http://www.greenreport.it Greenpeace incatena piattaforma petrolifera in partenza per l’Artico L’operazione compiuta con sommozzatori in Olanda, nel mirino impianto Gazprom. La polizia ha fermato e arrestato gli attivisti. Nuovo blitz dei militanti di Greenpeace contro Gazprom: stamattina gli attivisti hanno bloccato nel porto olandese di IJmuiden una piattaforma preparata per il gigante energetico statale russo Grazprom per impedire che parta per l’Artico, dove dovrebbe effettuare trivellazioni. Dopo cinque ore di blitz ambientalista, la polizia olandese ha fermato e arrestato gli attivisti di Greenpeace. «Ma la lotta per proteggere l’Artico continua senza sosta» dicono a Greenpeace Nederland Gazprom vuole trainare la piattaforma da Rotterdam al Mar di Pechora in un campo petrolifero al largo della Prirazlomnya, la piattaforma sulla quale vennero arrestati gli Arctic 30. La stessa piattaforma che alla fine dell’anno scorso ha prodotto il primo petrolio artico . Una piattaforma nel sensibile Artico è troppo, un’altra è follia..». Il blitz è stato preparato meticolosamente: dei sommozzatori hanno incatenato i piedi della piattaforma al fondale, poi è partito l’assalto con i gommoni e l’esposizione di striscioni con su scritto “Save the Arctic”. Oggi la piattaforma doveva essere rimorchiata fino a Rotterdam per essere caricata a bordo di una nave che dovrebbe trasportarla fino al giacimento di Dolguinskoie, ma gli ambientalisti dicono: «fino a che le nostre catene la trattengono, non potrà andare a Rotterdam. Questa città sembra davvero avere un ruolo da svolgere nello sfruttamento altamente irresponsabile dell’Artico». Faiza Oulahsen, a capo dell’a campagna per l’Artico di Greenpeace Nerderland, ha spiegato che «quasi un mese fa, è arrivato nel porto il primo tank con le attrezzature per la piattaforma petrolifera off-shore e ora è nuovamente coinvolto nel trasporto del secondo impianto di perforazione per il Mar di Pechora». Greenpeace accusa anche l’amministrazione cittadina di Rotterdam, che ha lanciato la Rotterdam Climate Initiative, di far finta di non vedere cosa preparano i russi nel suo porto. Oulahsen conclude: «E’ ironico che il Polo Nord, dove gli effetti del cambiamento climatico sono più visibili, sia il campo di battaglia delle compagnie petrolifere e dei governi per fare ancora più trivellazioni petrolifere. Non possiamo bruciare nemmeno la metà delle riserve di petrolio esistenti se vogliamo combattere i cambiamenti climatici pericolosi. Solo per soddisfare gli azionisti ed i governi stiamo quindi accelerando il global warming e mettiamo in pericolo la natura più vulnerabile».
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