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Siria: profughi e jihadismo minacciano la Giordania Amman - La terza 'citta'' della Giordania dopo Amman e Aqaba è sorta nell'ultimo anno nelle sabbie del deserto al confine con la Siria. E' il campo profughi di Zataari, 160.000 abitanti, in gran parte donne e bambini, teatro di violenze e rivolte continue. Sulla frontiera sono ormai frequenti le scaramucce tra soldati giordani e siriani, mentre centinaia di jihadisti entrano in Siria per unirsi ai ribelli. Niente di strano se la Giordania, già alle prese con una grave crisi economica, teme di essere travolta dal conflitto. Il segretario di Stato americano John Kerry, che ieri ha fatto sosta ad Amman per la riunione dei Paesi 'Amici della Siria', oggi da Gerusalemme ha avvertito che la guerra sta raggiungendo la Giordania e il Libano. Nel Paese dei Cedri altre sei persone sono morte la notte scorsa in scontri tra sostenitori e oppositori libanesi del presidente siriano Bashar al Assad nella citta' settentrionale di Tripoli. Mentre un centinaio di miliziani del movimento sciita Hezbollah, alleato di Damasco e Teheran, sarebbero morti nei combattimenti in Siria al fianco delle truppe lealiste, secondo l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). La maggior parte di essi nella controffensiva governativa sulla citta' di Qusayr. Ma l'esercito di Assad sta riconquistando terreno anche nel sud, al confine con la Giordania, dove secondo fonti dei ribelli ha riconquistato nelle ultime settimane diverse località, come Tal Shihab, Khirbet Ghazal e Sahem Golan. Potrebbe essere questa la causa dell'azzeramento del flusso di rifugiati oltre frontiera a partire da sabato scorso, mentre fino ad allora entravano in media 2.500 persone al giorno. ''Assistiamo ad una continua violenza lungo il confine, e sembra che ciò impedisca alla gente di raggiungere la Giordania'', ha detto Andrew Harper, rappresentante ad Amman dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), sottolineando che centinaia di profughi potrebbero essere bloccati a ridosso del confine. E' attraverso i 371 chilometri di questa frontiera che in Giordania sono entrati mezzo milione di rifugiati in poco più di due anni. Quasi il 10 per cento della popolazione giordana residente. Ed entro la fine dell'anno si teme che possano raddoppiare. Abbastanza per mettere in ginocchio un Paese afflitto da una pesante crisi finanziaria e da sempre alle prese con una penuria di acqua ed elettricita'. L'Italia, che tra l'altro con il regno hashemita ha ottimi rapporti economici essendo il primo esportatore di merci nell'Unione europea, e' stato tra i primi a mobilitarsi per l'assistenza umanitaria. Fin dall'apertura del campo di Zataari, nell'estate del 2012, ha allestito un ospedale da campo che assiste 400-500 pazienti al giorno. Anche la situazione militare alla frontiera rappresenta una minaccia per la fragile Giordania. Dall'inizio di maggio si sono già registrati tre incidenti tra soldati siriani e giordani. Qatar e Arabia Saudita, che con i proventi del gas e del petrolio sostengono l'economia giordana, fanno pressioni su Amman perchè lasci passare anche dal suo territorio armi e combattenti, come avviene dalla Turchia. La Giordania cerca di opporsi, timorosa di quello che potrà voler dire un giorno il ritorno dei quei miliziani. Come avvenuto in passato con i reduci dall'Afghanistan. I membri di alcuni gruppi salafiti sono stati arrestati, ma si ritiene che almeno 500 jihadisti giordani siano riusciti ad entrare in Siria. Intanto le ipotesi piu' disparate circolano sulla missione di 200 militari Usa schierati nella regione di confine, oltre forse a britannici e di altri Paesi di cui si vocifera. Il premier Abdullah Ensour ha tenuto a smentire che stiano addestrando ribelli dell'Esercito libero siriano, affermando che stanno invece preparando le forze giordane a fronteggiare un'eventuale emergenza legata agli arsenali chimici di Assad. (ANSAmed).
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