http://nena-news.globalist.it Siria, il governo vince la battaglia di Qusair Le truppe di Damasco riprendono la città al confine con il Libano: vittoria strategica. Uccisi 23 militanti di Hezbollah. Assad: "Dopo di me, libere elezioni". Roma, 20 maggio 2013, Nena News - Truppe siriane e combattenti di Hezbollah hanno ieri ripreso il controllo della città di Qusair, in mano ai gruppi di opposizione al regime di Bashar al-Assad. Secondo quanto riportato dall'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, 52 persone sono morte e 23 militanti libanesi sarebbero stati uccisi negli scontri a fuoco. L'esercito di Assad ha preso il controllo della piazza principale, della sede del Comune e della Chiesa. La tv di Stato siriana ha riportato l'arresto di numerosi ribelli, che tentavano di fuggire vestiti da civili. La battaglia per Qusair va avanti da settimane: ieri l'esercito da Damasco ha attaccato via terra, casa per casa, dopo una serie di bombardamenti aerei. Una città strategica per entrambi i fronti, perché collega la capitale Damasco alla costa, vicino al confine con il Libano: controllare Qusair significa in parte controllare il Paese. Soprattutto per lo smercio di armi, contrabbandate in gran quantità dalla permeabile frontiera libanese. E la presenza ingente di miliziani di Hezbollah nella battaglia di Qusair ne è la prova: il coinvolgimento del movimento libanese nella guerra civile siriana a fianco di Assad è ormai palese, tanto da spingere nuovamente il primo ministro israeliano Netanyahu a minacciare Damasco di un nuovo intervento militare, dopo i bombardamenti di due settimane fa. Da tempo il governo siriano era impegnato nella ripresa di Qusair e delle cittadine vicine, nel distretto di Homs, cuore della comunità alawita a cui appartiene il presidente Assad. Immediata la reazione della Coalizione Nazionale Siriana, federazione dei gruppi di opposizione al regime, che ha denunciato "il bombardamento barbaro e distruttivo" della città, avvertendo che una simile azione può far naufragare la conferenza proposta da Stati Uniti e Russia per la fine del mese. Una conferenza che però le stesse opposizioni avevano criticato, perché non prevedeva l'allontanamento immediato di Bashar al-Assad ma un suo possibile coinvolgimento nella transizione, almeno all'inizio. Dal canto sui Assad ha messo in chiaro la sua posizione: in un'intervista a Repubblica, il presidente siriano ha detto che non si dimetterà fino alla fine del suo mandato, il prossimo anno, e che a quel punto spetterà al popolo siriano - e non a Washington - disegnare il proprio futuro con libere elezioni. Nena News
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