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15 dicembre 2014

Paura a Grozny, l’Emirato del Caucaso torna a colpire la Cecenia
di Emanuele Cassano

Si è spezzata la fragile quiete che da qualche tempo sembrava regnare in Cecenia. A Grozny, capoluogo della problematica repubblica caucasica, alcuni militanti islamisti hanno lanciato un attacco improvviso contro alcuni edifici pubblici, causando morti e feriti e facendo tornare il panico in una città che dopo essere uscita completamente distrutta da due sanguinose guerre sembrava aver ritrovato una seppur precaria stabilità in seguito alla salita al potere di Ramzan Kadyrov, attuale leader ceceno, il quale è in carica dal 2007.

L’attacco è avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. Arrivati in città dopo la mezzanotte a bordo di alcune autovetture rubate, i militanti islamisti, fermati inizialmente dalla polizia stradale, hanno forzato il posto di blocco, sparando contro i poliziotti e uccidendo tre agenti. I terroristi hanno poi continuato a colpire, facendo altre vittime e impossessandosi della “casa della stampa”, sede delle principali emittenti locali, e di una scuola, asserragliandosi in entrambi gli edifici. Venuto a sapere dell’attacco, il Comitato Nazionale anti-terrorismo ha subito mobilitato centinaia di uomini facenti parte dei reparti speciali, per fermare con qualsiasi mezzo gli aggressori. Ne è nata una lunga sparatoria che in totale ha portato alla morte di 19 persone, tra cui 10 poliziotti e 9 terroristi, mentre sempre tra le forze di polizia si sono contati anche una trentina di feriti.

L’offensiva è stata rivendicata dai militanti del sedicente Emirato del Caucaso, i quali hanno affermato in un video subito diffuso su YouTube come l’attacco a Grozny sia stato un’operazione di vendetta per un episodio che aveva visto alcune donne cecene subire molestie da parte di alcuni membri delle forze di sicurezza agli ordini di Kadyrov. Secondo il Comitato Nazionale anti-terrorismo, a organizzare l’attacco sarebbe stato Aslan Byutukayev, militante ceceno che in passato era stato molto vicino all’ex “emiro del Caucaso” Doku Umarov, morto per avvelenamento nel settembre 2013 (la notizia della morte di Umarov venne confermata solo alcuni mesi più tardi).

La data dell’attacco non è stata scelta a caso. L’assalto è stato organizzato proprio nel giorno in cui Vladimir Putin avrebbe dovuto tenere a Mosca il consueto discorso alla nazione, a dimostrazione di come l’attacco non sia stato solo una vendetta, ma una vera e propria sfida al governo centrale russo. Dal canto suo Putin, nel corso del suo discorso alla nazione, condannando l’attacco dei ribelli islamisti ha voluto sottolineare la piena fiducia nei confronti di Kadyrov e delle forze cecene, dicendosi sicuro del fatto che la situazione verrà presto normalizzata. E proprio Kadyrov, nonostante l’attacco terroristico che lo stesso giorno ha colpito Grozny, ha deciso di volare a Mosca da Putin, per assistere personalmente al discorso alla nazione, a testimonianza di quanto sia ancora forte il legame tra il presidente russo e il leader ceceno. Kadyrov ha poi personalmente rassicurato Putin, affermando che la situazione in Cecenia è tornata sotto controllo, e nessuno dei ribelli è riuscito a scappare.

L’attacco a Grozny ha finito per creare anche un singolare incidente diplomatico tra la Repubblica Cecena e l’Ucraina: in seguito alle dichiarazioni di tre parlamentari ucraini (Yuriy Bereza, Andrey Levus e Igor Mosiychuk), i quali avevano sostenuto l’attacco terroristico, il leader ceceno Kadyrov ha deciso infatti di avviare un procedimento penale diretto proprio nei loro confronti, chiedendo al governo ucraino che i parlamentari vengano trasferiti nella stessa Cecenia, causando le ire di Kiev, che a sua volta ha deciso di avviare un procedimento penale nei confronti di Kadyrov.

Nonostante la Cecenia non sia da più qualche anno la più problematica delle repubbliche del Caucaso settentrionale (ruolo che attualmente spetta a Daghestan e Inguscezia), la stabilità garantita in questi ultimi tempi da Kadyrov si è sempre basata su un’assidua militarizzazione e sulla costante violazione dei diritti umani, trasformando nel corso degli anni il leader ceceno in un vero e proprio dittatore. Il problema del terrorismo islamista non è poi mai stato veramente risolto, nonostante nel 2009 le operazioni contro il terrorismo in Cecenia siano state dichiarate ufficialmente concluse.

Gran parte delle montagne cecene sono ancora zone off-limits, rifugio per decine di ribelli costretti nel corso degli ultimi anni a fuggire dai centri urbani. Nonostante il surreale clima di calma apparente che negli ultimi tempi ha regnato in Cecenia, il recente episodio di Grozny ha dimostrato come il terrorismo di matrice islamista nella repubblica caucasica sia un problema ancora lontano dall’essere risolto, nonostante il governo russo abbia negli ultimi anni contrastato in qualsiasi modo ogni forma di terrorismo, arrivando a ridimensionare notevolmente le forze e il numero dei ribelli. È però solo risolvendo i problemi di fondo del paese che si potranno sradicare problemi come il terrorismo islamista e più in generale la delinquenza,  fenomeni che continuano ad affliggere non solo la Cecenia, ma tutto il Caucaso russo.

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