Originale: The Guardian
http://znetitaly.altervista.org
18 giugno 2014

La salvezza del  mondo dovrebbe essere basata sulla promessa, non sulla paura
di George Monbiot
Traduzione di Maria Chiara Starace

Se avessi avuto l’intenzione di alienarci e di inimicarci le persone che abbiamo cercato di raggiungere, non avremmo potuto certo farlo meglio. Ecco cosa penso,  ricordando i pochi decenni passati di campagne ambientalistiche, compresa la mia.

Questo pensiero mi è stato suggerito dalle repliche alla rubrica che ho scritto la settimana scorsa che esaminava l’analfabetismo psicologico che sta spingendo la politica di sinistra verso l’oblio. Sosteneva che il fallimento degli strateghi del partito Laburista e Democratico di ascoltare gli psicologi e i linguisti cognitivi aveva avuto come conseguenza un terribile errore: la convinzione che possano assicurarsi al meglio la loro sopravvivenza riducendo la distanza tra loro stessi e i loro avversari, cioè i conservatori.

Venti anni di ricerca, globalmente ignorati da questi partiti, rivelano che cambiamenti come la privatizzazione e il taglio a servizi pubblici essenziali, incentiva fortemente i valori estrinseci delle persone (attrazione per il potere, prestigio, immagine e status), mentre sopprime i valori intrinseci (familiarità, gentilezza, l’accettazione di sé, il pensiero e l’azione indipendenti). Dato che i valori estrinseci sono potentemente collegati alla politica dei conservatori, perseguire delle politiche che li rafforzano è palesemente autodistruttivo.

Uno dei motori dei valori estrinseci è il senso di minaccia. Il lavoro sperimentale suggerisce che quando vengono create delle paure, queste innescano un’ istintiva reazione alla sopravvivenza. Si elimina la propria preoccupazione per le altre persone e ci si concentra sui propri interessi. Gli strateghi conservatori sembra che lo sappiano e per questo motivo mettono in evidenza i crimini, il terrorismo, le carenze e l’immigrazione.

Varie persone hanno domandato: “Non è questo che hai fatto per tutta la vita?” “Sottolineare le minacce?” Mi ci è voluto un po’di tempo. Se le minacce incentivano i valori estrinseci e se (come indica fortemente la ricerca) i valori estrinseci sono legati a una mancanza di interesse per lo stato del pianeta vivente, allora mi sono impegnato in contraddizioni e futilità.  Per circa 30 anni. Le minacce, naturalmente, sono di diversa natura: degrado del clima, estinzione di massa, inquinamento e il resto. E sono minacce reali. Non c’è, però, alcuna ragione ovvia per cui i risultati dovrebbero essere diversi.  Spaventate a morte le persone e queste proteggeranno se stesse a spese di altre e del mondo vivente.

E’ un argomento trattato in un rapporto fatto da vari gruppi di ‘verdi’ che di chiamano Common Cause for Nature [Causa comune per la natura]. “Provocare sensazioni di minaccia, paura, o perdita, possono aumentare con successo l’importanza di un problema,” ma “queste sensazioni possono far sentire le persone  indifese e sempre più demotivate, anche inclini ad evitare attivamente il problema.” Le persone reagiscono a sensazioni di insicurezza “tentando di esercitare il controllo in qualche altro campo, o ripiegando in comodità materiali.”

Dove non si sono usate le minacce o il terrore, si è provato con il denaro: un errore ancora più grave. Nulla di più rafforza i valoro estrinseci che dare un prezzo alla natura, o fare appello all’interesse finanziario personale. Non funziona, neanche in base ai suoi termini. Uno studio pubblicato sulla rivista on line Nature Climate Change, ha controllato due avvisi messi in un distributore di benzina. Uno chiedeva: “ Volete proteggere  l’ambiente? Controllate la pressione degli pneumatici della vostra macchina.” L’altro provava con: “Volete risparmiare soldi? Controllate la pressione degli pneumatici della vostra macchina.” Il primo è stato efficace, il secondo inutile.”

