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11 Set 2013

Veterani dei servizi segreti Usa avvertono Obama sulla trappola siriana
Traduzione di Giuseppe Volpe

Information Clearing House – Nonostante la supposta “elevata sicurezza” dell’amministrazione Obama a proposito della colpevolezza del governo siriano circa l’attacco chimico del 21 agosto nei pressi di Damasco, una dozzina di ex dirigenti dell’esercito e dei servizi d’informazione statunitensi dicono al presidente Obama che stanno raccogliendo informazioni che invalidano la Versione Ufficiale.

8 settembre 2013

PROMEMORIA PER:  Il Presidente

DA: Veteran Intelligence Professionals for Sanity (VIPS)

OGGETTO: La Siria è una trappola?

Priorità: IMMEDIATA

Ci rincresce informarLa che alcuni dei nostri ex collaboratori ci riferiscono, categoricamente, che, contrariamente alle affermazioni della Sua amministrazione, le informazioni più affidabili dimostrano che Bashar al-Assad NON è stato responsabile dell’incidente chimico che ha ucciso e ferito civili siriani il 21 agosto e che anche funzionari dei servizi d’informazione britannici ne sono al corrente. Nello scrivere questo rapporto scegliamo di presumere che Lei non sia stato completamente informato perché i Suoi collaboratori hanno deciso di offrirLe la possibilità di quella che è comunicazione nota come una “negazione plausibile”.

Abbiamo già percorso questa via in passato, con il Presidente George W. Bush, al quale abbiamo indirizzato il nostro primo promemoria VIPS immediatamente dopo il discorso all’ONU del 5 febbraio 2003 di Colin Powell, in cui egli divulgò “informazioni” fraudolente a sostegno dell’attacco contro l’Iraq. Anche allora scegliemmo di concedere al Presidente Bush il beneficio del dubbio, ritenendo che egli fosse stato fuorviato o, al minimo, consigliato molto male.

Per comprendere la natura fraudolenta del discorso di Powell non ci voleva un genio. E così, quello stesso pomeriggio, sollecitammo con forza il Suo predecessore a “ampliare la discussione … oltre il circolo dei consiglieri chiaramente inclini a una guerra per la quale non vediamo alcuna ragione convincente e le conseguenze non volute della quale riteniamo probabilmente catastrofiche.” Offriamo lo stesso consiglio oggi a Lei.

Le nostre fonti confermano che un incidente chimico di qualche genere ha effettivamente causato vittime e feriti il 21 agosto in un sobborgo di Damasco. Esse insistono, tuttavia, che l’incidente non è stato la conseguenza di un attacco dell’Esercito Siriano con l’utilizzo di armi chimiche di livello militare provenienti dal suo arsenale. Questo è il fatto più saliente, secondo funzionari della CIA che lavorano al problema siriano. Essi ci dicono che il direttore della CIA John Brennan sta perpetrando una frode del genere di quella che ha preceduto la guerra dell’Iraq a danno di membri del Congresso, dei media, del pubblico e forse anche Suoi.

Abbiamo osservato attentamente John Brennan negli anni recenti e, tristemente, riteniamo che quanto i nostri colleghi stanno ora affermando sia facile da credere. Ancor più tristemente, questo non è che una conferma per quelli di noi che hanno collaborato personalmente con lui: non gli diamo alcun credito. E ciò vale anche per il suo capo titolare, il direttore dei Servizi Nazionali d’Informazione James Clapper, che ha ammesso di aver prestato una testimonianza giurata “chiaramente erronea” al Congresso, negando che la NSA intercettava gli statunitensi.

Sommario di informazioni dei servizi o complotto politico?

Che il Segretario di Stato John Kerry abbia evocato questa settimana il nome di Clapper in una testimonianza al Congresso, in un apparente tentativo di rafforzare la credibilità delle quattro pagine della “Valutazione governativa” ci colpisce come qualcosa di bizzarro. Tanto più in quanto, per qualche ragione non spiegata, non è stato Clapper bensì la Casa Bianca a diffondere tale “valutazione”.

Non è un dettaglio. Sappiamo come vanno queste cose. Anche se la “Valutazione governativa” è spacciata ai media come un “sommario d’informazioni dei servizi”, di tratta di un documento politico, non informativo. Gli estensori, manipolatori e adattatori hanno evitato di presentare dettagli essenziali. Inoltre hanno ammesso in anticipo che, pur attribuendo “elevata certezza” alla valutazione, essa restava “priva di conferma”.

