporti turco-tedeschi e, tra le altre conseguenze, il venir meno di quelle materie prime che erano state giudicate indispensabili per una buona “falsificazione” (per la precisione un particolare tipo di lino usato anche nelle banconote originali). Si passò allora alla falsificazione di Dollari americani con lo stesso scopo: colpire nel cuore quella economia fino a provocarne il collasso.
Tutto finì però a causa dei successi militari degli alleati che, avanzando verso Berlino, inconsapevolmente posero fine ai legami tra la località ove avveniva la stampa e i centri di distribuzione e smistamento. Fallì quindi il disegno di causare il tracollo economico di un Paese seminandovi malcontento e miseria come indiretto ausilio, o addirittura in sostituzione delle armi più tradizionali.
Non era tuttavia ne’ la prima ne’ l’ultima volta che, per combattere il nemico, si pensava di poter fare ricorso a questi metodi non convenzionali.
Di solito vi si pensava quando l’ostilità era già dichiarata e la guerra in corso ma, qualche volta, è possibile che vi si abbia ricorso anche per guerre non dichiarate come tali.
Se continuassimo a voler pensare male (cosa da cui tuttavia ce ne guardiamo bene) potremmo vederne un esempio, proprio in Italia, nella seconda metà del 2011 quando, per motivi mai sufficientemente chiariti, si verificò un abnorme e incessante aumento dello spread tra i bond tedeschi e quelli italiani, con la conseguente caduta a furor di popolo del Governo Berlusconi. Certo è che la nostra economia non era incoraggiante e la crisi greca aveva già sparso terrore, ma ciò che non si decifrò mai con chiarezza è il perché, subito dopo le dimissioni e senza concreti interventi ne’ economici ne’ finanziari, lo spread ritornasse a scendere vertiginosamente. Fu davvero il tranquillizzante Monti a placare i mercati? O la promessa di tagli e risparmi mai avvenuti? O un qualche disegno ostile al Governo aveva raggiunto i suoi scopi e non valeva più la pena di continuare la speculazione?
Purtroppo, anche se si fa peccato, é difficile smettere di pensare al peggio e un malevolo tarlo, in un angolo del mio cervello, attira la mia attenzione su quanto accade in Russia in questi giorni.
Certamente, ne siamo convinti, chi ha voluto rilanciare la nuova guerra fredda non é così machiavellico da arrivare a tanto e, altrettanto certamente, la crisi economica in Russia era cominciata già alla fine del 2003, seppur senza, fino ad ora, causare crolli valutari di nessun genere.
E’ però ugualmente certo che la svalutazione del Rublo (del sessanta per cento da gennaio ad oggi nei confronti del Dollaro statunitense) non può spiegarsi solo con la caduta del prezzo del petrolio. D’altra parte, altri produttori internazionali con costi di estrazione e livelli di pareggio molto più alti di quelli russi non hanno subito la stessa svalutazione. E le aziende americane che potrebbero fallire per la messa fuori mercato del petrolio e del gas di scisto sono numerose e fortemente indebitate, ma senza che ciò impedisca una lenta rivalutazione del biglietto verde. Che sia allora forse per le sanzioni causate della crisi ucraina? Occorrerebbe spiegarlo ai produttori di beni di consumo provenienti da Paesi che non seguono i diktat sanzionatori e che, ancora adesso, fanno la coda a Mosca per offrire i loro beni e i loro servizi in sostituzione dei nostri venuti meno. E non contano nulla sul Rublo i contratti e gli accordi chiusi in Turchia, in India, in Cina, in Iran e chissà dove altro ancora?
Sì, ridiventiamo buoni: i nostri dubbi sono soltanto fantasie peccaminose e nulla il rublo ha a che fare con l’auspicio di qualche Governo che Putin faccia la fine Berlusconi, magari in modo un po’ più cruento.
E’ soltanto pura fantasia anche quella di immaginare che i giornali compiacenti che dipingono la situazione in Russia peggiore di quella che si vive tutti i giorni siano imbeccati da qualche “servizio” in particolare. Non fu sicuramente così per quanto riguardò gli “scandali” di Craxi e quelli di Berlusconi, perché dovrebbe esserlo ora per un Paese ricchissimo di tutte le materie prime e con i forzieri ancora pieni di riserve in oro e valute?
Eppure…

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