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https://now.mmedia.me La resistenza consumata dall’attesa Razan Zeitoune usa "Domare la Bestia" di Yassine al-Hajj Saleh per confrontare l'assedio di Ghouta ad una prigione Ghouta, provincia di Damasco - Ero destinata a sperimentare l'assedio con un mio amico che ha trascorso molti anni in carcere. Quasi nessun un evento passa senza che lei confronti l'assedio alla prigione, dicendo che le due esperienze sono molto simili in più di un modo. In entrambi i casi, si è limitati da una specifica e piccola area. E’ tutto sugli stessi volti e le stesse storie. Si deve imparare a reprimere i desideri, anche quelli più elementari. Proprio come la vita del prigioniero è nelle mani del suo carceriere, la vita di una persona sotto assedio è controllato da chi sta sparando colpi di mortaio o equipaggiando i jet MiG che gli volteggiano sopra, per non parlare dei fantasmi della fame e della malattia. Il carcere è molto più duro dell'assedio per alcuni aspetti, come la tortura fisica e l’allontanamento dalla propria famiglia. Ma l'assedio è più crudele in altri modi, in quanto comprende la famiglia, i propri cari, e i bambini, così come il loro cibo, l’istruzione e il futuro. Più lungo e più duro si fa l'assedio, meno probabilità ha la gente di resistere, mentre cresce la stanchezza intrappolando le persone nel loro dolore e nella disperazione. Alcuni anni fa, Yassine al-Hajj Saleh ha scritto Domare la Bestia, un libro in cui ha descritto la prigione politica di lunga durata, i suoi tempi, i fantasmi, e gli strumenti utilizzati per addomesticarlo, in Siria sotto Assad. È una storia su come la vittima doma la bestia mentre è ancora sotto la sua presa. E' straziante visualizzare questa persona debole e fragile le cui ossa sono state rotte, le cui unghie sono stati strappate, che è stato sottoposto metodicamente alla fame, all'umiliazione, e alla distruzione della sua identità, sorridere con calma all'enorme bestia con la bocca spumosa brutta e con lunghe braccia flagellanti. "L'assedio è uno stile di vita obbligatoria e un'esperienza comune per decine di migliaia di siriani. La sua durata prolungata e la vasta base sociale, ne fanno un’esperienza veramente nazionale." Eppure molti siriani sotto la rivoluzione in generale, e sotto l'assedio, in particolare, stanno ancora vivendo il momento come una cosa temporanea, anche se, da tempo, si è trasformato in un modo inevitabile della vita. Ognuno è stanco ora, tanto più che molte regioni liberate sono state perse di nuovo a favore delle forze di Assad. Quando alcuni abitanti di queste regioni recentemente hanno scandito slogan a sostegno delle truppe del regime, ho pensato che probabilmente non hanno sentito parlare di Domare la Bestia, e che la rivoluzione, per loro, è sintetizzata da una vittoria militare qua e là, o che la morte e la fame alla fine prenderanno il sopravvento nonostante tutto. Tutti sono in attesa della liberazione, la cui data rimane sconosciuta. L'attesa consuma qualsiasi capacità di resistenza rimane. L'attesa è abominevole, coinvolgente e straziante per la mente e per l'anima. "Ci sono due tipi di persone sotto assedio. Il primo tipo ammazza il tempo ... nell'assedio si perde tempo, il cui impatto negativo rimane sulle spalle della persona sotto assedio fino al momento della salvezza. Al contrario, il secondo tipo cerca di domare il tempo, un nuovo inizio, e segna nuove conquiste sotto l'assedio. Qui gli assediati si fondono all'assedio nel proprio progetto di vita, dandogli così un nuovo significato e ampliando l'ambito della loro libertà, anche se sono sotto assedio." I mezzi più importanti per domare il tempo non sono quelli di sperperare l’attesa. I fori nella parete spessa dell'assedio devono essere rotti, in modo da poter respirare e vedere il mondo esterno. E' inutile cercare di emulare qualsiasi parte della propria vita precedente sotto l'assedio. Alcuni elementi essenziali della propria vita precedente, non esistono più. I giovani di recente hanno inscenato una protesta per chiedere la liberazione di una dei loro amici che è stata rapita da ISIS. Molti abitanti della strada hanno reagito chiedendo: "Chi è ISIS?" La vita senza elettricità significa vita senza tv, senza internet, e nessun mondo esterno. La gente semplicemente discute di ciò che accade all'interno della loro area geografica ristretta dall’assedio. Anche le parole utilizzate diventano più ripetitive. Mentre il tempo passa, si va alla ricerca di una parola sfuggente che usava essere evidente prima. Immagini visive che a poco a poco svaniscono a seconda di come è ricca l’immaginazione di ognuno. "La relazione tra una persona sotto assedio e il tempo è complessa e contraddittoria. Alcuni lettori tra di noi possono essere culturalmente aggiornati e in contatto con il mondo esterno, ma anche altri aspetti della nostra personalità semplicemente smettono di crescere e vengono sminuiti." Questo è vero in una certa misura in ogni caso. L'assedio qui è diverso dal carcere in quanto è una parvenza di libertà, che dà l'illusione che la vita sia sopportabile. L'assediato vive quindi entro i confini di elementi locali che lo mettono sotto costante pressione, che minano la sua capacità di mantenersi aggiornato con, o anche sentire, qualsiasi cosa accada al di fuori di ciò a cui viene sottoposto. "L'assedio è una bestia con cui si può vivere solo se lo si addomesticano e lo si controlla" Si tratta solo di routine e di sofferenze della vita quotidiana nel modo più semplice, come la fornitura di acqua, cibo e sigarette, e non sapere nulla circa la durata o la portata dell’assedio. Questo si accumula come una stanchezza che ci sorvola gradualmente nel corso di una soddisfazione temporanea per aver sconfitto la bestia. Una mia amica mi ha detto che quando il Mig ha ruggito sulla sua testa, voleva che si avvicinasse in modo che lei potesse alzare le braccia verso le sue