Déjà Frode: Ciò ci riporta in flashback ai famosi verbali di Dowining Street del 23 luglio 2002 sull’Iraq. I verbali riportano che Richard Dearlove, allora capo dei servizi segreti britannici, riferiva al primo ministro Tony Blair e ad altri alti dirigenti che il Presidente Bush aveva deciso di spodestare Saddam Hussein mediante un’azione militare che sarebbe stata “giustificata da un’associazione di terrorismo e armi di distruzione di massa”. Dearlove aveva ricevuto l’informazione dall’allora direttore della CIA George Tenet, che aveva incontrato al quartier generale della CIA il 20 luglio.

La discussione seguita si era incentrata sulla natura effimera delle prove, inducendo Dearlove a spiegare: “Ma le informazioni e i fatti sono stati aggiustati in funzione della politica”. Siamo preoccupati che questo sia precisamente ciò che si è verificato con le “informazioni” sulla Siria.

Le informazioni

Esiste un crescente corpo di prove da numerose fonti in Medio Oriente – per lo più affiliate all’opposizione siriana e ai suoi sostenitori – che propongono un caso molto circostanziato circa il fatto che l’incidente chimico del 21 agosto sia stato una provocazione preprogrammata da parte dell’opposizione siriana e dei suoi sostenitori sauditi e turchi. Lo scopo, secondo quanto riferito, era di creare il genere di incidente che avrebbe portato gli Stati Uniti alla guerra.

Secondo alcuni rapporti, candelotti contenenti un agente chimico erano stati portati in un sobborgo di Damasco, dove poi erano stati aperti. Alcune persone nelle immediate vicinanze erano morte; altre erano rimaste ferite.

Non siamo a conoscenza di alcuna prova affidabile che sia stato sparato nell’area un razzo militare siriano in grado di veicolare un agente chimico. In realtà non siamo a conoscenza di alcuna prova materiale a sostegno dell’affermazione che si sia trattato della conseguenza di un attacco di un’unità militare siriana esperta di armi chimiche.

Inoltre abbiamo appreso che nei giorni 13 e 14 agosto 2013, forze dell’opposizione appoggiata dall’occidente hanno avviato in Turchia preparativi in anticipo per una grossa impennata militare irregolare. CI sono stati incontri iniziali tra alti comandanti militari dell’opposizione e funzionari dei servizi segreti del Qatar, turchi e statunitensi presso la guarnigione militare turca riconvertita di Antakya, provincia di Hatay, ora usata come centro comando e quartier generale dell’Esercito Siriano Libero (FSA) e dei suoi patroni stranieri.

Alti comandanti dell’opposizione arrivati da Istanbul hanno preaggiornato i comandanti regionali a proposito di un’imminente intensificazione dei combattimenti a causa di “uno sviluppo che cambia la guerra” e che, a sua volta, avrebbe determinato un bombardamento guidato dagli USA contro la Siria.

In riunioni di coordinamento delle operazioni ad Antakya, cui hanno partecipato alti funzionari dei servizi segreti turchi, del Qatar e statunitensi nonché alti comandanti dell’opposizione siriana, ai siriani è stato detto che i bombardamenti sarebbero iniziati nel giro di pochi giorni. Ai leader dell’opposizione è stato ordinato di preparare rapidamente le loro forze a sfruttare i bombardamenti statunitensi, a marciare su Damasco e a rovesciare il governo di Bashar al-Assad.

I funzionari dei servizi d’informazione del Qatar e turchi hanno assicurato ai comandanti regionali siriani che sarebbero state fornite loro grandi quantità di armi per l’offensiva imminente. E lo sono state. Un’operazione di distribuzione di armi senza precedenti per portata è iniziata in tutti i campi dell’opposizione nei giorni 21 – 23 agosto. Le armi sono state distribuite da magazzini controllati dai servizi segreti del Qatar e turchi sotto la stretta supervisione di funzionari dei servizi segreti statunitensi.

Cui bono?

E’ chiaro che vari gruppi che cercano di rovesciare il presidente siriano Bashar al-Assad hanno ampi incentivi a ottenere che gli Stati Uniti siano più profondamente coinvolti nel sostegno a tale tentativo. Finora non è stato chiaro, analogamente, che il governo israeliano di Netanyahu ha incentivi ugualmente forti a ottenere che Washington sia più profondamente impegnato in ancora un’altra guerra nell’area. Ma con franche sollecitazioni in arrivo da Israele e dagli statunitensi che esercitano pressioni a favore degli interessi israeliani, questo obiettivo prioritario israeliano si sta facendo chiarissimo.

La giornalista Judi Rudoren, scrivendo da Gerusalemme in un importante articolo sul New York Times di venerdì, affronta le motivazioni di Israele in un modo insolitamente schietto. Il suo articolo, intitolato “Israele appoggia un attacco limitato contro la Siria”, osserva che gli israeliani hanno sostenuto, senza far rumore, che il miglior risultato dei due anni e mezzo di guerra civile in Siria, almeno per il momento, è nessun risultato. La Rudoren prosegue:

“Per Gerusalemme lo status quo, per quanto orribile possa essere da un punto di vista umanitario, sembra preferibile o a una vittoria del governo di Assad e dei suoi sostenitori iraniani o a un rafforzamento dei gruppi ribelli, sempre più dominati da sunniti jihadisti.”

