La Voce della Russia Putin, l’Ucraina è una tragedia comune Una tragedia comune. È con queste parole che Vladimir Putin ha definito la situazione in Ucraina degli ultimi mesi. Parlando al Forum giovanile “Seliger-2014”, il Presidente ha paragonato le azioni dell’esercito ucraino nelle regioni dell’Est ai bombardamenti di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Secondo Putin, è necessario costringere Kiev a iniziare le tratattive con rappresentanti del Donbass. La Russia non ha intenzione di lasciarsi coinvolgere in grandi conflitti. Ciò nonostante, il Paese è in grado di respingere qualsiasi agressione. I partner devono capire che con Mosca non conviene provarlo, ha detto il Presidente ai giovani che partecipano al forum “Seliger”. Tutto sta a dimostrare che l’Occidente lo capisce, ma non capisce a fondo. Pertanto sta compiendo ogni sforzo per destabilizzare al massimo la situazione alle frontiere della Russia. Per quanto si cerchi di negare l’ingerenza di Washington e delle capitali europee negli affari interni dell’Ucraina, non si può nascondere questo fatto, ha dichiarato Vladimir Putin. Appoggiandosi agli elementi radicali, di stampo nazionalista, i nostri partner occidentali hanno compiuto un colpo di stato. Qualunque cosa si possa dire, il sostegno mediatico e quello politico significano il totale coinvolgimento sia dei Paesi europei, sia degli USA, in questo processo di cambio di potere cambio violento e anticostituzionale. La parte del Paese che non ha accettato questo cambiamento, ora viene schiacciata con la forza delle armi, usando aerei, artiglieria, lanciarazzi multipli e carri armati. Se questi sono i valori europei di oggi, ne sono estremamente deluso. Mosca ha più volte esortato sia Kiev che Washington a iniziare le trattative col Sud-Est, a cessare la guerra fratricida in Ucraina. Tuttavia le autorità di Kiev non fanno altro che lanciare ultimatun, intimando ai miliziani di deporre le armi. Il linguaggio degli ultimatum, però, in questa situazione è inaccettabile, è convinto il Presidente della Russia. È logico che queste condizioni non siano state accettate dalle persone che hanno preso in mano le armi per difendere se stessi, la propria vita e dignità. A che punto siamo oggi? I centri abitati e le città sono circondati dall’esercito ucraino che sta bombardando i quartieri civili per distruggere le infrastruture e spezzare la volontà dei resistenti. Per quanto sia triste, ciò mi ricorda gli eventi della Seconda guerra mondiale, quando gli invasori nazifascisti circondavano le nostre città, per esempio, Leningrado, e poi sparavano ad alzo zero sui centri abitati e sui loro abitanti. Negli ultimi giorni la situazione ha subito un brusco cambiamento. L’esercito della Novorossia è passato all’offesniva, vari reparti dell’esercito ucraino sono finiti in accerchiamento. Kiev e Paesi occidentali si sono subito messi a cantare il ritornello dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, perché non vogliono parlare delle vere cause di questa sconfitta. In genere, ha continuato Vladimir Putin, la posizione occidentale suscita perplessità. Io posso capire i miliziani del Donbass. Perché chiamano questa operazione “militar-umanitaria”? Qual’è lo scopo delle azioni che oggi vengono intrarprese? Allontanare dalle grandi città l’artiglieria e i lanciarazzi multipli, affinché non possano più uccidere gli abitanti. Ma che cosa sentiamo dai partner occidentali? Dicono che i miliziani non possono farlo. Devono permettere di essere seviziati e uccisi, e allora saranno buoni? La posizione dei nostri partner può essere così riassunta: diamo alle autorità dell’Ucraina la possibilità di sparare un po’, forse riescono a ristabilire l’ordine in poco tempo. Dal momento in cui Kiev e soci hanno iniziato questo confronto con Donbass è trascorso parecchio tempo. È già ora di capire che non sarà possibile raggiungere i propri obiettivi con la forza. I “curatori” occidentali devono portare i loro protetti al tavolo delle trattative. Bisogna costringere le autorità ucraine a iniziare una trattativa seria. Non su questioni tecniche, che pure sono molto importanti, ma sulla sostanza, cioè per capire che diritti saranno garantiti al popolo di Donbass, Lugansk e di tutto il Sud-Est. Nei limiti delle regole civili dell’epoca moderna devono essere formulati i legittimi diritti e garantiti i legittimi interessi di queste persone. Ecco di che cosa occorre parlare, solo poi si prenderanno decisioni che riguardano i confini, la sicurezza. È importante raggiungere l’accordo sulla cosa fondamentale. Invece, non vogliono parlare, questo è il problema. Le decisioni dell’attuale governo di Kiev non solo conducono alle sofferenze degli abitanti del Sud-Est, ma gravano su tutto il popolo ucraino. Per evitare le vittime inutili, il Presidente della Russia ha esortato le milizie del Donbass ad aprire un corridoio umanitario per i militari dell’esercito ucraino finiti in accerchiamento. I dirigenti della Novorossia si sono dichiarati disposti a farlo, mentre le decisioni dei generali di Kiev hanno di nuovo suscitato stupore, ha detto Putin. Ho visto la reazione delle madri, delle mogli e anche degli stessi militari che si sono trovati chiusi in queste “sacche”. È una tragedia anche per loro. Proprio per questo motivo ho chiesto ai miliziani di creare dei corridoi umanitari per dare alla gente la possibilità di uscire. Da alcuni giorni sono senza acqua e senza cibo, le munizioni sono finite. Ma l’ultima notizia è questa: i capi dell’esercito ucraino hanno deciso “niente resa”, e ora si stanno preparando ai combattimenti per aprire una breccia negli shieramenti della milizia. Penso che sia un errore colossale che porterà a gravissime perdite umane. Quello che sta succedendo in Ucraina è una tragedia comune. Tragedia non solo degli ucraini dell’Est e dell’Ovest, ma anche dei russi, perché russi e ucraini sono praticamene un solo popolo, ha osservato il Presidente. È vero che le regioni occidentali dell’Ucraina sono storicamente legate all’Europa, ma non devono imporre le proprie opinioni a tutto il popolo. Bisogna fare tutto il possibile per cessare quanto prima lo spargimento di sangue sulla terra dell’Ucraina.
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