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SitoAurora
Apr 10, 2014

Donetsk e Lugansk, implode l’Ucraina
di Aleksandr Bojtsov
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Dal 6-7 aprile la situazione nelle zone sud-orientali dell’Ucraina evolve con velocità sorprendente. I manifestanti di Kharkov, Donetsk e Lugansk si sono riuniti per “protestare nel giorno del riposo”.  Ma questa volta non è andata come normalmente avviene prima che inizi un’altra settimana di lavoro. I manifestanti hanno continuato l’azione. A Kharkov, la prima capitale dell’Ucraina, hanno respinto l’attacco dei militanti di Fazione Destra, facendoli strisciare attraverso il “corridoio della vergogna”. Poi i manifestanti hanno sequestrato la sede dell’amministrazione regionale fino al mattino, quando l’edificio fu riconquistato dalle forze di polizia inviate da Kiev. E’ stato molto più difficile a Lugansk, città dei discendenti dei cosacchi del Don. In questo caso, i manifestanti hanno preso d’assalto l’ufficio del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), entrando in possesso di armi e pronti a respingere gli attacchi. C’erano molti ex-militari tra i manifestanti che hanno saputo condurre azioni di combattimento… Negli importanti eventi svoltisi a Donetsk, numerosi edifici amministrativi sono stati occupati, creando la “repubblica popolare” sovrana ed indipendente da Kiev, e proclamando il referendum sullo status della repubblica per l’11 maggio. I manifestanti hanno anche fatto appello a Mosca per inviare forze di pace nella regione. Marjupol, centro industriale e città portuale, è stata anche occupata da coloro che si oppongono al governo ad interim nella capitale.
Kiev non può ignorare gli eventi. Agendo da forze anfibie, i politici di Kiev sbarcavano a frotte nei centri amministrativi, tra cui Julija Timoshenko, che non detiene cariche ufficiali. Alla conferenza stampa all’aeroporto, ha detto che i manifestanti sono mercenari e agenti dei servizi di sicurezza russi. Secondo informazioni confidenziali provenienti da ambienti governativi a Kiev, l’ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina e Valentin Nalivajchenko, capo del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU), insistono a che le proteste a Kharkov e Lugansk siano represse con la forza mentre vuote promesse devono minare il morale dei manifestanti di Donetsk.
Dal crollo dell’Unione Sovietica, la Crimea è vista come elemento speciale territoriale dai deboli  legami con la terraferma e pronta a “partire per la Russia” in qualsiasi momento. Il caso è molto diverso per le regioni filo-russe come il Donbass. La loro secessione sembrava sempre improbabile perché erano profondamente integrate con il resto del Paese. Una cosa è tagliare l’istmo di Perekop e il ponte Chongar, altra è chiudere le molte miglia di frontiera terrestre con le regioni limitrofe.  Tutte le regioni sud-orientali, che si oppongono a Kiev, hanno un potenziale industriale sviluppato;  tagliare i rapporti economici con le altre regioni del Paese rappresentava una grave minaccia per il benessere del popolo. Ciò ha scoraggiato i manifestanti dal compiere passi decisi volti alla separazione dal resto dell’Ucraina. Ma la decisione di Kiev di chiudere le miniere del Donbass lasciando oltre 70 mila persone senza lavoro, è stato il punto di svolta. Inoltre, le altre simili misure di austerità draconiane e le minacce a russi e russofoni espresse dai politici, hanno aggiunto benzina al fuoco. In realtà, Donetsk e Lugansk, città che erano politicamente passive, hanno fatto implodere la situazione nel sud-est dell’Ucraina. Non è un caso che gli Stati Uniti diano tanta attenzione agli eventi che possano fare da esempio avviando una reazione a catena fino alle regioni centrali e settentrionali come Kherson, Nikolaev, Odessa, Dnepropetrovsk, Zaporozhe, Poltava, Sumy, Chernigov, Cherkassij, Kirovograd e la grande città di Kharkov.
Gli eventi a Donetsk e Lugansk possono innescare proteste su larga scala contro il regime neo-nazista a Kiev, e poi un effetto domino farà crollare l’intera struttura costruita dai golpisti giunti al potere con il colpo di Stato auspicato dagli Stati Uniti.

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