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24.09.2013

Siria, Iran, Palestina e i grandi assenti: ecco le quattro questioni che l’Onu dovrà affrontare
di Gabriella Tesoro

La serie di incontri, che terminerà il primo ottobre, quest'anno è presieduta da John W. Ashe, il rappresentante permanente alle Nazioni Unite di Antigua e Barbuda.

Saranno quattro i principali argomenti che capi di Stato, di governo, ministri e ambasciatori saranno chiamati a discutere in questa sessione. In primo luogo, come ampiamente previsto, a farla da padrona sarà la spinosa questione siriana, tema che tiene banco da ben due anni, ma che finora ha visto raggiungere ben pochi risultati concreti. Questa volta però ci sono due grandi novità: la conferma delle Nazioni Uniti dell'utilizzo di armi chimiche nel Paese e la pressione di alcuni Stati per un intervento militare contro il regime di Damasco. La spaccatura più evidente si evidenzia tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza: Stati Uniti e Francia propendono per un attacco militare, mentre Russia e Cina si oppongono a qualunque azione contro il loro alleato, il presidente siriano Bashar al-Assad. Il Regno Unito, invece, non può far altro che mettersi da parte dopo che il Parlamento britannico ha bocciato la mozione sul possibile intervento in Siria.

In secondo luogo, c'è il cambio di leadership in Iran, fattore che ha portato la comunità occidentale a tirare un sospiro di sollievo. Difatti, negli scorsi anni, quando a prendere la parola era l'allora presidente, Mahmoud Ahmadinejad, accadeva spesso che diversi rappresentanti diplomatici uscissero dalla sala. Ora, il nuovo presidente, Hassan Rouhani, ha lanciato diversi segnali di apertura e distensione, soprattutto per quanto riguarda il nucleare. Per ora, sembra che il nuovo capo di Stato di Teheran incontrerà il presidente francese Francoise Hollande, ma non è da escludere che ci possa essere un incontro anche con il presidente Usa Barack Obama. I presidenti di Iran e Usa non si incontrano dai tempi della rivoluzione iraniana del 1979.

Altra questione particolarmente complessa riguarda la Palestina. Lo scorso anno l'Assemblea Generale riconobbe la Palestina come Stato osservatore non membro. Quest'anno sono previste nel programma diverse discussioni sulla sovranità del popolo palestinese nei Territori occupati.

Infine, potrebbe essere assente il presidente sudanese Omar al-Bashir, che ha richiesto un visto Usa per prendere parte e intervenire alla sessione del 26 settembre. Al-Bashir è accusato di genocidio dalla Corte penale internazionale per il conflitto in Darfur, che dal 2003 ha ucciso 300mila persone. Due sono le prospettive: se gli Stati Uniti gli concedessero il visto, sarebbe il primo capo di Stato a partecipare all'Assemblea Generale dell'Onu mentre è accusato di genocidio; se la sua richiesta non dovesse essere accolta, sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti impediscono a un capo di Stato di parlare alle Nazioni Unite. Tuttavia, benché Washington ritenga al-Bashir un ospite non gradito, secondo un trattato del 1947 sarebbero obbligati a concedergli il visto.

Chi mancherà sicuramente sarà il rappresentante diplomatico del Kenya, richiamato in patria dopo l'avvio del processo contro il vicepresidente William Ruto, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità commessi durante le elezioni presidenziali del 2007.

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