http://www.infopal.it Nel mirino dei sionisti la moschea di al-Aqsa, il cuore dell’Islam Mentre il mondo intero è occupato a chiedersi se effettivamente il presidente siriano Bashar al-Assad abbia usato delle armi chimiche contro la propria gente o se, invece, questo sia caduto vittima di un oscuro piano architettato dalle potenze internazionali per “legittimare” l’invasione dell’ennesimo Paese musulmano, Israele sta considerando un possibile attacco al cuore pulsante dell’Islam, la moschea di al-Aqsa ad al-Quds (Gerusalemme). In un momento in cui il popolo musulmano sta analizzando e valutando la propria appartenenza politica, pro o anti, lo Stato sionista di Israele sta sfruttando questa benvenuta confusione per escogitare nella penombra un piano d’attacco contro l’Islam, un’azione senza pari, a cui solo alcuni hanno osato pensare, e contro il quale ancora meno persone hanno messo in guardia. Israele intende costruire un tempio proprio sul terreno su cui sorge la moschea di al-Aqsa, dissacrando, perciò, il terzo luogo sacro islamico in ordine di importanza, dopo la Mecca e Medina, macchiando la terra su cui il Profeta di Dio, Mohammed, ha poggiato i piedi, e su cui il Santo Profeta prima di lui camminò per onorare Allah e la Sua creazione. In un’epoca in cui il musulmani combattono tra loro, discutendo su quale scuola di pensiero, sunnita o sciita, meriti di essere considerata più veritiera o legittima, in un tempo in cui ci si dichiara guerra tra fratelli per una mera questione di semantica religiosa, i sionisti stanno abbattendo tutti i ponti intorno ad al-Quds, determinati a rivendicare la proprietà palestinese cancellando l’Islam dal suo territorio. Esattamente come la Mecca è diventata un passaggio spirituale verso la trascendenza, un luogo in cui i credenti si recano per purificare la propria religione e anima, al-Aqsa rappresenta, per diverse ragioni, il cuore pulsante dell’Islam, il collegamento tra il singolo individuo e la lunga stirpe dei profeti di Dio. Da diversi anni palestinesi e intellettuali mettono in guardia da un piano di eliminazione di questo passaggio sacro per il mondo musulmano, ma la maggior parte dei fedeli non ha voluto credere a “questa cospirazione”, nascondendo sotto il tappeto le conseguenze di tetre profezie e preferendo, invece, pensare che le nazioni mondiali non avrebbero mai osato, rifacendosi ai loro discorsi di giustizia, eguaglianza e tolleranza, appoggiare un sacrilegio abominevole di simile portata contro la loro fede. Guardando al passato, sarebbe folle credere che una nazione che ha costruito le fondamenta del proprio Stato macchiandosi col sangue di migliaia di palestinesi, e ha eretto le proprie istituzioni su territori palestinesi occupati illegalmente, possa comportarsi umanamente con un popolo che disprezza più di ogni altra cosa. Come il lupo perde il pelo, ma non il vizio, lo Stato ebraico punterà sempre alla distruzione dell’Islam; credere in un’altra realtà è solamente pura illusione. Ebraicizzazione di al-Quds La Commissione islamo-cristiana a supporto di Gerusalemme e dei siti sacri ha annunciato settimana scorsa che denuncerà Yishai, leader dell’organizzazione israeliana ideatrice del piano di distruzione di al-Aqsa, di fronte all’ONU e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Tuttavia, avendo conferma che Yishai ha già ottenuto tutte le autorizzazioni e i permessi necessari dagli ufficiali israeliani, la questione si perderà molto probabilmente tra i meandri delle pratiche burocratiche, ostacolata dalle potenti lobby internazionali di Israele. Hanna Eisa, Segretario Generale della commissione, ha riferito alla stampa che “Yishai ha ottenuto in segreto i permessi edilizi ufficiali che consentono la costruzione sul terzo luogo più venerato nella religione musulmana”. La scorsa settimana ha anche affermato al Gulf News: “Questo è un piano pensato per insediare la presenza ebraica entro i confini di un luogo di culto musulmano”. Infatti, una volta terminata l’opera, la nuova sinagoga si troverà di fronte al luogo di preghiera di al-Marwani, impendendo, quindi, ai fedeli di radunarsi. È difficile immaginare come Israele cercherà di giustificare un tale atto. Ma è ancora più preoccupante pensare alle misure di sicurezza che lo Stato ebraico impiegherà per salvaguardare la sicurezza dei suoi credenti, e per ostacolare possibili atti di violenza sul luogo. La sinagoga sarà senza dubbio motivo di proteste di massa e, probabilmente, di conflitto, in quanto le folle di credenti si sentiranno offese dalle violazioni subite in un luogo di culto e non vedranno altre alternative alla ribellione. Qualsiasi forma di violenza offrirà a Israele il pretesto necessario per mostrare alla comunità internazionale di essere nella ragione e di poter, quindi, sopprimere con violenza e ferocia le rimostranze dei manifestanti, eliminando l’ultima linea di difesa di al-Aqsa prima della sua completa e assoluta distruzione. L’intento di Israele è quello di istigare il popolo musulmano a comportarsi in modo errato, cercando affannosamente delle prove per dipingere la sua religione come una confessione il cui fulcro è lo spargimento di sangue e la guerra, per poter, così, continuare ad alimentare la sua macchina di propaganda e disinformazione. Mira a far sì che il mondo intero guardi terrorizzato i fedeli musulmani intenti a calpestare le immagini dei loro nemici, senza mai smettere di chiedersi quale sia stata la prima arma a sparare o la prima lama a ferire. In ogni caso condannati, i musulmani potrebbero accorgersi presto che sono soli lungo il loro cammino e che molti marceranno contro di loro, ma restando uniti, le tempeste del mondo si abbatteranno dietro di loro, senza sconfiggerli o indebolirli. Il piano di Israele di ebraicizzare al-Quds risale a più di vent’anni fa. A partire dal 1994, il governo ebraico ha sistematicamente impiegato forze militari per occupare moschee e luoghi di culto con la forza, per trasformarle in sinagoghe e cancellare lentamente la presenza islamica dalla Città Santa. Israele non sta solo commettendo un sacrilegio contro l’Islam: sta anche cercando di sradicare questo credo religioso dalla Palestina rivendicando la storia come propria. Eliminandolo, gli ebrei vogliono riscrivere il passato e fingere per sempre di essere il popolo eletto da Dio in attesa del messia. Distruggendo i luoghi di culto islamici, Israele sta in realtà cercando di nascondere la verità di Dio sotto la sabbia della Palestina. A prova di queste cospirazioni sono sufficienti le legioni; per esempio, l’armata israeliana ha impedito ai fedeli musulmani di entrare in una moschea del paesino di An-Nabi Samuel, a Nord-Ovest di al-Quds, a causa dei lavori che stanno convertendo questo luogo di culto in una sinagoga. Ad agosto, Tel Aviv ha annunciato che avrebbe fatto diventare anche la moschea di Nabi Daud, a Sud-ovest di al-Aqsa, un’ennesima sinagoga. Il silenzio mediatico continua a offuscare la questione, facendo sorgere dubbi preoccupanti non solo sull’integrità della stampa, ma anche sulla sua indipendenza. Come disse una volta Voltaire, scrittore e storico francese: “Annunciare la verità è una ricetta infallibile per essere perseguitati”.
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