http://ilmondodiannibale.globalist.it/ Assad: "missione compiuta" Come fece George W.Bush, oggi Assad potrebbe salire sul ponte di comando del suo spettrale palazzo e dichiarare: "missione compiuta." Qualcuno, diciamo così, si è chiesto a cosa sia servito l'attacco chimico alle porte di Damasco. Il "cui prodest" che per molti osservatori "aguzzi" assolveva Assad dalla sua centomillesima atrocità. Oggi, a qualche giorno dal momento in cui i gas venefici sono entrati nei polmoni di un migliaio di inermi civili, il raiss siriano può salire sul ponte di comando del suo spettrale palazzo presidenziale e, mimando un certo George W.Bush, proclamare il suo "mission accomplished". Ma quale "mission"? La "mission" di Assad, o per meglio dire dei burattinai che lo pilotano da distante, era quella di dimostrare che è finita l'epoca americana. E nel nuovo disordine mondiale si vive secondo la regola dell'instabilità stabile, che serve a tutti. Serve a Mosca, vera trionfatrice della partita, tornata prepotentemente sulla scena globale: serve a Tehran, che così seguiterà a giocare il ruolo di Mosca del Medio Oriente nell'ultima guerra fredda rimasta: serve alla Cina, che nell'instabilità stabile può proseguire indisturbata a fare affari e massacrare chi crede, senza che qualcuno possa porre domande fastidiose: serve alla destra israeliana, che ha nell'impresentabilità mondiale del blocco Khameney, Assad, Nasrallah la più forte legittimazione di qualsiasi politica intenda praticare nei territori occupati. Certo, la mission di Assad uccide l'Europa, inesistente soggetto in balìa del più cupo dissolvimento e quindi felice solo di potersi nascondere, e uccide l'Onu. Qui Assad, e i suoi burattinai, hanno fatto tesoro della lezione loro consegnata dal fu Saddam Hussein. Nel lontano 1988, ai tempi della guerra da lui combattuta per procura contro l'Iran, anche Saddam sapeva che esisteva una roba chiamata "convenzioni internazionali" che parlano di crimini contro l'umanità e di divieto di uso delle armi chimiche. Ma lui ritenne, con fondatezza, che avrebbe potuto gassare i curdi, lo fece, facendola franca. Con adamantina coerenza chi s’indignò per quella complicità internazionale e segnatamente gli Usa insieme con Saddam, gli Usa di Rumsfeld per ironia, oggi ce l'ha con Obama, il solo e riluttante critico della ripetizione del crimine di Saddam. I burattinai di Assad, che poi sono la destra globale con estrema sinistra al seguito, per portare il loro eroe a poter conquistare consensi nell'impaurito Occidente e piegarlo ai loro calcoli, hanno usato con maestria la creatura più preziosa dello scontro di civiltà, al-Qaida. Ma il capolavoro è un altro, è la teoria del real-pacifismo, che trionfa nelle cancellerie sconfitte: quella teoria dice, "Assad è un criminale, ma se lo colpiamo lui e i suoi amici potrebbero reagire sconsideratamente." Tradotto: i suoi crimini li faccia solo contro i siriani. In un mondo del genere perché Mugabe e il Kim di turno dovrebbero restare dei paria? Fanno festa! Con i pacifisti, ovviamente. Poi certo, tra un mese, qualche missile americano potrebbe partire: utile solo a rimettere in piedi Ginevra 2, e a rabberciare l'instabilità stabile. Con Mosca.
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