www.difesaambiente.info
30 marzo 2014

First Strike globale e First Use NATO: ovvero le assurdità delle dottrine di impiego odierne dell’arma nucleare
di Alfonso Navarra

L’aggiornamento delle B61 di Ghedi ed Aviano in modo che possano essere anche adattate agli F35 in via di acquisizione - questo è un punto che mi permetto di sottolineare – è collegato a dottrine di impiego dell’arma nucleare che, francamente, hanno dell’assurdo per qualsiasi persona che ragioni e viva e lavori come un essere umano normale.

Bisogna però essere consapevole che la logica umana non sta alla base della “megamacchina nucleare”, che punta sulla retorica della “deterrenza”, ma arriva a rischiare la stessa “guerra atomica per errore” dovuta all’inadeguatezza dei mezzi di comunicazione, comando e controllo.

(Nel mio libro “La guerra nucleare spiegata a Greta”, EMI edizioni, 2007, tratto, tra l’altro, di come il rischio di una guerra nucleare accidentale risulta accresciuto proprio a causa di quei sistemi computerizzati che dovrebbero evitarla; e riporto alcuni episodi in cui falsi allarmi stavano per scatenare la risposta russa).

Di queste dottrine di impiego dell’arma atomica riporto ora una descrizione necessariamente volgarizzata e decisamente sintetica, ma corrispondente, purtroppo, alla verità dei fatti.

La discussione potrebbe risultare utile nel momento in cui il Parlamento sta andando ad affrontare la discussione sul modello di difesa europea: è evidente che, da un punto di vista di cittadini che ritengono che si ami la pace non “armandola”, tale modello debba avere tra le sue caratteristiche essenziali il non ricorso alla cosiddetta “deterrenza atomica”.
Questo punto può trovare una sua forza ed attualità nella proposta tedesca e dei Paesi del Benelux di rimuovere le armi atomiche americane dall’Europa ma dovrebbe implicare anche il disarmo atomico “unilaterale” di Francia e Gran Bretagna.

La capacità del Primo Colpo (First strike), perseguita principalmente dagli USA, attualmente superpotenza in grande vantaggio tecnologico e di mezzi sopra tutte le altre (non è un caso che le loro spese militari assommino a quelle di tutto il resto del mondo messo assieme), significa, ad interpretazione dello scrivente: “Io sono armato e voi no. Perciò limitatevi allo spazio ed al ruolo che vi indico io e state buoni al vostro posto subalterno senza sgarrare”.
Per conseguirla, questa capacità, occorrono, molto sommariamente:
1- mezzi che sfuggano ai radar (qui vanno bene gli aerei Stealth - ma anche i missili Cruise: i proiettili che volano troppo basso non sono visibili);
2- sistemi antimissile in grado di intercettare le testate avversarie in volo;
3- la riduzione numerica della "controforza dell'avversario": il "disarmo", purché non totale, ma significativo, in questo senso può venire utile;
4- l’accecamento dei satelliti e dei mezzi di avvistamento dello Stato antagonista.
(La “controforza” è una quantità di missili e di armi che si presume sopravviverà all’attacco in prima battuta. Viene così definita anche la strategia dello Stato che attacca per primo i sistemi di lancio, gli aeroporti con bombardieri nucleari, i porti e i depositi di armi nucleari del nemico).
In verità il Primo Colpo non viene teorizzato da nessuno come orientamento ufficiale per un conflitto globale: esso è il frutto della paranoica situazione da “equilibrio” (in realtà squilibrio) “del terrore”. E’ conseguenza fatale della natura tecnica dell’arma nucleare e del sistema della deterrenza che alimenta di fatto il gioco del “chi spara per primo vince” (se riesce ad impedire la reazione dell’avversario).
Se nessuno afferma esplicitamente di lavorare per il Primo Colpo Globale, vero è anche che, tra le potenze nucleari, soltanto la Repubblica Popolare della Cina e la Repubblica dell'India hanno propagato dichiarazioni non condizionate, né circostanziate, sulla sua rinuncia.

