Al-Hayat
16/02/2014
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24 febbraio 2014

Ein Hijleh: il villaggio palestinese riportato alla vita
di Badia Zidane
Traduzione e sintesi di Lia Brigida Marra.

“Hanno diritto su questa terra alla vita”: questo verso del poeta palestinese Mahmoud Darwish alcuni giovani attivisti palestinesi l’hanno scritto, in un gesto di resistenza popolare, sulle mura delle case di Ein Hijleh, antico villaggio palestinese nella Valle del Giordano ricostruito da questi ragazzi dopo che le forze di occupazione israeliane lo avevano raso al suolo nel 1967, costringendone gli abitanti all’esilio.

Agli occhi di chi lo visita, Ein Hijleh appare un villaggio come tanti altri: un gruppetto di persone prepara la colazione, un altro irriga gli alberi che vi sono stati piantati, un altro ancora ispeziona le strutture del villaggio, che ha cominciato a brulicare di vita grazie a centinaia di ragazzi e ragazze che inneggiano lo slogan “La Valle è palestinese”, mentre l’occupante progetta nuovi piani per giudaizzare la regione, nota come “la cesta alimentare della Palestina”, e strapparla ai territori palestinesi occupati sin dal 1967.

“Le nostre attività a Ein Hijleh preannunciano un futuro radioso”, afferma Omar Shabbi, gerosolimitano che da giorni risiede nel villaggio. “Ogni notte ci riuniamo in cerchio per ballare la dabka e intonare canti patriottici, soprattutto quelli della prima e della seconda intifada“, aggiunge Omar. E poi spiga: “Non usiamo la violenza, non facciamo altro che tentare di riprenderci un villaggio che era nostro e che, secondo le risoluzioni internazionali, rientra nelle terre dello Stato palestinese. Non ci può essere pace senza la Valle del Giordano e Gerusalemme; non ci può essere pace se ci viene sottratto anche solo un pezzo delle nostre terre occupate: questo è il messaggio che intendiamo mandare da Ein Hijleh al mondo intero, perché veda le pratiche dell’occupazione sulla nostra terra”.

L’iniziativa di Ein Hijleh ha alle spalle settimane di preparazione. Il sito stesso è stato scelto con estrema cura, in quanto altamente simbolico. I nuovi abitanti hanno ripulito il villaggio, ristrutturato alcune case vecchie, piantato alberi di agrumi e ulivi. Organizzano, inoltre, riunioni e incontri con attivisti loro solidali e visitatori. A Ein Hijleh sono giunti anche diversi medici, pronti a intervenire in caso di irruzione da parte delle forze di occupazione, che hanno già attaccato più volte il villaggio, pretestuosamente dichiarato zona militare chiusa, provocando il ferimento di diversi attivisti.

È così che lavorano i ragazzi e le ragazze di Ein Hijleh, di concerto con attivisti solidali e visitatori, per garantire il successo di questa iniziativa che mira non solo a proteggere la Valle del Giordano, ma anche a incarnare un atto di resistenza popolare pacifica.

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