Agenzia Asca Unione europea. Giornata operatori umanitari, nel 2012 soccorsi 122 mln di persone Roma, 19 ago Nel 2012 la Commissione europea ha soccorso 122 milioni di persone in oltre 90 paesi e nel 2013 continua a sostenere attivamente le vittime dei conflitti in Siria e Mali, i superstiti di catastrofi naturali in Asia, le persone colpite dall’insicurezza alimentare nel Sahel e le popolazioni vulnerabili intrappolate in crisi dimenticate quali la drammatica situazione dei rifugiati colombiani o gli sconvolgimenti in corso nella Repubblica centrafricana. In occasione dell’Giornata umanitaria mondiale che si celebra oggi 19 agosto (e istituita nel 2008 in memoria del violento attacco alla sede delle Nazioni Unite a Baghdad che provoco’ la morte di 22 persone), l’Ue, “in qualita’ di principale donatore mondiale di aiuti”, fornisce dati e numeri sulla “pericolosa” ed “encomiabile” missione che milioni di operatori conducono ogni giorno nelle aree piu’ a rischio del pianeta. “Vi chiedo di unirvi a me nel rendere omaggio al coraggio di questi uomini e di queste donne che prestano un’assistenza indispensabile alle vittime di catastrofi naturali e di conflitti in tutto il mondo”, ha dichiarato la Commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, Kristalina Georgieva. UE, 200 PARTNER UMANITARI. L’assistenza finanziata dalla Commissione europea raggiunge coloro che ne hanno bisogno grazie ai suoi 200 partner umanitari, tra cui le agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali quali il Comitato internazionale della Croce Rossa Mezzaluna Rossa, la Federazione internazionale della Croce Rossa Mezzaluna Rossa e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. AUMENTANO GLI ATTACCHI. Gli attacchi diretti contro gli operatori umanitari sono aumentati in termini di frequenza e gravita’. Negli ultimi dieci anni piu’ di 880 operatori sono stati uccisi sul campo e altri 1.450 sono stati rapiti o feriti. Nello stesso periodo sono triplicati gli incidenti legati alla sicurezza degli operatori umanitari. La stragrande maggioranza delle vittime operava nel proprio paese, una tendenza confermata anche dalla guerra in Siria. Le bandiere e gli emblemi che tradizionalmente proteggevano gli operatori umanitari li stanno trasformando in bersagli. Questo succede a chi aiuta i profughi siriani, i congolesi vittime di stupro, i superstiti dei terremoti e degli uragani e milioni di vittime di altre crisi. Il fatto che gli attacchi siano diretti contro chi contribuisce a salvare vite altrui, afferma l’Ue, “rende ancora piu’ ingiusti i crimini contro gli operatori umanitari”. AFGHANISTAN PAESE PIU’ PERICOLOSO. L’Afghanistan resta il paese piu’ pericoloso per gli operatori umanitari. Dall’inizio del 2012 si sono verificati 86 incidenti in cui sono stati uccisi 31 operatori e circa 100 sono stati rapiti, per la maggior parte cittadini afghani. Anche la guerra in Siria rende difficili e pericolose le condizioni in cui lavorano gli operatori umanitari. A marzo un funzionario locale dell’UE e’ rimasto ucciso in un attacco con razzi a Damasco. Almeno 20 volontari della Mezzaluna rossa araba siriana e nove operatori umanitari delle Nazioni Unite sono stati uccisi dall’inizio del conflitto. La situazione sta peggiorando anche in Somalia e in Kenya, sottolinea ancora la Commissione. Dopo il precedente picco di insicurezza, infatti, “l’Onu aveva iniziato a riaprire i suoi uffici di Mogadiscio, ma due mesi fa e’ stato perpetrato un grave attentato che ha causato la morte di 15 persone. E’ invece positivo che due spagnoli membri di Me’decins Sans Frontie’res, che erano stati rapiti in prossimita’ del campo profughi di Dadaab, in Kenya, siano stati liberati il mese scorso dopo 20 mesi di prigionia”. Anche il conflitto nel Darfur ha conseguenze allarmanti. Nel luglio scorso due membri del personale di World Vision sono stati uccisi in uno scontro tra forze sudanesi e gruppi ribelli. L’ong ha deciso di interrompere le proprie operazioni nella zona, lasciando a rischio un milione di beneficiari, per poi riprendere l’attivita’, anche se in misura limitata, in quattro campi profughi. DIRITTO INTERNAZIONALE. “Gli operatori umanitari non si schierano spiega l’Ue ma aiutano chi ne ha bisogno indipendentemente da nazionalita’, religione, sesso, origine etnica o appartenenza politica. Gli operatori umanitari sono tuttavia in pericolo se associati, nella mente delle fazioni in conflitto, con le autorita’ militari, politiche, religiose o ideologiche”. In guerra, gli attacchi contro il personale umanitario sono una violazione del diritto umanitario internazionale, che definisce chiaramente le responsabilita’ degli Stati e degli attori non statali durante i conflitti armati su questioni fondamentali quali il diritto di ricevere l’assistenza umanitaria, la protezione dei civili, compresi gli operatori sanitari e umanitari, o la tutela dei rifugiati, delle donne e dei bambini. Pur essendo vincolante per tutti gli Stati, denuncia Bruxelles, “il diritto umanitario internazionale viene violato sempre piu’ spesso”. ECHO, 40 ANNI DI AIUTI. L’Europa, che vanta una tradizione umanitaria di lunga data, ha visto nascere molte delle organizzazioni di soccorso piu’ grandi e efficienti al mondo. Nel corso degli anni, gli Stati membri dell’UE hanno dato prova di notevole impegno e generosita’ per sostenere le vittime di numerose emergenze. L’Unione nel suo insieme fornisce aiuti umanitari da oltre 40 anni. L’Ufficio per gli aiuti umanitari della Comunita’ europea (Echo) e’ stato creato nel 1992 per garantire interventi piu’ rapidi e efficaci. A febbraio 2010, quando si e’ insediata l’attuale Commissione europea, Echo e’ diventato la direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile e Kristalina Georgieva e’ diventata la prima Commissaria per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi.
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