Il Fatto Quotidiano Domenico Quirico ascoltato in procura: “Ho avuto paura di essere ucciso” Il giornalista de La Stampa, rientrato ieri in Italia dopo cinque mesi di sequestro in Siria, in serata è rientrato nella redazione del suo quotidiano. E ai colleghi ha detto: "Mi sono sentito umiliato. E' come se Dio avesse consegnato la Siria al demonio e avesse detto fanne quello che vuoi". Il racconto fornito ai pm concide con le ricostruzioni già fornite in Belgio dal suo compagno di disavventura, Pierre Piccinin “Mi sono sentito umiliato, umiliato come uomo perché mi davano i resti del cibo e dovevo chiedere gli avanzi, dovevo chiedere il permesso per qualsiasi cosa anche per andare al gabinetto. E’ come se Dio avesse consegnato la Siria al demonio e avesse detto fanne quello che vuoi”. Con queste parole Domenico Quirico, il giornalista della Stampa rapito in Siria lo scorso aprile e rientrato ieri in Italia, ha descritto ai suoi colleghi in redazione l’ “inferno” vissuto in cinque mesi di prigionia. “Nessuno ha avuto compassione di noi, non la abbiamo avuta né dai bambini né dai vecchi. Nessuno mi ha regalato un pezzo di pane. Solo una persona ha avuto pietà, quella che mi ha dato il telefono per chiamare casa”. Prima di rientrare a Torino in serata, Quirico era stato ascoltato dai pm della procura di Roma, a cui ha raccontato i dettagli del sequestro. ”Siamo stati fermati da due pick-up con a bordo uomini armati. I primi giorni eravamo bendati: ho avuto paura di essere ucciso. Forse tre gruppi ci hanno gestito”. Il verbale è stato secretato ma secondo quanto si è appreso agli investigatori il giornalista ha fornito particolari che coincidono con il racconto che in Belgio sta facendo il suo compagno di disavventura, Pierre Piccinin. Secondo indiscrezioni, ai magistrati della Procura di Roma Quirico ha raccontato che dopo essere stati sequestrati,”le condizioni di prigionia in cui siamo stati tenuti sono state da subito molto dure. Il mangiare era dato una volta al giorno al massimo”. L’inviato, inoltre, ha detto di aver tentato per due volte di fuggire assieme a Piccinin, ma dopo essere stato bloccato nuovamente dai suoi rapitori ha dovuto subire due finte esecuzioni. L’episodio della fuga era già stato riferito in mattinata dal compagno di prigionia Piccinin in un’intervista ad una radio belga. Per quel che riguarda il presunto utilizzo di armi chimiche nell’attacco del 21 agosto, Quirico ha confermato agli inquirenti di averne appreso attraverso una conversazione origliata tra i ribelli. Si tratta della stessa conversazione riferita da Piccinin, in cui i ribelli sostenevano che i gas tossici non erano stati utilizzati dal regime di Assad, ma da alcuni gruppi rivoluzionari per esasperare la situazione e indurre un intervento militare nel Paese. Conclusione, però, smentita da Quirico, che alla Stampa ha detto di non avere elementi per poter dire che non sia stato Assad ad utilizzare le armi chimiche, perché ha solo ascoltato una conversazione di cui non conosce l’attendibilità.
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