megachip.globalist.it Le "larghe intese" contro la democrazia La "democrazia austeritaria" vuole un popolo inerte, frastornato da media venduti e bugiardi. Dall'austerity alla miitarizzazione della ValSusa Assistiamo increduli alla militarizzazione e,nel contempo, alla riesumazione di fenomeni appartenenti agli oscuri recessi del secolo scorso (il terrorismo, le Brigate rosse), per recintare,isolare e distruggere la solidarietà civile e politica nata intorno al Movimento No-Tav che,va ricordato, è movimento di massa, che coinvolge buona parte del popolo della Val di Susa con in testa molti dei suoi sindaci. Proviamo a mettere in fila alcuni fatti che,in questi ultimi giorni hanno assunto un'improvvisa ma non inaspettata accelerazione. Due sconosciuti detenuti per fatti di terrorismo - e che dunque, si suppone, siano sottoposti ad un regime particolarmente severo di isolamento comunicativo - mettono tranquillamente su internet un messaggio eversivo che oggettivamente ha il solo scopo (cui prodest?) di disegnare un'equazione tra terrorismo e movimento No-Tav, che - ribadiamolo - è opposizione di massa, non violenta, a un inutile e costoso progetto di scempio ambientale, che vuole prepotentemente e militarmente imporsi sul diritto alla salute e ad altri superiori valori costituzionali difesi strenuamente da un'intera comunità. Nel frattempo si tiene a Torino un incontro, che ha tutto il contorno di un gabinetto di guerra, tra il capo della Polizia e numerosi questori di ben tre Regioni, intanto che il Governo dispone di rinforzare la militarizzazione della Valle con un ulteriore contingente dell'Esercito (altri 200 Alpini). Se non fosse un fatto tremendamente serio,ci sarebbe da ridere di fronte a questa grottesca esibizione muscolare contro risibili infiltrazioni "guerrigliere" ,amplificate ad arte per nascondere una realtà che va celata: ovvero che si vuole intimorire, dividere e all'occorrenza violentemente reprimere un intero popolo, che difende il suo equilibrio con la Natura e che rivendica il diritto a decidere democraticamente (magari con un referendum) cosa è bene e cosa è male per la comunità della Val Susa. Per ulteriore rinforzo, e con la fattiva collaborazione di media servili, un ministro dell'Interno che in un paese passabilmente civile sarebbe stato da tempo dimissionato (l'affair kazako,la pregressa ed eversiva chiassata contro la magistratura milanese ) accusa Stefano Rodotà, insigne costituzionalista e giurista dei beni comuni, di quasi-contiguità col terrorismo. La surrealtà dello scenario non deve esimere dal ricordare il ruolo che, suo malgrado, il professor Rodotà ha recentemente assunto quale possibile Presidente della Repubblica, espressione di una nuova maggioranza democratica, soffocata sul nascere dalla minoranza delle "larghe intese", con la regia del bi-Presidente Napolitano, che - fra i tanti demeriti - vanta anche quello di aver ostentatamente rifiutato l'incontro richiestogli dai sindaci no-tav lo scorso anno. Il vuoto di democrazia è intanto plasticamente rappresentato dalla concomitante, ennesima implosione di un partito che si vuole Democratico e che consuma le sue (residue) esangui forze in risse intestine che ne fanno oggetto d'involontaria, amara comicità. In un simile contesto è purtroppo possibile ogni avventura antipopolare con pessimi ingredienti: un mix di "pilota automatico" manovrato a Francoforte e di cingolati nostrani, che la Costituzione vuole a presidio difensivo dalla minaccia esterna e che, per ironia della storia e concretezza di esplicitati e non di meno irricevibili interessi, vengono rivolti contro il popolo sovrano. La "democrazia austeritaria" (che ha approvato in pochi minuti il c.d. patto fiscale, mettendo una pietra tombale sul futuro del Paese) ha bisogno di un popolo inerte, scoraggiato, frastornato da media petulanti,venduti quanto bugiardi. L'esatto contrario della comunità di Val Susa, che con intelligenza e passione, ha costruito alleanze ed egemonia. Per questo vogliono chiuderle bocca e pensiero, isolandola e passivizzandola. Il dovere di ognuno di noi è quello di consolidare e rafforzare la fattiva solidarietà con il popolo valsusino; la lezione che viene dalla Grecia è una sola: voltare la faccia dall'altra parte - oltre che vile - sarebbe terribilmente miope.
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