Amnesty International
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martedì 12 agosto 2014

Nigeria, la Shell non bonifica le aree inquinate dal petrolio
di Riccardo Noury

In un rapporto diffuso il 4 agosto, Amici della Terra Europa, Amnesty International, Azione per i diritti ambientali, Centro per l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo e Platform hanno definito “vergognosa” la mancanza d’iniziative da parte del governo della Nigeria e del gigante petrolifero Shell per bonificare il terribile inquinamento da petrolio del Delta del fiume Niger, nonostante le raccomandazioni fatte in questo senso, tre anni fa, da uno studio delle Nazioni Unite.

Nel 2011, uno studio del Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite denunciò il massiccio inquinamento da petrolio e i conseguenti rischi per la salute della popolazione Ogoni nel Delta del Niger, rivelando anche dati precedentemente sconosciuti sull’inquinamento dell’acqua potabile e accusando la Shell di gravi lacune nelle procedure seguite per molti anni nella bonifica delle fuoriuscite di petrolio e di aver dato per bonificate aree ancora inquinate.

Lo studio, condotto su richiesta del governo nigeriano e finanziato proprio dalla Shell, aveva anche messo in evidenza le gravi carenze delle autorità nel regolamentare e controllare l’operato delle compagnie petrolifere.

Da allora, nonostante lo studio delle Nazioni Unite avesse provato che la Shell non aveva bonificato adeguatamente le aree inquinate dalle fuoriuscite di petrolio, la compagnia petrolifera ha continuato a difendere e utilizzare procedure del tutto inefficaci e a manipolare le informazioni per evitare di essere chiamata a rispondere del cattivo stato e delle perdite dei suoi oleodotti, talmente vecchi che la compagnia non rende noto quanto tempo fa siano stati costruiti.

Insomma, la Shell pare intenzionata a continuare a proteggere sé stessa piuttosto che le popolazioni del Delta del Niger.

Lo studio del 2011 delle Nazioni Unite aveva anche raccomandato l’istituzione di un’Autorità per il ripristino dell’ambiente dell’Ogoniland e di un Fondo per il ripristino ambientale con un capitale iniziale di un miliardo di dollari. Di entrambe le raccomandazioni non si è fatto nulla.

Il governo nigeriano, la Shell e i suoi governi nazionali (Regno Unito e Paesi Bassi), dopo aver beneficiato per anni dell’estrazione di petrolio nel Delta del Niger, dovrebbero ora sostenere i programmi di ripristino ambientale e sociale e la completa attuazione delle raccomandazioni dello studio delle Nazioni Unite del 2011.

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