Il primo colpo nucleare, nell’applicazione odierna, riguarda anche la "guerra preventiva" contro gli Stati canaglia, di origine bushiana, che riprende in parte la precedente e più circoscritta “Airland Battle” sviluppata nell’ambito del “teatro europeo”.
(Abbiamo qui una certa qual sovrapposizione, nella dottrina e nella pratica, tra il conflitto a livello globale ed il conflitto a livello di teatro).
Obama la sottopone - questa opzione nucleare - a valutazioni giuridiche: il presidente “colorato” promette che non scatterà contro Stati non nucleari, anche se attaccano per primi con armi chimiche e biologiche. Ma sono, appunto, esclusi, casi isolati come Iran e Corea del Nord”, che hanno violato o denunciato il Trattato di Non Proliferazione.
Questa è la ufficiale Nuclear Posture Review del 2010 che è possibile rinvenire alla URL: http://www.defense.gov/npr/docs/2010%20nuclear%20posture%20review%20report.pdf

Il "First use", dottrina NATO non è stato abbandonato, nonostante il verde Joschka Fischer, ministro degli esteri sotto il governo del socialdemocratico Schroeder, abbia posto il problema nel 2005 senza – ci si scusi l’espressione – cavare un ragno dal buco.
Possiamo vedere dispiegata tale dottrina ad esempio nell’”Airland Battle” dei decenni 1970-80, che prevedeva l'utilizzo contro le preponderanti forze di terra sovietiche di artiglieria "intelligente", di elicotteri avanzati d'attacco, di aerei multiruolo come il Tornado.
(L’Airland Battle in traduzione italiana è stata pubblicata dal Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, edita dalla Satyagraha di Torino nel 1985).
Ma essa ha le sue ascendenze nella “guerra fredda” sin dalle sue origini, come certificato nelle “serie dottrinali” che i vertici militari italiani avevano provveduto a redigere: si vedano la “circolare 600” del 1958 oppure la “circolare 700” del 1963, o la “serie dottrinale 800” del 1971, ed ancora la “serie dottrinale 900” e così via (vai sulla breve nota aggiuntiva sotto riportata).
Il “First use” è, nelle sue varie evoluzioni temporali, sostanzialmente:
- in prima battuta, uso di armi nucleari da campo di battaglia - mine atomiche, granate atomiche sparate da cannoni (gittata 15 km), missili a corto raggio - come quelle - ora inerti (senza la carica di trizio che andrebbe rinnovata ogni 3 mesi) – forse ancora stoccate nel Sito Pluto di Longare vicino Vicenza;
- in seconda battuta, "contrattacco in profondità", sempre sul teatro europeo, portato avanti ieri dai Tornado, domani – nelle intenzioni dei nostri strateghi - dagli F35.

L'Italia, in teoria, con la cosiddetta “doppia chiave nucleare” avrebbe dovuto e deve dare il permesso, ma la procedura è essenzialmente una maniera per aggirare l’obbligo, previsto dal TNP di non possedere o ricevere armi nucleari. Il cavillo escogitato è il seguente: l’ordigno nucleare può essere impiegato dallo Stato nucleare, purché non vi sia l’opposizione dello Stato non nucleare sul cui territorio le armi sono stanziate.
Emerge a questo punto un dubbio: questo ragionamento, pur capzioso, può essere fatto valere quando lo Stato non nucleare, e segnatamente l’Italia, può anche mettere a disposizione i vettori (cannoni, aerei, etc) che vengono caricati con proiettili USA in caso di operazioni condivise e comuni?
Va detto che nelle guerre ipotizzate sul teatro europeo non solo gli USA e la NATO ma anche l’URSS ed il Patto di Varsavia mantenevano aperta l'opzione nucleare tattica e strategica, in maniera limitata, per procurarsi un leggero vantaggio che avrebbe agevolato la vittoria convenzionale.

Andiamo ora al punto centrale che emerge da tutti i piani imperniati sulla cosiddetta “soglia di Gorizia”: come credete che avrebbero reagito e reagirebbero gli abitanti del Triveneto se si fosse spiegato e si spiegasse veramente loro che le armi nucleari in possesso degli “Alleati” erano e sono destinate ad essere impiegate, in caso di conflitto, prima di tutto su abitanti e campagne di casa nostra?
Che difesa è quella che è predisposta, se le cose vanno bene, per l’annientamento delle popolazioni che dovrebbe salvaguardare?
Non sarebbe meglio discutere, al posto di queste stupide soluzioni della difesa “nucleare”, dell’unica seria alternativa tra concezioni difensive: quella tra esercito difensivo “leggero”, guerriglia e/o difesa sociale non armata?

