La Voce della Russia
Putin: pronti a difendere i nostri interessi, ma preferiamo il dialogo Il discorso pronunciato da Vladimir Putin durante la riunione degli ambasciatori e dei rappresentanti permanenti della Federazione Russa, convocata dal Ministero degli Esteri. Gli obiettivi della diplomazia russa rimangono invariati: la Russia continua ad adoperarsi per il consolidamento della pace e il mantenimento della stabilità e della sicurezza su scala globale e regionale. Tuttavia, negli ultimi tempi, il perseguimento di questi scopi diventa sempre più difficile, ha rilevato Vladimir Putin. Sulla mappa del mondo sta crescendo il numero delle regioni dove la situazione è cronicamente instabile. Un deficit di sicurezza affligge l’Europa, il Vicino e Medio Oriente, l’Asia meridionale, la regione Asia-Pacifico, l’Africa. Si manifestano squilibri sistemici dell’economia, del sistema finanziario e del commercio internazionale. Continua il processo di erosione dei valori tradizionali, morali e spirituali. Difficilmente si può dubitare del fatto che il modello del mondo unipolare è fallito. I popoli e gli Stati, in maniera sempre più risoluta, dichiarano di voler decidere da soli la propria sorte, di voler salvaguardare la loro civiltà e la loro identità culturale, ma ciò va contro il tentativo di taluni Paesi di continuare a dominare la sfera militare, la politica, le finanze, l’economia e l’ideologia. La Russia si pronuncia a favore della supremazia del diritto con il ruolo guida dell’ONU. Il diritto internazionale deve essere obbligatorio per tutti e non deve essere applicato in maniera selettiva per l’imposizione degli interessi di alcuni Stati o gruppi di Stati privilegiati. La cosa più importante è che questo diritto deve essere interpretato in maniera univoca. “Non è possibile interpretarlo oggi in un modo e domani in un altro per compiacere le congiunture politiche del momento”, - ha dichiarato Vladmir Putin. Secondo il Presidente, la situazione in Ucraina è una conseguenza di questa politica irresponsabile. Dobbiamo renderci conto con chiarezza che gli eventi in Ucraina, provocati dall’esterno, sono un’espressione concentrata della famigerata politica di contenimento che affonda le sue radici nel passato lontano. Questa politica, purtroppo, non è stata terminata neanche dopo la fine della guerra fredda. In Ucraina era sorto un pericolo per i nostri connazionali, russi e di altre nazionalità, la loro lingua, storia, cultura e i loro legittimi diritti garantiti tra l’altro dalle convenzioni europee. Sto parlando delle persone che si identificano con il cosiddetto “mondo russo”. Visto il modo in cui si è sviluppata la situazione in Ucraina, che tipo di reazione si aspettavano da noi i nostri partner? Certo, non potevamo lasciare gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli soli di fronte ai soprusi e l’aggressività dei nazionalisti radicali. Non potevamo permettere che venisse seriamente limitato il nostro accesso al mar Nero, che sulla terra di Crimea, a Sebastopoli, terra della gloria dei soldati e dei marinai russi, sbarcassero (e penso che sarebbe stato abbastanza presto) le truppe della NATO e che venisse modificato, in maniera radicale, il rapporto di forze nell’area del mar Nero. Cioè, in sostanza, permettere che venisse cancellato tutto quello per cui la Russia aveva lottato sin dai tempi di Pietro I (e forse anche dai tempi più lontani). Voglio che tutti capiscano che anche in futuro il nostro paese difenderà energicamente i diritti dei russi, nostri connazionali all’estero, usando per questo tutto l’arsenale dei mezzi a nostra disposizione, da quelli politici ed economici alle operazioni umanitarie e al diritto all’autodifesa che sono previsti dal diritto internazionale. Tengo a precisare: quanto accaduto in Ucraina è il culmine delle tendenze negative della politica internazionale. Queste tendenze si stavano moltiplicando da anni e noi avevamo avvertito tutti. Purtroppo, le nostre previsioni si stanno avverando. Dietro i discorsi sulla libertà di scelta e sul futuro europeo del Paese si nascondono i tentativi di trasformare l’Ucraina in un territorio controllato con tutte le relative conseguenze politiche, economiche e sociali. “Mi duole del fatto che milioni di persone semplici debbano pagare per questi giochi politici”,- ha sottolineato il leader russo. In questa situazione l’Europa deve provvedere a una “rete di salvataggio” per evitareil ripeteresi di tragedie simili a quelle ucraina, irachena, siriana o libanese. Il Presidente ha rilevato che persino nei paesi dell’Europa occidentale e orientale, dove la situazione è abbastanza buona, non mancano contrasti latenti di natura etnica e sociale. Secondo Putin, queste divergenze potrebbero dar luogo a conflitti, alla propagazione dell’estremismo ed essere strumentalizzate da giocatori esterni per far vacillare la situazione politica e sociale e operare un cambio di potere illegittimo e non democratico. Vladimir Putin ha esortato l’Occidente ad usare nell’arena internazionale nuove regole di gioco, più giuste e basate sulla parità. Il Presidente è convinto che il modello basato sul doppio standard non sia efficiente, neanche nei rapporti con la Russia. Mosca è pronta a lavorare in varie sedi internazionali, ma soltanto se si terrà conto dei suoi interessi: il ruolo di un osservatore esterno, ha rilevato Putin, non fa per Mosca. Negli ultimi vent’anni i nostri partner ci hanno parlato delle loro buone intenzioni, dicendo che erano pronti a sviluppare insieme la cooperazione strategica. Al tempo stesso, però, hanno allargato la NATO, hanno spostato lo spazio politico-militare da loro controllato sempre più vicino alle nostre frontiere. Quando noi, giustamente, chiedevamo se non era il caso di discutere dei problemi, ci dicevano: no, la cosa non vi riguarda. Coloro che continuano a parlare della loro esclusività non gradiscono la politica indipendente della Russia. L’hanno confermato gli eventi in Ucraina, come hanno confermato che il modello, pieno di doppi standard, dei rapporti con la Russia non funziona. Ciò nonostante, spero che alla fine possa vincere il pragmatismo. Occorre sbarazzarsi delle ambizioni, della voglia di costruire una caserma mondiale, di mettere tutti in riga, di imporre le proprie regole di vita e di comportamento della società. Bisogna finalmente iniziare a costruire i rapporti sulla base della parità, del rispetto reciproco e della reciprocità degli interessi. È ora di riconoscere il diritto reciproco ad essere diversi e il diritto di ogni Paese a costruire la propria vita secondo le proprie idee e non sulla base delle istruzioni dettate con insistenza da qualcuno. Lo sviluppo del mondo non può essere unificato, ha detto il Presidente russo, ma possiamo e dobbiamo cercare dei punti di convergenza, vedere nell’altro non solo un concorrente ma anche un partner, sviluppare la cooperazione tra i vari Stati e le loro associazioni e strutture integrative.
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