“Questa è una situazione di spareggio in cui occorre che entrambe le squadre perdano, ma al minimo non si vuole che una vinca; siamo per un pareggio”, ha dichiarato Alon Pinkas, un ex console generale israeliano a New York. ‘Lasciamoli sanguinare, che perdano sangue fino a morirne: questa e la visione strategica qui. Fin che dura, non esiste alcuna vera minaccia dalla Siria’”.

Noi riteniamo sia questo il mondo in cui gli attuali leader di Israele considerano la situazione in Siria e che un maggiore coinvolgimento statunitense – anche se, inizialmente, con attacchi militari “limitati” – garantirà probabilmente che non ci sarà una soluzione vicina del conflitto in Siria. Quanto più a lungo sunniti e sciiti si attaccano reciprocamente alla gola in Siria e nella regione più vasta, tanto più Israele calcola di essere al sicuro.

Il fatto che il principale alleato sia l’Iran, con il quale ha un trattato di mutua difesa, gioca anch’esso un ruolo nei calcoli israeliani. I leader dell’Iran non è probabile siano in grado di avere un grande impatto militare in Siria e Israele e Israele può evidenziare ciò come fonte di imbarazzo per Teheran.

Il ruolo dell’Iran

L’Iran può essere facilmente incolpato per associazione e accusato di ogni genere di provocazione, reale o immaginata. Alcuni hanno visto la mano di Israele nella provenienza delle accuse più incriminanti contro Assad riguardo alle armi chimiche e la nostra esperienza ci suggerisce che ciò è estremamente possibile.

Possibile è anche un attacco sotto falsa bandiera di una parte interessata che si traduca nell’affondamento o nel danneggiamento, ad esempio, di una delle cacciatorpediniere statunitensi ora di pattuglia appena a ovest della Siria. Potrebbe essere fatto conto sui nostri media dominanti perché spremano da ciò tutto ciò che può essere utile, e Lei si troverebbe sotto una pressione ancora maggiore per ampliare il coinvolgimento militare in Siria e forse oltre, contro l’Iran.

L’Iran si è unito a coloro che incolpano i ribelli siriani dell’incidente chimico del 21 agosto ed è stato rapido nell’ammonire gli Stati Uniti a non farsi coinvolgere più a fondo. Secondo il canale iraniano in inglese Press TV, il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javid Zarif ha dichiarato: “La crisi siriana è una trappola preparata da gruppi sionisti di pressione [per gli Stati Uniti]”.

In realtà può non essere lontano dal bersaglio. Ma noi riteniamo che i Suoi consiglieri possano essere cauti nell’occuparsi di questa idea. Dunque noi consideriamo nostra continua responsabilità cercare di farLe arrivare la nostra parola per assicurare che Lei e altri decisori della politica abbiate il quadro completo.

Rappresaglia inevitabile

Speriamo che i Suoi consiglieri L’abbiano avvertita che le rappresaglie per attacchi contro i siriani non sono una questione di SE, bensì di DOVE e QUANDO. La rappresaglia è inevitabile. Ad esempio, attacchi terroristici contro ambasciate e altre installazioni statunitensi è probabile facciano apparire, in confronto, un polverone minore ciò che è successo alla “Missione” statunitense di Bengasi l’11 settembre 2012. Uno di noi ha affrontato direttamente questa questione chiave una settimana fa in un articolo intitolato “Possibili conseguenze di un attacco militare statunitense contro la Siria – Ricordando la distruzione della caserma dei Marine USA a Beirut, nel 1983”.

Per il Comitato Direttivo di Veteran Intelligence Professionals for Sanity

Thomas Drake, Senior Executive, NSA (ex)

Philip Giraldi, CIA, Operations Officer (in pensione)

Matthew Hoh, ex Capt., USMC, Iraq & Foreign Service Officer, Afghanistan

Larry Johnson, CIA & State Department (in pensione)

W. Patrick Lang, Senior Executive and Defense Intelligence Officer, DIA (in pensione)

David MacMichael, National Intelligence Council (in pensione)

Ray McGovern, ex US Army infantry/intelligence officer & CIA analyst (in pensione)

Elizabeth Murray, Deputy National Intelligence Officer for Middle East (in pensione)

Todd Pierce, US Army Judge Advocate General (in pensione)

Sam Provance, ex Sgt., US Army, Iraq

Coleen Rowley, Division Council & Special Agent, FBI (in pensione)

Ann Wright, Col., US Army ; Foreign Service Officer (in pensione)


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  http://www.informationclearinghouse.info/article36157.htm

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