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18 novembre 2014

Proteste a Praga contro il presidente Zeman e la svolta filorussa
di Alessandro Benegiamo

Lunedì 17 novembre, nel venticinquesimo anniversario dalla Rivoluzione di Velluto, i cittadini praghesi si sono rovesciati in migliaia per le strade della capitale, sventolando cartellini rossi contro il presidente Miloš Zeman come ammonimento per aver intrapreso, tra l’altro, una politica eccessivamente vicina a Mosca.

Fischi e urla hanno impedito a Zeman di fare il suo discorso in strada Národní, luogo simbolo della Rivoluzione di Velluto, dove adesso, alla presenza dei presidenti di Germania, Ungheria, Polonia e Slovacchia, si affiggeva una targa commemorativa.

Al grido di “Dimissioni! Dimissioni!”, sostenendo striscioni riportanti la scritta: “Noi non vogliamo essere una colonia russa” i praghesi hanno lanciato uova e pomodori contro il presidente Zeman. Secondo l’ambasciata tedesca a Praga, il presidente tedesco, Joachim Gauck, è stato colpito alla testa da un uovo.

Miloš Zeman ha subìto un rapido calo di popolarità dacché nel 2013 ha assunto la carica di presidente della Repubblica. In primis, molti lo accusano di aver tradito quella strada verso il rispetto dei diritti umani iniziata e percorsa faticosamente da Václav Havel, primo presidente della Cecoslovacchia post-comunista. In secondo luogo alla popolazione ceca non è mai andato giù come il presidente abbia in più occasioni minimizzato sulla violenza adoperata dalla polizia nella repressione dei giovani studenti del 17 novembre 1989. In quell’occasione avvenne infatti la brutale repressione del pacifico corteo studentesco anti-comunista, nato a pochi giorni dal crollo del muro di Berlino

Ma più di tutto molti disapprovano quelle dichiarazioni rilasciate a favore della Russia nella crisi di Crimea. Dallo scoppio della crisi, Zeman ha infatti assunto una linea via via più critica delle misure adottate dall’UE nei confronti di Mosca. Il presidente Miloš Zeman non ha mai nascosto il suo punto di vista su quanto avviene in Ucraina. Per egli infatti il tutto sarebbe da ricollegare ad una guerra civile, una crisi interna assolutamente aliena a qualsiasi pressione inferta da paesi esteri. Le sanzioni sarebbero quindi legittime solo alla luce di una vera invasione. Ma a tutte queste critiche, davanti alla folla di manifestanti, Zeman ha risposto: “Non ho paura di voi come non ne avevo 25 anni fa”.

Miloš Zeman è senza dubbio un personaggio che date le sue particolarità diventa a più riprese facile bersaglio dell’opinione pubblica. Soltanto poche settimane fa aveva causato scandalo la sua intervista in una diretta alla radio nazionale, dove senza alcuna remora il presidente aveva fatto largo uso di parole volgari e imprecazioni, in particolare quando si è trattato di parlare delle Pussy Riot. Il caso ha generato tanto scandalo da costringere il primo ministro Sobotka a disapprovare pubblicamente il comportamento del presidente.

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