Per non farla troppo lunga, nella prospettiva di un modello sensato di difesa, noi riteniamo sia doveroso che l’Italia si unisca alla Germania e agli altri paesi continentali che chiedono la rimozione delle armi atomiche USA dal territorio europeo, e comunque dal nostro territorio, a maggior ragione se si intende perseguire seriamente la prospettiva, sottoscritta in vari accordi internazionali, di fare del Mediterraneo una regione priva di armi di distruzione di massa.

Dobbiamo immaginare lo scenario di un’Europa priva della cosiddetta “deterrenza nucleare” senza avere paura che ciò significhi rimanere in balia di un fantomatico aggressore, che, per quanto ci si sforzi, oggi non si vede proprio chi potrebbe essere.
Questo comporta il fare mente locale sui problemi aperti dal Trattato di Lisbona in seguito alla circostanza che due Paesi UE – Francia e Gran Bretagna – sono dotati del loro arsenale nucleare. Il Trattato di Lisbona ha trasformato la solidarietà tra i paesi membri in un patto di difesa collettiva, con l’obbligo di venire in soccorso dello stato aggredito. Questo forse implica che dobbiamo mettere in conto l’uso del deterrente nucleare anglo-francese a nostra “protezione”?
Non vi sembra che la materia necessiti comunque di una seria discussione?
Ribadiamo che gli antimilitaristi nonviolenti di “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico” sono pronti ad interloquire con lo spirito di andare alla radice della soluzione dei problemi, tanto più adesso che tutti i parolai, inclusi i parolai “pacifisti”, stanno mostrando la loro pochezza.
Vi sono problemi di gran lunga più importanti delle più o meno larghe intese “politiche e politiciste” e la via della pace attraverso il disarmo è sicuramente tra questi!

Breve nota aggiuntiva sulle “serie dottrinali atomiche” tratte dal dossier “Site Pluto, ieri oggi e domani”, a cura del “Gruppo Presenza Longare”

Nel corso degli anni della “guerra fredda” i vertici militari italiani avevano provveduto
a stilare dei documenti-guida della strategia di difesa, chiamati con un
termine un po’ altisonante “serie dottrinale” o più semplicemente “circolare”.
La circolare 600 del 1958 ipotizzava l’uso di armi atomiche da parte dell’invasore
e “l’uso delle armi nucleari negli spazi liberi fra gli elementi della difesa”. Traduciamo:
nella pianura Padana, su di noi! Era inoltre “valorizzato il ruolo dei campi
minati e fu aumentata l’entità delle riserve”.
La serie dottrinale 700 del 1963 ribadiva le “manovre d’arresto”, prevedeva un
maggior impiego di armi atomiche, ma più vicino ai confini nazionali.
La serie dottrinale 800 del 1971 parla di impiego “limitato, selettivo e bilaterale”
delle armi atomiche. Colpisce il termine “bilaterale”: bombe atomiche per tutti
sulla pianura Padana, targate NATO e “Patto di Varsavia”! Una persona di buon
senso può chiedere: come fa una bomba atomica ad essere “selettiva”. È però
ancora poco lo sforzo intellettuale di questi strateghi della morte dal momento
che, anni dopo, i loro successori concepirono il concetto inarrivabile di “bombe
intelligenti” e “intervento umanitario” (peace and state building) da parte di un
esercito armato!
La serie dottrinale 900 della fine degli anni ’70 è il frutto “dell’armonica combinazione
di resistenze di varia natura, reazione dinamiche, fuoco ed ostacolo”. Si parla ancora di “uso limitato e selettivo” delle armi atomiche. Si nota anche una maggiore attenzione alla comunicazione e l’uso di eufemismi per indicare situazioni drammatiche e migliaia di morti civili coinvolti nei “war games” di generali educati al cinismo delle migliori scuole di guerra…

top