Il Fatto Quotidiano Ogni città con un aeroporto internazionale è a rischio Il direttore generale Margaret Chan in un messaggio inviato alle missioni Onu nel mondo scrive: “La conferma del primo caso a Lagos, in Nigeria, è stato un campanello d’allarme. Il virus Ebola può essere diffuso attraverso i viaggi, mettendo ogni città con un aeroporto internazionale a rischio di casi importati”. Intanto i morti accertati sono saliti a 1013
Dopo aver faticato a dichiarare l’emergenza sanitaria internazionale e incassato le critiche di Medici senza frontiere l’Oms lancia un allarme sulla possibile diffusione del virus Ebola: “Ogni città con un aeroporto internazionale è a rischio Ebola” afferma il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, in un messaggio inviato alle missioni Onu nel mondo. “La conferma del primo caso a Lagos, in Nigeria, è stato un campanello d’allarme scrive Chan -. Il virus Ebola può essere diffuso attraverso i viaggi, mettendo ogni città con un aeroporto internazionale a rischio di casi importati”. Nel giorno dell’annuncio della morte del missionario spagnolo e della conferma che i morti ormai hanno superato il numero di mille arriva anche la notizia dell’invio del siero sperimentale da parte degli Stati Uniti verso la Liberia su autorizzazione dello stesso presidente Barack Obama. Più di un milione di persone, spiega il direttore generale, vivono nelle zone più colpite. “L’epidemia, che sta avendo già gravi ripercussioni economiche, rischia di far precipitare i paesi coinvolti. Le linee aeree cancellano i propri voli, le compagnie riportano a casa il loro staff. Fatemi essere molto chiara. Il bando ai viaggi non ferma l’epidemia, le misure preventive sì”. Secondo Chen, che ha assunto il coordinamento delle operazioni, il livello di vigilanza è già abbastanza alto nel mondo. “Lo dimostra spiega il gran numero di falsi allarmi negli aeroporti. La vigilanza alta assicura che i casi importati siano isolati prima che abbiano l’opportunità di diffondere l’infezione. Sono ottimista che, con il supporto dei nostri partner, lavorando insieme all’Onu possiamo portare l’epidemia sotto controllo”. Una donna nigeriana con i sintomi del virus è stata posta in isolamento al suo arrivo all’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul. La donna, 32 anni, viaggiava insieme al figlio di 4 anni a bordo di un volo della Turkish Airlines proveniente da Lagos in Nigeria. È stata trasferita insieme al figlio in un ospedale vicino all’aeroporto con febbre e vomito. I due passeggeri erano diretti a Istanbul dove avrebbero dovuto imbarcarsi su un volo per Barcellona. Msf invece ammorbidisce le sue critiche contro l’agenzia Onu accogliendo “positivamente le misure eccezionali che l’Organizzazione mondiale della Sanità sta adottando per far fronte a questa grave epidemia di Ebola. La nostra priorità dice Stephan Goetghebuer, vice direttore generale dell’organizzazione umanitaria - è salvare le vite delle persone affette dal virus attualmente, e, non è chiaro quanto velocemente i test clinici su un nuovo trattamento possano essere organizzati”. L’utilizzo di farmaci non ancora registrati contro l’Ebola, spiega in una nota Msf, “da solo non aiuterà a combattere l’epidemia che richiede un approccio olistico inclusivo di sensibilizzazione ed informazione delle comunità, un’efficace attività di ricostruzione dei contatti, l’immediato ricovero dei pazienti sospettati di aver contratto il virus presso centri specializzati nel trattamento, operatori sanitari ben formati e ben equipaggiati e un coordinamento efficace della risposta”. Tuttavia, “sosteniamo pienamente tutte le azioni intraprese per semplificare l’iter procedurale nella selezione di un trattamento dai risultati potenzialmente positivi, ovvero l’aumento della produzione e l’organizzazione di un rapido test sul terreno- il tutto nell’ambito di un quadro medico ed etico di riferimento ampiamente discusso dagli esperti di questioni etiche dell’Oms”. Msf, precisa Stephan Goetghebuer, “vuole che i suoi pazienti beneficino di qualsiasi cura che si dimostri efficace, e continuerà a lavorare con l’Oms e gli altri attori presenti sul campo per sostenere la semplificazione delle misure necessarie alla definizione dei test clinici di ogni farmaco che mostrerà promettenti effetti terapeutici. La selezione del farmaco e la definizione del quadro etico sarà piena responsabilità dell’Oms e dei ministri della Salute dei Paesi dove l’epidemia si è diffusa”.
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