ali di metallo, come l'eroina del Titanic e lasciare che l'enorme pressione dell'esplosione la sollevasse verso l'alto per un assordante e mortale divertimento. Fino a quando la bestia non sarà sconfitta, addomesticarla significa che la vita e la morte non dovrebbero essere uguali. Lo stesso vale per la libertà e la schiavitù. https://now.mmedia.me The resistance is consumed by waiting Razan Zeitoune uses Yassine al-Hajj Saleh's "Taming the Beast" to compare the siege of Ghouta to a prison Ghouta, Damascus Province I was destined to experience the siege with a friend of mine who spent many years in prison. Hardly an event goes by without her comparing the siege to prison, saying that the two experiences are greatly similar in more ways than one. In both instances, you are confined to a specific and small area. It is all about the same faces and the same stories. One has to learn to suppress their desires, even the most basic ones. Much like the prisoner’s life is in their jailer’s hands, the life of a person under siege is controlled by whoever is firing mortar rounds or manning the MiG jets circling above, not to mention the specters of hunger and illness. Prison is much harsher than the siege in some respects, such as physical torture and estrangement from one’s family. But the siege is crueler in other ways, as it encompasses one’s family, loved ones, and children, as well as their food, education, and future. The longer and harsher the siege, the less likely people are to resist, as they grow tired and trapped in their grief and despair. A few years ago, Yassine al-Hajj Saleh wrote Taming the Beast, in which he described the long-time political prison, its times, ghosts, and tools used to domesticate it in Syria under Assad. It is a story about the victim taming the beast while still under its grasp. It’s heart-breaking to visualize this weak and frail person whose bones were broken, whose nails were pulled out, who was subjected to methodical hunger, humiliation, and destruction of their identity, smiling calmly at the huge beast with the ugly foamy mouth and flailing long arms. “The siege is a compulsory lifestyle and a joint experience for tens of thousands of Syrians. Its prolonged duration and broad ‘social basis’ make it a truly national experience.” Yet many Syrians under the revolution in general, and under the siege in particular, are still experiencing the moment as a temporary thing, even though it has long since turned into an inescapable way of life. Everyone is tired now, especially as many liberated regions were lost again to Assad forces. When some residents of these regions recently chanted slogans in support of regime troops, I thought that they probably haven’t heard of Taming the Beast, and that the revolution, for them, was epitomized in a military victory here and there, or that death and hunger eventually gained the upper hand in spite of everything. Everyone is waiting for “liberation,” the date of which remains unknown. The wait alone consumes whatever resistance capacity remains. The wait is abominable, addictive, and excruciating for the mind and soul. “There are two kinds of people under siege. The first kind ‘kills time’… the siege here is lost time, the negative impact of which is shouldered by the person under siege until the moment of salvation. In contrast, the second kind seeks to tame time, make a new start, and score new achievements under the siege. The besieged here blends the siege into their own life plan, thus giving it a new meaning and broadening the scope of their freedom even when under siege. The most important means to tame time” is not to squander it by waiting. Holes in the thick wall of the siege must be broken though so one can breathe and see the outside world. It is of no use to try to emulate any part of one’s former life under the siege. Some essentials of one’s previous life no longer exist. Youths recently staged a protest calling for the release of one of their friends who was kidnapped by ISIS. Many street dwellers reacted by asking, “Who is ISIS?” Life without electricity means life with no TV, no internet, and no outside world. People merely discuss what happens within their narrow geographical area under siege. Even the words used become more repetitive. As times goes by, one starts looking for an elusive word that used to be self-evident before. Visual images gradually fade depending on how rich one’s imagination is. “The relation between a person under siege and time is complex and contradictory. Some readers among us may be culturally up-to-date and in touch with the outer world, but other aspects of our personalities just stop growing and are dwarfed.” This holds true to a certain extent anyway. The siege here is different from prison as it is a “semblance of freedom” that gives the illusion that life is bearable. The beseiged thus lives within the boundaries of local elements that puts them under constant pressure, which undermines their capacity to keep up-to-date with or even feel whatever is happening outside what they are subjected to. “The siege is a beast with which one can live only if one tames and controls it.” It is all about routine and the suffering of daily life at its simplest, such as providing water, food, and cigarettes, and not knowing anything about the siege duration or scope. This accumulates as an exhaustion that gradually glosses over any temporary satisfaction of having defeated the beast. A friend of mine told me that when MiGs roar overhead, she wants them to come closer so that she can raise her arms toward their metal wings “like the Titanic hero” and let the enormous pressure of the explosion lift her upwards to a noisy and “fun” death. As long as the beast is not defeated, taming it means that life and death should not be equals. The same holds true for freedom and slavery.
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