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17 settembre 2013

Quello che il rapporto dell’Onu non dice

Il 16 settembre l’Onu ha pubblicato i risultati dell’indagine sull’uso delle armi chimiche a Damasco il 21 agosto. Quel giorno nel quartiere di Ghuta, alla periferia di Damasco, sono stati sparati dei razzi contenenti gas sarin contro i civili.

Il 91 per cento dei campioni di urina e l’85 per cento dei campioni di sangue prelevati nella zona colpita infatti contengono tracce di gas sarin. Gli ispettori dell’Onu non hanno detto chi ha usato le armi chimiche, perché stabilire la responsabilità dell’attacco non rientrava tra i loro compiti. Ma dai dettagli emersi nel rapporto, fa notare il Washington Post, sembra che sia stato il regime di Bashar al Assad. Il quotidiano ha riassunto la questione in cinque punti.

         Le munizioni. Chiunque abbia colpito la periferia di Damasco con il gas sarin, lo ha fatto usando delle munizioni speciali, create apposta per le armi chimiche. Secondo gli esperti il regime le possiede, e ha le risorse per fabbricarle, ma i ribelli no.

         Da dove sono partiti i missili. Le armi sono state lanciate da nordovest, da un punto che è molto vicino a una base militare dell’esercito, in un’area controllata dalle forze del regime. Le postazioni dei ribelli si trovano dalla parte opposta. Se i colpi fossero stati sparati dai ribelli, avrebbero dovuto provenire da sudest.

         Le forniture. Gli investigatori dell’Onu hanno analizzato trenta campioni, che oltre al gas sarin contenevano “agenti chimici particolari, come gli stabilizzatori”. Questo proverebbe che le armi sono state prese da un deposito e poi raffinate. Questo escluderebbe la possibilità, suggerita dal regime siriano, che i ribelli le abbiano rubate da un deposito del governo.

         Le lettere russe. I caratteri in cirillico che si trovano sulle armi fanno pensare ad armi di fabbricazione russa. La Russia è il maggior fornitore di armi al regime di Assad, e soprattutto non dà armi ai ribelli. Le armi dell’opposizione arrivano dalla Croazia, e quindi dovrebbero avere caratteri latini.

         Le parole di Ban Ki-moon. Quando ha presentato il documento alla stampa, il segretario delle Nazioni Unite ha detto che l’inchiesta non indica un colpevole preciso, ma ha aggiunto: “tutti ci siamo fatti un’idea su questo”. Ban Ki-moon ha aggiunto che “qualcuno dovrà rispondere” e che “non ci sarà impunità” per l’uso delle armi chimiche, parlando esplicitamente di un “crimine di guerra”. Ha dichiarato che “i responsabili dovranno essere processati”, riferendosi chiaramente alla Corte penale internazionale. Un linguaggio che sembra rivolto più al regime di Assad che non a un gruppo di ribelli senza statuto formale.

Cos’è il gas sarin. Il gas sarin è stato scoperto alla vigilia della seconda guerra mondiale in Germania. È stato usato anche per l’attentato nella metropolitana di Tokyo nel 1995.

Oltre all’inalazione, basta un semplice contatto del gas con la pelle per bloccare il sistema nervoso e provocare la morte per arresto cardiorespiratorio. La dose letale è mezzo milligrammo per un adulto, e la sostanza è incolore e inodore.

Il conflitto in Siria è cominciato nel marzo del 2011. Finora, secondo l’Onu, ha causato più di 100mila morti, di cui circa la metà sono civili. I profughi sono due milioni, mentre gli sfollati rimasti nel paese sono 4,5 milioni.

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