http://www.internazionale.it L’attacco armato è sempre più probabile
La diplomazia internazionale è al lavoro per decidere che azione intraprendere in Siria, ma l’opzione di un attacco contro il regime di Damasco è sempre più realistica. In seguito a un accordo tra il ministero degli esteri siriano e le Nazioni Unite, gli ispettori dell’Onu sono stati autorizzati a visitare Ghuta, vicino a Damasco, dove il 21 agosto è avvenuto il massacro che sarebbe opera di armi chimiche. Secondo i ribelli nell’attacco sono morti 1.300 civili. L’ispezione dovrebbe cominciare il 26 agosto e durante la visita il governo ha accettato di rispettare un cessate il fuoco, scrive Al Jazeera. Il dubbio, però, è che a cinque giorni dalla strage ci siano rimaste poche tracce dei gas. Washington, invece, ha pochi dubbi, su chi abbia usato i gas letali. Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che l’amministrazione statunitense è convinta che le forze armate siriane abbiano usato i gas contro i civili e ha definito “troppo in ritardo per essere credibile” la decisione di Assad di lascia passare gli ispettori Onu. Dopo una lunga telefonata tra il presidente Barack Obama e il premier britannico David Cameron, gli Stati Uniti hanno rafforzato la flotta militare nel Mediterraneo. Secondo il Telegraph, anche la marina britannica si sta preparando ad agire congiuntamente a quella statunitense. E mentre in Giordania sono riuniti i capi di stato maggiore di Stati Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Canada per programmare un’eventuale azione congiunta, Bashar al Assad nega ogni accusa in un’intervista al quotidiano russo Izvestia. Secondo il presidente le accuse sono un “insulto al buon senso” e, in caso di attacco, “gli Stati Uniti devono prepararsi ad affrontare un fallimento proprio com’è successo in tutte le precedenti guerre, dal Vietnam ai giorni nostri”.
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