La Voce della Russia Dopo Kharkov e Donetsk anche Lugansk proclama la Repubblica Popolare Dopo Kharkov e Donetsk anche Lugansk vuole proclamare la Repubblica popolare. Lo hanno dichiarato i rappresentanti del gruppo di iniziativa che ha occupato la sede del Consiglio di sicurezza locale. A Lugansk, come nelle regioni vicine, i protestanti si preparano a respingere la repressione che potrebbe essere attuata nei prossimi giorni. Intanto a Kharkov sta per iniziare il processo a carico di quattro manifestanti arrestati martedì. Il reparto degli attivisti anti-Maidan che blocca la sede del Consiglio di sicurezza di Lugansk si è rivolto con un manifesto ai cittadini. I protestanti hanno spiegato le proprie azioni con l’intenzione di opporsi alla “giunta di Kiev” e alle sue riforme riguardanti il Sud-Est del paese. Abitanti di Lugansk hanno allestito una tendopoli presso la sede del Consiglio di sicurezza. Uomini inermi che hanno circondato l’edificio sono pronti ad incontrare gli agenti antisommossa e i radicali delle organizzazioni naziste, ha detto il politologo Aleksandr Gusev, direttore dell’Istuituto della programmazione e delle previsioni strategiche: Ciò sta a dimostrare che la gente appoggia coloro che protestano a Kharkov e a Donetsk. Si tratta di regioni di importanza sistemica sul piano economico. Sono ormai stanche di essere ingannate dalle autorità che non risolvono i loro problemi, che non si occupano di queste regioni ma diffondono voci secondo cui sarebbero regioni sovvenzionate. Questi movimenti di protesta mostrano che il Sud-Est e l’Est dell’Ucraina non si fermeranno a questo punto, che lotteranno fino all’ultimo. Il capo del ministero dell’interno nominato dalla Rada è intenzionato a reprimere con la forza le azioni di protesta, mentre i manifestanti propongono una soluzione politica del conflitto. Nel quartier generale della resistenza popolare i rappresentanti del gruppo di iniziativa conducono trattative con i rappresentanti delle autorità di Kiev e cercano di spiegare loro le proprie rivendicazioni. Tuttavia le autorità autoproclamate, che inviano reparti di nazionalisti e veicoli blindati nell’Est del paese, difficilmente sono capaci di fare concesioni, ritiene Bogdan Bezpalko, vicedirettore del Centro di studi sull’Ucraina e sulla Bielorussia presso l’Università di Stato di Mosca: Le concessioni possono essere fatte quando si riconosce il diritto dell’interlocutore di esprimere la propria opinione, ma le autorità di Kiev non vedono in queste persone interlocutori paritetici. Se saranno fatte delle concessioni, saranno solo di carattere tattico. Se i politici ucraini fossero saggi, nominerebbero Gubarev capo della regione di Donbass. Allora il rigetto nei confronti delle autorità sarebbe meno acuto. Ci si prepara all’assalto non solo a Lugansk. Anche il gruppo di iniziativa che ha bloccato la sede dell’amministrazione della regione di Donetsk si rifiuta di abbandonare le proprie posizioni e sta rinforzando le barricate sulle vie di accesso all’edificio. Centinaia di altri attivisti rimangono nelle strade aspettando in qualsiasi momento l’inizio dell’assalto. Nel quartier generale delle milizie popolari dichiarano che, in caso di necessità, possono raccogliere fino a diecimila sostenitori. Non vogliono la ripetizione dello scenario realizzato a Kharkov, quanto la sede dell’amministrazione è stata liberata già due giorni dopo. Allora a Kharkov è stata arrestata oltre una sessantina di attivisti. Il processo a carico di quattro di loro deve svolgersi oggi. Gli appelli dei deputati del Partito delle regioni a dichiarare l’amnistia difficilmente avranno effetto, tanto più che sono indirizzati prevalentemente all'Est del paese, agli elettori potenziali, anziché a Kiev. Con molta probabilità le nuove autorità agireranno duramente, è convinto Bogdan Bezpalko: Queste persone o saranno messe in una cella d’isolamento, o saranno portate a Kiev, ed allora non avremo nessuna informazione sulle stesse. Ma vediamo che nemmeno gli arresti fanno cessare la lotta della gente. Anzi, al loro posto arrivano nuovi militanti. Accelerando la macchina della repressione le autorità fanno crescere il movimento di protesta nel Sud-Est dell’Ucraina. Gli arresti e i duri provvedimenti punitivi non porranno fine alle proteste né a Kharkov, né in altre regioni. La fomentazione della situazione può essere però vantaggiosa per alcune forze a Kiev che vogliono far fallire le elezioni programmate per il maggio di quest’anno. Secondo il parere unamine degli esperti, tale scenario sarebbe utile a Yulia Timoshenko che rimane palesemente indietro nella corsa elettorale rispetto al suo principale rivale, Petro Poroshenko, il “re della cioccolata”.
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