http://www.sirialibano.com Per non sentirci colpevoli Ecco la mia collera nasce da una totale perdita delle proporzioni da parte dei media europei e mondiali. La propaganda islamofoba pluridecennale ha addormentato le coscienze e quindi il genocidio in corso una volta che il regime siriano è riuscito nell’operazione di far passare la repressione come un’azione antiterrorista diventa come un inevitabile. Per non sentirci colpevoli abbiamo bisogno che i media continuino a nutrirci delle nostre paure, dei mostri identitari, degli orchi squarciagole delle icone dissacrate, dei cristiani perseguitati, delle mani tagliate… Così il gioco di regime riesce perfettamente. Quanti sono quelli massacrati nei pozzi della morte di Assad (La parola prigione è assolutamente inadeguata alla realtà!)? Dipende da quante migliaia sono già morti. Ma l’operazione è dell’ordine delle centinaia di migliaia. Quasi tutto il paese sunnita è distrutto. Le città e le cittadine sunnite connesse con la zona costiera alawita sono svuotate a colpi di massacri terrorizzanti. Il balletto delle armi occidentali per i ribelli serve perché la vittoria geostrategica dello schieramento Russia-Iran non sia troppo eclatante, ma l’elaborazione teorica della convenienza della guerra civile sunnita-sciita dal punto di vista della sicurezza d’Israele e dell’Occidente è stato teorizzato ed espresso, ed è applicato puntualmente sul campo. E’ chiaro che per lo schieramento sunnita non resta che provare a difendersi impiegando i gruppi estremisti, gli unici autonomi sul piano dei finanziamenti e gli approvvigionamenti. Pazienza per la Siria, avremo un nuovo Afganistan, una nuova Somalia. Pessimi calcoli quelli occidentali. L’omissione di soccorso a popolo in disgrazia non si paga solo nel Giorno del Giudizio. Il conto salatissimo lo pagheranno i nostri figli nel cuore dell’Occidente. Da parte mia propongo di digiunare tutti un Ramadan di penitenza e di resipiscenza per chiedere a Dio e agli uomini la riconciliazione tra sunniti e sciiti e l’intervento immediato e decisivo della comunità democratica internazionale (non penso all’Onu) per salvare la rivoluzione democratica siriana (30 giugno 2013).
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