Originale: The Independent Siria: Il Teatro di Assad per l’Esercito Bashar al-Assad stava realmente parlando ai suoi soldati ieri, e ai fantasmi dei loro 12.000 morti. I volti di centinaia di questi “martiri” del governo, a colori e in bianco e nero su un’enorme bandiera siriana rosso-bianco-nera, stesa sulla parete del Teatro dell’Opera di Assad a Damasco, appena dietro il presidente. E’ stato, forse, macabro. Teatrale, naturalmente. Ci devono essere voluti giorni per cucirli insieme. Ma il messaggio è stato sufficientemente chiaro per i siriani: l’esercito è il vero fondamento del potere. Li ha salutati, li ha lodati, “gli ufficiali, i sergenti maggiori, i coraggiosi soldati.” Non ha mai citato il partito baathista, ha dedicato una breve attenzione alle odiate milizie governative. Ma l’esercito siriano l’Esercito Arabo Siriano avrebbe potuto starci anch’esso con Assad sul palcoscenico di 34 metri. I nomi dei morti, ha detto, saranno scritti in lettere e luci di fuoco”. E i loro volti morti guardavano giù al pubblico in quello che poteva essere un rimprovero. Quelli che odiano Assad ci ricorderanno che il più importante discorso di Hitler ebbe luogo nel Teatro dell’Opera Kroll di Berlino. Il discorso più importante di Bashar al-Assad è arrivato ieri nel teatro dell’opera che egli ha inaugurato meno di nove anni fa. L’ultima opera rappresentata al Kroll e tra le prime all’”Assad” fu ‘Le nozze di Figaro’. Tutti i discorsi sono teatrali. I paragoni finiscono qui. Hitler stava dichiarando guerra agli Stati Uniti. Assad sta continuando la sua guerra contro i “terroristi” armati. Ma peccato per l’occidente Assad è lontano dalla megalomania di Hitler e, per quanto possa essere apparso tedioso ai suoi oppositori, il suo discorso ha contenuto alcuni indizi intriganti a proposito di ciò che sta avendo luogo nelle stanze del potere baathista. Il suo strano riferimento alla battaglia per Ras el-Ein è stato importante. Tale minuscolo conflitto a Hassakeh è stato combattuto tra l’Unione Democratica Curda che tende ad allearsi con il regime e l’Esercito Siriano Libero e i suoi alleati che si sono alienati i curdi e a volte li hanno insultati. Assad stava elogiando i suoi amici non arabi siriani, suggerendo che i siriani armati non devono restare al fianco dei suoi oppositori. Domanda: il leader siriano sta cercando di riconquistare pezzi del suo territorio mediante un appello al popolo piuttosto che mediante la potenza di fuoco militare? Gran parte della roba, il “dialogo nazionale”, la sicurezza dei confini e il “patto nazionale”, l’abbiamo già sentita. Familiare è stata l’affermazione di Assad che la Russia e la Cina sono la cosa migliore dopo il pane dell’amicizia. E sono rimasto piuttosto sorpreso dalla sua affermazione che l’ideologia degli jihadisti, il loro desiderio di distruggere la Siria e i suoi sostenitori stranieri, significava che egli non aveva nessuno con cui parlare tra loro. Non è quello che Netanyahu dice di Hamas? Ma è stato l’esercito al centro del palcoscenico. Non il partito. Non la famiglia. Bensì l’esercito, che l’occidente considera poco meno che criminali di guerra. I giovani civili che si battono per attaccare il loro boss quando fa la sua uscita con troppo realismo per i gorilla della sua sicurezza si renderanno conto di questo? Scommetto che Assad se n’è reso conto. L’occidente titolerà in modo ovvio: “Me ne andrò un giorno, ma il paese rimane.” La verità? Intrigante. L’uomo non è buttato fuori dal ring. E nemmeno il suo esercito. La guerra, ahimè, prosegue. Da Z Net Lo spirito della resistenza è vivo
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