http://nena-news.globalist.it Issawi ricoverato, Tareq e Jafar tornano a mangiare Samer trasferito in ospedale, mentre Ezzedine e Qadan trovano un accordo con Israele: liberi il 21 marzo. Nuova autopsia sul corpo di Jaradat, la preoccupazione dell'ONU. Betlemme, 28 febbraio 2013, Nena News - Mentre Samer Issawi viene ricoverato in ospedale per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute, due dei quattro prigionieri in sciopero della fame - Tareq Qadan e Jafar Ezzedine - interrompono il digiuno. Ieri i due detenuti, in sciopero della fame rispettivamente da sei e tre mesi in protesta per gli ordini di detenzione amministrativa che li costringono dietro le sbarre di una prigione israeliana senza accuse formali, hanno deciso di mettere fine al digiuno dietro l'assicurazione di essere definitivamente rilasciati il 21 maggio.Lo annuncia Qadura Fares, capo del Palestinian Prisoners Society: "Jafar Ezzedine e Tareq Qadan hanno terminato lo sciopero della fame", confermando che il rilascio del prossimo 21 maggio sarà a a breve confermato da una corte militare. A continuare la battaglia degli stomaci vuoti restano Ayman Sharawneh e Samer Issawi. Che l'accordo con Israele non intendono trovarlo: "La parte israeliana - ha detto ieri il ministro per i Prigionieri dell'Autorità Palestinese, Issa Qaraqe - ha aperto ieri il dialogo per giungere ad una soluzione, ma per ora non ha presentato offerte accettabili". Entrambi i prigionieri chiedono il rilascio senza condizioni: nessun trasferimento fuori dalla Cisgiordania e Gerusalemme, come accaduto alla detenuta Hala Shalabi, deportata a Gaza. Sia Sharawneh che Issawi erano stati liberati nell'ottobre 2011 nell'ambito dell'accordo Shalit, lo scambio di prigionieri tra Hamas e Israele, e arrestati di nuovo poco dopo. Ma le condizioni di Samer Issawi peggiorano di giorno in giorno. Oggi, dopo oltre 210 giorni di sciopero della fame, Issawi è stato trasferito dal carcere di Ramle all'ospedale Kaplan, a Rahavot. Le sue condizioni sarebbero stabili, ha detto la portavoce dell'Israeli Prison Service, Sivan Weizman: "Issawi è in sciopero della fame da molto tempo e lo staff medico dell'IPS ha deciso di trasferirlo, è meglio che stia in ospedale". Caldissima l'atmosfera anche fuori dalle prigioni: da giorni la Cisgiordania è teatro di duri scontri tra manifestanti palestinesi e forze militari israeliane. La rabbia è esplosa dopo la morte del prigioniero palestinese Arafat Jaradat, 30 anni, morto sabato scorso nel carcere di Megiddo dopo una detenzione di una settimana. Torturato fino al decesso, secondo l'ANP, la famiglia e il popolo palestinese. L'autopsia condotta dall'Istituto forense israeliano di Tel Aviv indica, secondo fonti israeliane, che la morte è stata provocata da un infarto. Una conclusione che non soddisfa affatto la controparte palestinese: i medici dell'ANP, presenti all'autopsia sul corpo del giovane Jaradat, riportano evidenti segni di torture. Le pressioni internazionali - ieri è giunto l'appello del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon - hanno spinto il ministro per la Sicurezza Pubblica, Yitzhak Aharonovitch, a decidere di compiere una nuova autopsia, questa volta al cospetto di un medico indipendente straniero. I risultati definitivi dell'analisi saranno pronti a giorni, ha promesso il ministro, così da rendere definitivamente chiaro il quadro. Israele spera così di placare la rabbia palestinese, a venti giorni dalla visita di Obama in Israele e nei Territori Occupati, ma anche di distogliere l'attenzione delle Nazioni Unite: Richard Falk, rappresentane del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu in Israele e Palestina, ha proposto la creazione di un team di medici internazionali che indaghi sulla morte di Jaradat. "La morte di un prigioniero durante un interrogatorio è sempre fonte di preoccupazione, ma in questo caso Israele ha mostrato l'abuso come pratica consolidata". A preoccupare Falk è il risultato del rapporto presentato dal medico palestinese presente all'autopsia: "Il dottor Alul ha trovato chiari segni di tortura sul corpo del giovane Jaradat, in piena salute prima di entrare in carcere. Alla luce di tale rapporto, non ci sono prove di un attacco cardiaco, ma ci sono i segni della tortura: un'inchiesta internazionale e indipendente va subito aperta". Nena News
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