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http://www.thedailybeast.com/openzion.html La Posizione dell'AIPAC sulla Siria La scorsa settimana, Politico ha pubblicato una storia sul silenzio della lobby ebraica pro-Israele per quanto riguarda l'intervento degli Stati Uniti in Siria, con una particolare attenzione per l'AIPAC. E' una domanda giusta da chiedere: il mandato dell'AIPAC è il rafforzamento delle relazioni USA-Israele, ed è una delle più potenti lobby di Washington, e la guerra civile siriana pregiudica gli interessi americani e israeliani nella regione. Ci si potrebbe, quindi, aspettare una presa di posizione pubblica sul problema più grande del giorno, l’Usa attacca mezzi militari del regime. E dopo che il presidente Obama ha annunciato che stava andando al Congresso a chiedere l'autorizzazione per l'attacco, gli osservatori hanno cominciato a desiderare, con un pò più fiducia, che l’AIPAC sarebbe diventata molto più attiva. Pare che i funzionari della Casa Bianca abbiano addirittura paura di ciò che l’AIPAC può fare. Se Obama è visto come incapace di far rispettare la sua linea rossa sulla Siria, cosa vi suggerisce sull’Iran la politica dell’amministrazione nella stanza ovale. Non mi aspetto che l'AIPAC svolga un ruolo di primo piano nel dibattito sulla Siria, perché (1) non c'è tanta incertezza intorno alla politica del Presidente Obama sulla Siria, (2) semplicemente la Siria non è una delle sue priorità, e (3) crea preoccupazioni essere catramati da una posizione che sostiene guerre americane nell’interessi israeliano. Ci sono state un sacco di critiche sulla politica di Obama in Siria, da sinistra, da destra e dal centro. Sembra, senza alcuna ulteriore spiegazione da parte della Casa Bianca, che Obama intenda punire semplicemente il regime di Assad colpendo alcune delle sue attività militari, e poi riportare gli aerei e le navi a casa. Questo, alla fine, lascierà condizioni abbastanza simili a come erano prima dell’attacco. Data proprio l'incertezza dell'AIPAC e della posizione conflittuale di Israele contro la guerra civile, non avrebbe senso spingere in anticipo sulla Siria assumendo un ruolo attivo nell’influenzare il Congresso. L'AIPAC non ha intenzione di spendere il suo capitale sulla Siria quando ha problemi più grandi che richiedono un'attenzione più sostenuta: come ad esempio gli aiuti degli Stati Uniti a Israele, e l'Iran. Questo non vuol dire che l'AIPAC pensa che la Siria sia irrilevante. Essa ha ancora una posizione ufficiale, composta da tre punti: (1) preoccupazione per le violazioni dei diritti umani, (2) il ruolo della Siria nella rete terroristica regionale, e (3) il suo programma nucleare. Ma la Siria conta, nella misura in cui s’inserisce nella principale preoccupazione dell'organizzazione, il programma nucleare iraniano e la sua minaccia per gli interessi israeliani e americani. L’AIPAC non è mai stata reticente su questo punto, e questo è il motivo per cui ci si potrebbe aspettare che AIPAC accetti di aiutare l'Amministrazione nell’influenzare il Congresso sulla Siria. Rafforzare la linea rossa oltre l'uso da parte del regime di armi chimiche, mostrando determinazione a contrastare la diffusione delle armi di distruzione di massa, e la volontà di usare la forza per promuovere i suoi interessi, questo è considerato un elemento necessario della politica di Washington sull'Iran. Infine, l'AIPAC è ben consapevole di quello che viene fuori nel pezzo su Politico come qualcosa di più inquietante: "Il silenzio potrebbe essere un problema per Obama, dal momento che i gruppi ebraici sono collegati a tutti gli schieramenti politici, e brandiscono influenza dall'estrema destra ai democratici liberali sulle questioni critiche per il Medio Oriente, in particolare quando si tratta di uso della forza militare." L'implicazione che gli ebrei americani hanno un'influenza notevole quando Washington utilizza i suoi militari è abbastanza problematica, ma è esacerbata dall'ombra del 2003 in Iraq, dalla guerra impropriamente creduta da molti di essere stata fomentata dagli ebrei americani, specialmente dall’AIPAC, e dal suo vero obiettivo, punire l’Iran per il suo programma nucleare, come concepito da molti, un attacco militare americano contro l'Iran. Lo spettro del controllo ebraico, formulato nella sua forma più distinta dall'affermazione Mearsheimer-Walt, rende difficile pensare o analizzare la politica dei gruppi di ebrei pro-Israele, senza lasciarsi trasportare in accuse di un'influenza indebita. Il controllo ebraico non è mai una rappresentazione accurata della realtà, ma anche così, l'AIPAC è diventata più consapevole di questo e ha alterato le proprie attività di conseguenza. La sua posizione, o la mancanza di una posizione, contro la nomina di Chuck Hagel come Segretario della Difesa avrebbe potuto essere l'inizio di un processo più ampio, vale a dire, una più attenta attività di lobby, in particolare su questioni che non sono "di vita o di morte" e rimangono aperte ad un gentile incitamento. Sembra che rifuggendo la lobbying più belligerante che ha caratterizzato gli anni 90, quando entrambi i presidenti americani (George HW Bush) e i primi ministri israeliani (Yitzhak Rabin) dovevano portare a compimento gl’interventi più sconsiderati. Il gentile incitamento continuerà sulla Siria. Niente di tutto questo è per dire che non sarà coinvolta: è probabile che l'AIPAC sosterrà gli sforzi dell'amministrazione per convincere il Congresso ad autorizzare il presidente ad usare la forza contro la Siria, soprattutto se richiesto. Ma fornire informazioni e spunti di discussione per i membri del Congresso, su richiesta del presidente su una questione in cui non si sentono fortemente contrari, anzi che addirittura condividono, non è la stessa lotta per una politica concepita come prioritaria. A volte, non è affare dell’AIPAC. http://www.thedailybeast.com/openzion.html Sep 2, 2013 AIPAC’s Position (Or Lack of One) on Syria by Brent E. Sasley Last week, Politico ran a story on the silence of Jewish pro-Israel lobby groups regarding U.S. intervention into Syria, with a focus on AIPAC. It’s a fair question to ask: AIPAC’s mandate is the strengthening of the U.S.