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29 Agosto 2013

Siriane anche loro, Maissa e Samar

Maissa (a destra) e Samar Saleh (a sinistra) sono due giovane sorelle. Attiviste del movimento pacifico contro gli Asad. Ma sono state arrestate. Maissa dai servizi di sicurezza lealisti. E Samar dai qaedisti.

Le loro storie sono quella di una Siria che non si arrende, ma che è sempre più dimenticata dai media e che è stretta tra l’incudine del regime e il martello di criminali sedicenti jihadisti.

Entrambe hanno partecipato alla rivoluzione siriana sin dai suoi primi passi nel 2011. Hanno sempre creduto nell’importanza di mantenere  non violente le proteste. Fino all’ultimo hanno continuato a organizzare incontri nei vicoli della città vecchia di Damasco con altri giovani attivisti.

Proprio lì, a Suq Saruja, a Damasco, Maissa era stata arrestata con altri suoi compagni il 24 maggio 2013. Nonostante ciò, Samar ha continuato tenacemente il suo lavoro, ma ad Aleppo.

La metropoli del nord della Siria è lacerata dalla violenza. E Samar, sofferente per un’ernia al disco che non voleva curare per “non perdere tempo”, faceva la spola tra gli ospedali per aiutare i feriti e le loro famiglie.

Quando si è sentita troppo minacciata dalle forze di sicurezza del regime, ha lasciato la Siria e si è trasferita per qualche tempo in Egitto. Poi è tornata nella regione di Aleppo e da lì aggiornava costantemente la pagina Facebook del suo gruppo, Kesh Malek. 

Samar è però stata arrestata il 12 agosto scorso, assieme al giornalista siriano Muhammad al Umar, nei pressi di Atareb, il suo villaggio natale vicino ad Aleppo, da bande di estremisti.

Secondo il racconto dei compagni di Samar, questi uomini armati l’hanno trascinata per i capelli al cospetto della madre e poi sono andati via. Sono penetrati nel suo account Skype e da lì hanno comunicato che Samar è nelle mani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) nella vicina località di Da’sh. L’accusa rivolta a Samar è di aver ”insultato” su Facebook lo Stato islamico.

La gente di Atarib si è subito mobilitata con manifestazioni e sit-in di protesta, chiedendo l’immediato rilascio di Samar. Rappresentanti dell’Isis si sono limitati a dire che l’ultima parola sulla sorte della giovane è dell’emiro locale, stabilitosi a Dana.

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