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lunedì 9 settembre 2013 13:46

Turchia, il PKK blocca il ritiro dei ribelli

La responsabilità, secondo il PKK, è di Erdogan, che non ha fatto alcun passo verso le riforme previste dall'accordo. Ma il premier turco continua a dirsi "fiducioso"

Roma, 9 settembre 2013, Nena News - Il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) ha annunciato oggi di aver interrotto il ritiro dei suoi militanti dalla Turchia perché Ankara non ha fatto alcun passo concreto verso le riforme promesse alla minoranza curda. E' quanto emerge dal comunicato diffuso oggi dall'agenzia stampa Firat News, a tre mesi dalle prime manovre di ritiro di circa 2.500 guerriglieri verso il Kurdistan iracheno iniziate dopo l'accordo avvenuto tra il primo ministro turco Recep Erdogan e il capo del PKK Abdullah Ocalan l'autunno scorso nel quadro del primo processo di pace intavolato tra le parti.

"Il ritiro dei combattenti - si legge nel comunicato - è stato fermato. Il cessate il fuoco sarà mantenuto per permettere al Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) di lanciare delle iniziative". La dirigenza del PKK, inoltre, ha attribuito la totale responsabilità della situazione di stallo al primo ministro Erdogan, colpevole di "non aver fatto alcun progresso sulla questione curda", come previsto invece dall'accordo. Il 21 marzo scorso Ocalan, condannato all'ergastolo nel 1999 e attualmente rinchiuso nell'isola-prigione di Imrali, aveva annunciato un cessate il fuoco unilaterale e i suoi guerriglieri avevano cominciato una lenta migrazione verso la frontiera irachena: una svolta storica, che profilava la fine di un conflitto che dal 1984 ha causato più di 40 mila morti.

In cambio, il governo turco avrebbe dovuto attuare una serie di riforme in favore di quei 15 milioni di curdi che vivono oppressi in Turchia. Tra queste, il PKK aveva chiesto degli emendamenti al codice penale e alle leggi elettorali, oltre al diritto all'educazione in lingua curda e a una forma di autonomia regionale. Niente di tutto questo è avvenuto. Oltre alla lentezza delle operazioni in Parlamento dovuta allo scontro tra maggioranza e opposizione sulla riforma della Costituzione agognata dai curdi, la nuova legge giudiziaria promulgata lo scorso marzo non ha ancora prodotto la liberazione - che alcuni credevano scontata - delle migliaia di detenuti politici curdi in Turchia.

Erdogan, intransigente sulla questione nonostante l'accordo, ha precisato che un'amnistia generale per i ribelli e soprattutto per Ocalan - considerato da una larga fetta dell'opinione pubblica turca un terrorista - assieme all'insegnamento in lingua curda, "non erano questioni di stretta attualità". Ha inoltre criticato lo svolgimento del ritiro curdo, affermando che appena "il 20 per cento di loro, soprattutto vecchi e bambini, ha effettivamente lasciato il paese". Ma, nonostante tutti i paletti che sta mettendo tra sé e il processo di pace con i curdi, Erdogan ha dichiarato alla stampa di essere fiducioso: "Non credo - ha dichiarato ai giornalisti nell'aereo che lo riportava ad Ankara da Buenos Aires - che ci saranno ostacoli maggiori. L'importante è che il popolo (curdo) desideri la continuazione di questo processo". Nena News.

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