-Israel relationship, it is one of Washington’s most powerful lobbies, and the Syrian civil war does affect American and Israeli interests in the region. One might, then, expect it to take a public position on the biggest issue of the day, U.S. strikes against the regime’s military assets. And after President Obama announced he was going to Congress for authorization for the attack, observers began wonderingwith some claiming more confidentlythat AIPAC would become much more active. Apparently White House officials even fear what AIPAC will do. If Obama is seen as not enforcing his red line over Syria, how, one hinted, would this “800-pound gorilla in the room” view the Administration’s Iran policy. I wouldn’t expect AIPAC to play a prominent role in the debate over Syria, though, because (1) there’s so much uncertainty around President Obama’s Syria policy; (2) Syria is simply not one of its priorities; and (3) there is concern over being tarred with a position of supporting American wars in Israeli interests. There has been plenty of criticism about Obama’s Syria policy, from the left, the right, and policy hands in between. It appears, without any further explanation from the White House, that Obama intends to simply punish the Assad regime by striking some of its military assets, and then bring the planes and ships home. This will, in the end, leave conditions pretty similar to what they were prior to any strike. Given AIPAC’s own uncertainty and Israel’s conflicted position on the civil war, it wouldn’t make sense for the organization to push out ahead on Syria and take an active role in lobbying Congress. It’s not going to spend its capital on Syria when it has bigger issues that require more sustained attention: U.S. aid to Israel, and Iran. This is not to say that AIPAC thinks Syria is irrelevant. It does have an official position, composed of three points: concern over human rights violations, Syria’s role in a regional terror network, and its nuclear program. But Syria matters to the extent it fits into the organization’s major concern, the Iranian nuclear program and its threat to Israeli and American interests. AIPAC has not been reticent about making this point, and this is why we might expect AIPAC to agree to help the Administration lobby Congress on Syria. Reinforcing the red line over the regime’s use of chemical weaponsthat is, showing determination to confront the deployment of weapons of mass destruction and a willingness to use force to promote its interestsis considered a necessary element of Washington’s Iran policy. Finally, AIPAC is well aware of what comes out in the Politico piece as something more ominous: “The silence could be a problem for Obama, since the Jewish groups are connected across the political spectrum, wielding influence from the far right to liberal Democrats on issues critical to the Middle Eastespecially when it comes to the use of military force.” The implication that American Jews have considerable influence over when Washington uses its military is problematic enough, but is exacerbated by the shade of the 2003 Iraq warinaccurately believed by many to have been pushed by American Jews, especially AIPACand AIPAC’s efforts to punish Iran for its nuclear programits real goal, as conceived by many, an American military attack on Iran. The specter of Jewish control, couched in its most distinguished form by the Mearsheimer-Walt assertion, makes it difficult to think about or analyze the politics and lobbying of pro-Israel Jewish groups without drifting into accusations of inappropriate influence. Jewish control was never an accurate depiction of reality, but even so, AIPAC has become more aware of this and altered its activities accordingly. Its positionor lack of oneon Chuck Hagel’s nomination as Defense Secretary might have been the beginning of this broader process; namely, a more careful lobbying, particularly on issues that are not “life-or-death” and are open to gentle prodding. It seems to be eschewing the more belligerent lobbying that characterized the 1990s, when both American presidents (George H.W. Bush) and Israeli prime ministers (Yitzhak Rabin) had to take it to task for its reckless interventions. This will continue on Syria. None of this is to say it won’t get involved: it’s likely that AIPAC will support the Administration’s efforts to convince Congress to authorize the president to use force against Syria, especially if asked. But providing information and talking points to members of Congress at the request of the president on an issue it either doesn’t feel strongly opposed to or even agrees with isn’t the same as fighting over a policy it views as a priority. Sometimes, it’s just not about AIPAC.
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