http://www.greenreport.it Clima, altro che 2 gradi. Rapporto Mit: se non cambiamo il mondo si riscalderà più del doppio Andiamo verso un pianeta più caldo, più assetato e ancora più dipendente dai combustibili fossili … verso emissioni CO2 duplicate rispetto al 2010. Decisiva Parigi 2015 Il Massachusetts Institute of Technology (Mit), leggendario autore del primo rapporto al Club di Roma nel 1972, per fortuna ancora non perde il vizio di dare la sua autorevole sul futuro del pianeta. Ma ancora una volta non arrivano buone notizie. Secondo il “2014 Climate and Energy Outlook“, pubblicato dal Joint Program on the Science and Policy of Global Change del Mit, «la temperatura globale è destinata ad aumentare da 3,3 a 5,6 gradi centigradi entro la fine di questo secolo, a meno che i negoziati internazionali sul clima a Parigi il prossimo anno non siano più efficaci del previsto». L’aumento delle temperature globali previsto dal Mit supera la soglia identificata dall’Unfccc e dall’Ipcc per evitare le più gravi conseguenze del cambiamento climatico, le modifiche alle precipitazioni e l’aumentando le pressioni sulle popolazioni e sulla a crescita economica. John Reilly, co-direttore del Joint Program Mit e principale autore del rapporto, sottolinea che «il nostro mondo sta cambiando rapidamente. Dobbiamo capire la natura dei rischi che stiamo affrontando in modo da prepararci». Il “2014 Climate and Energy Outlook“, arriva dopo il Climate Summit Onu che ha riunito più di 120 capi di stato e di governo per preparare la cruciale Conferenza delle parti Unfccc del 2015 a Parigi, che determinerà l’azione globale sul clima dopo il 2020, quando scadranno le misure esistenti decise nei vertici di Copenhagen e Cancun. Il rapporto del Mit prende in considerazione le misure in vigore e valuta i cambiamenti globali nell’ambito della possibile azione climatica post-2020, utilizza i dati Onu sulla popolazione e i progetti di crescita economica per capire le connessioni tra i fattori socio-economici e i cambiamenti climatici, l’uso del suolo e dell’acqua. In poche parole, il nostro pianeta. Reilly spiega ancora: «La popolazione e la crescita economica sono fattori chiave del cambiamento. Paesi in via di sviluppo come la Cina e l’India stanno crescendo rapidamente, e giocheranno un ruolo importante nelle emissioni future. Sono anche di fronte alla sfida unica di cercare di pianificare questa crescita in un clima che cambia». Le notizie, però, non sono per niente buone: il team del Mit prevede che il consumo mondiale di energia raddoppi entro il 2050, in gran parte proprio a causa del maggiore uso di energia nei Paesi in via di sviluppo, dove l’industria in piena espansione, popolazioni più numerose e con un miglior livello di vita avranno un maggiore accesso a veicoli privati. Le fonti di energia pulita continueranno a crescere «ma il consumo di energia continuerà ad essere in gran parte dominato dai combustibili fossili dicono al Mit Come risultato, le emissioni globali dovrebbero raddoppiare entro la fine del secolo». Una tendenza che contrasto con un grosso problema: «Per rimanere al di sotto della soglia del riscaldamento, le emissioni globali devono raggiungere presto, se non immediatamente, il picco». Il contrario cioè di quanto sta accadendo. Il Climate and Energy Outlook esamina anche cosa succederebbe con un accordo sul clima più forte: «Gli impegni più ambiziosi ridurranno ulteriormente le emissioni di gas serra, ma anche con questi impegni il mondo rilascerà entro il 2040 un ammontare sufficiente di gas serra da rendere improbabile che il riscaldamento si fermi a 2°C», la soglia critica individuata dalla maggior parte degli scienziati del clima. Ma un altro autore del rapporto, Erwan Monier, avverte: «C’è una certa incertezza associata a queste stime. Il fatto è che c’è incertezza circa le emissioni future e anche sulla risposta del clima di queste emissioni. Eppure, è chiaro che sulla base dei soli sforzi in atto non centreremo l’obiettivo dei 2°C». Ma quali sono, dunque, i principali risultati del “2014 Climate and Energy Outlook”? Passiamoli in rassegna. Cambiamenti nell’energia e nelle emissioni. Con emissioni stabili e che diminuiscono nei Paesi sviluppati, con il presupposto che gli impegni di Copenhagen e Cancun siano rispettati e mantenuti nel periodo post-2020, la crescita delle emissioni in futuro verrà dagli altri Paesi del G20 e dai Paesi in via di sviluppo. La crescita delle emissioni globali risulta di 7 Gt di emissioni di CO2 equivalenti nel 2050, salendo a 92 Gt nel 2100, quasi raddoppiando le emissioni del 2010. Entro il 2050, i Paesi sviluppati rappresenteranno circa il 15% delle emissioni globali, in calo dal 30% sul 2010. Le emissioni di CO2 da combustibili fossili restano la principale fonte di gas serra. Altre emissioni di gas serra e le fonti di CO2 di energie non fossili rappresenteranno quasi il 33% del totale delle emissioni globali di gas serra entro il 2100 (leggermente in calo rispetto alle stime precedenti). Nel 2050, le emissioni dell’energia elettrica e dei trasporti rappresenteranno quasi il 52% delle emissioni mondiali di CO2 derivanti dall’uso di combustibili fossili (in leggero calo dal 56% nel 2010). Fino al 2050, i combustibili fossili continueranno a rappresentare oltre l’80% dell’energia primaria, nonostante la rapida crescita di rinnovabili e nucleare (in parte perché aumenta anche la quota di gas naturale dell’energia primaria). Cambiamenti climatici. I ricercatori del Mit prevedono cambiamenti accelerati nelle temperature globali e regionali, nelle precipitazioni, nell’uso del suolo, nell’innalzamento del livello del mare e nell’acidificazione degli oceani. L’aumento globale della temperatura media superficiale varia da 1,6 a 2,6°C entro il 2050 (rispetto alla media 1901-1950), e 3,3 5,6°C entro il 2100. L’aumento medio globale delle precipitazioni entro il 2050 varia dal 4,1 al 5,3% e del 7,5 12,4% entro il 2100 (rispetto alla media 1901-1950), l’espansione termica e la scioglimento dei ghiacciai terrestri contribuiranno ad un aumento del livello del mare di 0,08 0,12 metri entro il 2050, e di 0,25 0,44 metri entro il 2100. Maggiore carbonio nell’oceano porterà ad aumento di acidità media dell’oceano: il pH scenderà da 8,03 del 2010 a circa 7,85 pH entro il 2100. Le aspettative sull’accordo Unfccc sul clima del 2015. Probabili sforzi spiegano ulteriormente la curva di crescita delle emissioni, con una stima di 68 Gt di emissioni di CO2 equivalenti nel 2050, circa 9 Gt in meno rispetto alla stima dell’Outlook del Mit per il 2050. Nonostante ciò, a meno che l’accordo sul post-2020 sia molto più rigoroso di quel che oggi si prevede, il trend delle emissioni si discosterà ulteriormente rispetto a quello che l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) mostra come coerente con la stabilizzazione alle concentrazioni di gas serra entro il 2100.
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