http://www.infoaut.org Un altro morto nelle carceri sioniste, detenuti in rivolta E' morto questa mattina Maysara Abu Hamdiyeh, detenuto nelle carceri israeliane. Appartenente alle Brigate Al-Aqsa, braccio armato di Fatah, era stato arrestato nel maggio 2002 con l'accusa di aver ucciso due israeliani e di aver avuto un ruolo di primo piano durante l'Intifada, stava scontando una condanna a vita nel carcere di Eshel. Malato di cancro, secondo il suo avvocato non riusciva più a stare in piedi e ultimamente aveva perso 15 kg. Nonostante la diagnosi e lo stato terminale della malattia, le autorità israeliane hanno continuato a negare non solo il rilascio, ma anche le appropriate cure mediche. I numerosi appelli e lo sciopero della fame dei detenuti nelle prigioni di Eshel e di Nafha per la sua liberazione non sono riusciti a salvargli la vita: le autorità carcerarie, infatti, hanno permesso il ricovero soltanto sabato scorso, appena 3 giorni prima del decesso, quando ormai non c'era più nulla da fare. Maysara Abu Hamdiyeh è il 207° detenuto palestinese a morire nelle prigioni israeliane, il secondo a morire in 2 mesi. Le politiche repressive e le condizioni a cui sono sottoposti i prigionieri palestinesi hanno raggiunto ormai livelli insopportabili. Accanto agli oltre 1.400 detenuti malati a cui non viene permesso di usufruire di cure adeguate, le autorità israeliane continuano ad arrestare con un ritmo sempre più sfrenato: solo nel mese di marzo sono state arrestati oltre 230 palestinesi. Certamente gli innumerevoli arresti e la continua repressione non fermano le rivolte in tutta la Palestina e la lotta continua ad avanzare anche nelle prigioni. Oggi, a seguito della morte di Abu Hamdiyeh, ci sono state forti sollevazioni: tutte le fazioni palestinesi hanno condannato l'accaduto, la rabbia si è riversata nelle strade e, nel frattempo, dalle carceri sono stati annunciati tre giorni di sciopero della fame. In queste ore ad Hebron - città natale del prigioniero deceduto - sono in corso manifestazioni e scontri, si pretende la liberazione dei prigionieri politici. La tensione è altissima anche nelle carceri: arrivano notizie di forti proteste nelle prigioni di Ketziot, Ramon e Nafha, Eshel; in quest'ultima dove era detenuto Abu Hamdiyeh i prigionieri hanno dato fuoco alle coperte e si rifiutano di tornare in cella. Ovunque la polizia sta rispondendo con botte e gas lacrimogeni, tra i carcerati ci sono almeno 30 feriti. Che si tratti di omicidio o negligenza, ciò che la morte di Abu Hamdiyeh fa emergere è, ancora una volta, il trattamento disumano a cui i detenuti sono sottoposti, che siano adulti o bambini, condannati o semplicimente sospettati di "attività sovversive" (dall'organizzazione della resistenza al lancio di una pietra...). Ma di più, questa giornata di lotta ci parla ancora della soldarietà popolare verso i detenuti che, giorno dopo giorno, si mostrano avanguardia delle battaglie per l'autodeterminazione di tutto il popolo palestinese.
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