Siamo stati propensi a ritenere che le persone  siano più egoiste di quanto realmente siano. I sondaggi in 60 paesi dimostrano che le persone che costantemente ritengono che l’ interesse, la tolleranza, la gentilezza  per gli altri e pensare a se stessi siano più importanti della ricchezza, dell’immagine e del potere. Ma coloro che si esprimono a voce più alta,  appartengono a una piccola minoranza che ha una serie di valori opposti. E spesso, stupidamente, abbiamo cercato di compiacerli.

Questa è un modo di mentire – a noi stessi e agli altri. Non conosco nessuno che sia diventato ambientalista perché lui o lei era preoccupato degli impatti ecologici sul proprio conto in banca. Quasi tutti quelli che conosco in questo campo  sono motivati da qualcosa di completamente diverso: l’amore e la meraviglia e l’incanto che ispira la natura. Tuttavia, forse perché temiamo di non essere presi sul serio, a malapena ne parliamo. Nascondiamo le nostre passioni dietro colonne di cifre. Certamente abbiamo bisogno dei numeri e  del rigore e della scienza, ma dovremmo smettere di finger che questi vengano al primo posto.

Senza essere completamente consapevoli del fallimento e della frustrazione che lo spinge, ho cercato, come altri, di promuovere un ambientalismo positivo basato sulle promesse, non sulle minacce.

A questo si riferisce il ‘rewilding’,* cioè il ripristino massiccio degli ecosistemi; è il motivo per cui ho scritto il mio libro: Feral, che è un manifesto del rewilding – e della meraviglia e dell’incanto. Ma comincio a capire che questo non è soltanto un altro metodo: esporre una visione positiva dovrebbe essere al centro dei tentativi di proteggere le cose che amiamo. Un’oncia di speranza vale più di una tonnellata di disperazione.

Parte di questo significa cambiare linguaggio. Il linguaggio che usiamo per descrivere i nostri rapporti con la natura difficilmente potrebbe essere più alienante. ”Riserva” è di per sé un’alienazione, o almeno un distacco: pensate a quello che significa quando si applica questa parola alle persone. “Sito di particolare  interesse scientifico”, no-take zone”, (zone dove non si può fare attività estrattiva, oppure zone marine protette, n.d.t.), “servizi per l’ecosistema”: tutte queste parole sono un disastro per la  comunicazione. Perfino “ambiente” è una parola fredda e distante, che non crea immagini. In questo periodo tendo a usare i termini: ‘mondo naturale’ o ‘pianeta vivente’ che evocano immagini vivaci. Uno dei molti compiti da svolgere per la campagna di ‘rewilding’ che alcuni di noi lanceranno nei prossimi mesi, è di creare un gruppo di lavoro per cambiare il linguaggio. C’è qui un parallelo con il progetto Landreader del fotografo Dominick Tyler che cerca di recuperare parole belle per descrivere la natura in maniera non oscura.

Nulla di quanto detto vuole indicare che dovremmo non discutere le minacce o fare finta che le crisi che questo magnifico pianeta deve affrontare non si verifichino. Oppure  non si vuole dire che dovremmo smettere di usare una ricerca rigorosa e le statistiche. Quello che  significa è che dovremmo  inserire  sia la consapevolezza di queste minacce che la loro descrizione scientifica in una cornice diversa: una cornice che dia risalto alla gioia e allo stupore che si trovano nelle meraviglie che sono a rischio; una cornice che proponga un mondo migliore, invece che  (se ci lavoriamo davvero intensamente) soltanto un mondo appena un poco meno schifoso di quello che altrimenti sarebbe stato.

Soprattutto questo significa non abbandonarci a tentativi di compiacere una minoranza a cui non importa nulla  del mondo vivente, ma che pensa soltanto alla propria ricchezza e al proprio potere. Siate fedeli ai vostri principi e alle persone attorno a voi, e troverete i mezzi necessari per arrivare agli altri.

Note

*http://arianna.libero.it/web/ricerca?qs=Il+rewilding&Cerca=CERCA&f=us


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/article/saving-the-world-should-be-based-on-promise-not-fear

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