La mappa di Aleppo (Il quartiere ad est,in verde, è controllato dall’Esercito Libero; l’ovest, in rosa, dal regime |
http://www.focusonsyria.org Aleppo, la città dimenticata Pubblichiamo una lettera scritta da un siriano residente in un paese vicino e impegnato negli aiuti a distanza alla popolazione siriana. La lettera è stata scritta ai primi di luglio 2013 e indirizzata ai suoi parenti e amici in Europa. Cara famiglia, cari amici, Devo informarvi dei momenti difficili che stanno vivendo in questo momento le nostre famiglie di Aleppo perché i mass media europei non parlano più di questa città, ormai dimenticata. Certo, arrivano le vacanze e non bisognerebbe rovinarle ancora di più, la crisi manda già il morale sotto terra. Dopo il momento di calma di cui vi ho parlato in giugno e che ha spinto il fratello, la sorella e la madre di Ahmed a tornare ad Aleppo, oggi la situazione è catastrofica. Non c’è più niente di disponibile nei quartieri controllati dal regime. Assolutamente nulla. Non c’è modo di trovare nemmeno un chilo di pomodori o di cetrioli senza girare per ore. Le uova costano un occhio della testa. Un uovo costa più di 30 volte il prezzo di prima della guerra. La valuta siriana sta crollando, ci vogliono dei sacchi interi per comprare dei viveri e ben presto ci vorranno delle valigie. Oggi un euro vale 400 lire siriane ; ne valeva 60 prima della guerra. La madre di Ahmed ha comprato 20 litri di benzina che gli sono costati due mesi di pensione, quasi 80 euro. La sua pensione due anni fa valeva 250 euro al mese e oggi, dopo la svalutazione, vale appena 37 euro. Ha bisogno della sua macchina per accompagnare Maher, il fratello di Ahmed, all’università perché possa dare i suoi esami. A causa del rincaro della benzina non si trovano più dei mezzi di trasporto pubblico, la gente fa delle distanze folli a piedi. Ci dicono che l’unico vantaggio è il cielo chiaro, senza inquinamento da CO2. Aleppo oggi è chiaramente tagliata in due parti, come lo fu Beirut. Mentre Beirut era divisa secondo delle linee confessionali, sono piuttosto le classi sociali a separare le due Aleppo. All’est l’Esercito Siriano Libero ha in mano i rioni popolari e all’ovest il regime controlla i quartieri delle classi medie e della borghesia aleppina. In questo momento, a differenza del mese scorso, dal lato dell’esercito libero si trova di tutto o quasi di tutto. È pazzesco: da una settimana all’altra tutto è cambiato. C’è un blocco totale tra le due parti della città. La gente deve andare a Aleppo est per trovare da mangiare. Non sono autorizzati a portare nulla dal lato ovest. Cercano di far passare del cibo nei cuscini, nelle televisioni, sotto le loro vesti; alcune donne fingono di essere incinte, tutto questo per avere qualche chilo di verdure, di carne e di pane. Purtroppo questi trucchi funzionano di rado: la gente viene perquisita dalla testa ai piedi. Il passaggo del posto di blocco non è soltanto difficile, è anche pericoloso. Ci sono dei cecchini appostati e tengono sotto tiro la strada che divide i due lati. Dovreste vedere la gente iniziare a correre per attraversare la strada, con la paura nello stomaco, perché in qualsiasi momento gli possono sparare addosso. È infernale! I soli a poter circolare liberamente sono i cani, la loro proliferazione è inquietante, soprattutto quando li vedi nutrirsi dei cadaveri rimasti nelle strade. Gli aleppini provano comunque a vivere e ad approfittare del mese di Ramadan per incontrarsi. Di solito durante il Ramadan la vita si anima dal tramonto del sole sino a notte inoltrata, sino alla preghiera dell’alba. Questo non è più possibile, la gente preferisce rimanere a casa. Oggi ad Aleppo, o abiti ad ovest e rischi di morire di fame, o abiti ad est e rischi di essere bombardato. Tutto questo avveniva anche prima della grande battaglia di Aleppo. Tutti ne parlano, la sentono arrivare nel vedere le numerose milizie e fazioni dell’esercito libero ritornare in città. Non vogliono combattere allo scoperto nelle zone rurali. Cercano di attirare il regime in combattimenti urbani, ma quest’ultimo risponde spesso con dei bombardamenti senza preoccuparsi della popolazione civile che paga il prezzo più caro. La maggior parte degli aleppini non appoggia né l’una né l’altra parte e li accusa di voler distruggere Aleppo. Attualmente ci sono degli appelli per creare una terza forza e sbarazzarsi delle altre due. Ma non mi sembra una soluzione, al contrario il rischio di un’escalation aumenta. Maledetta guerra!! Mohammed, il fratello di Bilal che alcuni di voi conoscono, finalmente è uscito da Aleppo: era l’ultimo della nostra famiglia. Adesso è al Cairo ma purtroppo sua figlia e sua moglie sono andate a Istanbul per rifugiarsi da una zia. Mohammed al momento non può visitarle perché rischerebbe di non poter più viaggiare altrove. Le famiglie sono separate contro la loro volontà. Non è neanche possibile far venire la famiglia di Ahmed. Non ci sono più autobus per raggiungere la città di Latakia sulla costa. Solo da là qualche aereo permette di lasciare il paese. Purtroppo da questa settimana, in seguito alla cacciata del presidente Morsi, il governo egiziano richiede un visto e dei controlli di sicurezza ai siriani. Diversi aerei sono stati respinti all’arrivo al Cairo; centinaia di siriani non sono stati autorizzati a entrare e sono stati immediatamente rimandati indietro. Le porte dell’esilio si chiudono per i siriani, non è più possibile neppure rifugiarsi all’estero. L’Europa continua a far finta di niente e preferisce finanziare a caro prezzo gli aiuti umanitari per i siriani nei paesi limitrofi o all’interno della Siria piuttosto che aiutarli a ricostruirsi una vita altrove. Condannati a vivere questa maledetta guerra: ecco come i siriani vedono il loro futuro. Cerchiamo in tutti i modi di far partire i nostri cari verso degli orizzonti più tranquilli. Ma vedendo da un lato un chiaro rifiuto per i visti ordinari e dall’altro una procedura interminabile, volutamente complessa e totalmente incerta, per le richieste d’asilo in Europa, i siriani sono tentati dall’immigrazione irregolare, come la definiscono amabilmente le Nazioni Unite. Ecco l’argomento delle nostre discussioni in questo momento. Come permettere alle nostre famiglie di arrivare in un paese di accoglienza e costruire un futuro ai loro bambini? Non vi nascondo che le nostre discussioni sono animate… Vi pensiamo, abbiamo molta voglia di vedervi quest’estate e di riposarci un poco. Con solidarietà, Faysal
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