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29 agosto 2014

Una promessa tradita?
di Mary Elise Sarotte

Che cosa l'Occidente ha realmente raccontata a Mosca sull’espansione della NATO

Venticinque anni fa, il prossimo novembre, un membro del Politburo tedesco-orientale pasticciò con l'annuncio di ciò che dovevano essere limitate modifiche alle norme per viaggiare, ispirando in tal modo le folle a prendere d'assalto il confine che divideva Berlino Est dall’Ovest. Il risultato fu la marcatura del punto di non ritorno, alla fine della guerra fredda, un momento iconico: la caduta del muro di Berlino. Nei mesi che seguirono, gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e la Germania Ovest furono impegnati in fatidici negoziati sul ritiro delle truppe sovietiche e la riunificazione della Germania. Anche se questi colloqui determinarono la riunificazione tedesca il 3 ottobre 1990, diedero anche luogo ad una successiva, disputa tra Russia e Occidente. Che cosa, esattamente, era stato concordato per il futuro della NATO? Gli Stati Uniti avevano formalmente promesso all'Unione Sovietica che l'alleanza non si sarebbe espansa verso est, come parte della transazione?

Più di due decenni più tardi, la controversia si rifiuta ancora di spegnersi. Diplomatici russi affermano regolarmente che Washington fece proprio tale promessa in cambio del ritiro delle truppe sovietiche dalla Germania orientale, e poi tradirono la promessa quando la NATO acquisì 12 paesi dell'Europa orientale in tre successivi ampliamenti. Scrivendo su questa rivista all'inizio di quest'anno, il pensatore di politica estera russa Alexander Lukin accusava i successivi presidenti degli Stati Uniti di dimenticare le promesse fatte dai leaders occidentali a Mikhail Gorbaciov, dopo l'unificazione della Germania. Soprattutto che la NATO non si sarebbe allargata verso est. Infatti, azioni aggressive del presidente russo Vladimir Putin in Georgia nel 2008 e in Ucraina nel 2014 sono state alimentate in parte dal suo risentimento continuo di ciò che vede come un patto infranto dell'Occidente per l'espansione della NATO. Ma i politici americani e gli analisti insistono sul fatto che una tale promessa non è mai esistita. In un articolo del 2009 sul Washington Quarterly, per esempio, lo studioso Mark Kramer ha assicurato i lettori non solo che le affermazioni russe erano un mito completo, ma anche che "la questione non è mai avvenuto durante i negoziati sulla riunificazione tedesca."


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FROM OUR SEPTEMBER/OCTOBER 2014 ISSUE
29 agosto 2014

A Broken Promise?
By Mary Elise Sarotte

What the West Really Told Moscow About NATO Expansion

Twenty-five years ago this November, an East German Politburo member bungled the announcement of what were meant to be limited changes to travel regulations, thereby inspiring crowds to storm the border dividing East and West Berlin. The result was the iconic moment marking the point of no return in the end of the Cold War: the fall of the Berlin Wall. In the months that followed, the United States, the Soviet Union, and West Germany engaged in fateful negotiations over the withdrawal of Soviet troops and the reunification of Germany. Although these talks eventually resulted in German reunification on October 3, 1990, they also gave rise to a later, bitter dispute between Russia and the West. What, exactly, had been agreed about the future of NATO? Had the United States formally promised the Soviet Union that the alliance would not expand eastward as part of the deal?

Even more than two decades later, the dispute refuses to go away. Russian diplomats regularly assert that Washington made just such a promise in exchange for the Soviet troop withdrawal from East Germany -- and then betrayed that promise as NATO added 12 eastern European countries in three subsequent rounds of enlargement. Writing in this magazine earlier this year, the Russian foreign policy thinker Alexander Lukin accused successive U.S. presidents of “forgetting the promises made by Western leaders to Mikhail Gorbachev after the unification of Germany -- most notably that they would not expand NATO eastward.” Indeed, Russian President Vladimir Putin’s aggressive actions in Georgia in 2008 and Ukraine in 2014 were fueled in part by his ongoing resentment about what he sees as the West’s broken pact over NATO expansion. But U.S. policymakers and analysts insist that such a promise never existed. In a 2009 Washington Quarterly article, for example, the scholar Mark Kramer assured readers not only that Russian claims were a complete “myth” but also that “the issue never came up during the negotiations on German reunification.” 

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