Associated Press 
Lunedì, 4 Marzo 2013
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marzo 11, 2013

Se 12 anni di digiuno vi sembran pochi…
di Ashok Sharma
Traduzione di Luca Cabras

Nuova Delhi - Irom Sharmila non consuma un pasto da 12 anni. La donna quarantenne è in sciopero della fame – è alimentata a forza dalle autorità attraverso un tubo – per protestare contro la legge indiana che sospende la tutela di molti diritti umani nelle aree di conflitto.

Lunedì Sharmila è stata accusata di tentato suicidio, con il fine di portare maggiore visibilità alla sua silenziosa protesta nel piccolo stato nord-orientale del Manipure contro l’Armed Forces Special Powers Act.

In base a tale legge, in vigore nel Kashmir indiano e in alcune parti del Nord-Est del paese, le truppe hanno il diritto di uccidere presunti ribelli senza temere di essere perseguiti e di arrestare sospetti militanti senza bisogno di un mandato. Essa accorda inoltre alla polizia ampi poteri di perquisizione e sequestro.

Soprannominata la “Lady di ferro” dai suoi sostenitori, Sharmila è diventato un punto di riferimento per coloro che chiedono l’abrogazione di tale legge.

Sharmila ha consumato il suo ultimo pasto volontario il 4 Novembre del 2000 a Imphal, la capitale del Manipur, uno dei tanti stati del Nord-Est interessati dall’insurrezione. È stata arrestata tre giorni dopo e da allora è stata alimentata a forza attraverso un tubo nel naso. Secondo la legge, deve essere rilasciata una volta all’anno per darle la possibilità di ricominciare a mangiare volontariamente. Quando non lo fa torna sotto custodia e viene alimentata a forza.

Le accuse attuali fanno riferimento a una manifestazione del 2006 a cui lei ha partecipato. La polizia la prelevò dal luogo della protesta, la ricoverò in ospedale e presentò un’accusa di tentato suicidio a suo carico.

Il magistrato Akash Jain l’ha accusata lunedì di tentato suicidio. Presentatasi davanti alla corte, con un tubo nel naso, si è dichiarata non colpevole.

“Amo la vita. Non voglio perderla, ma voglio giustizia e pace,” l’agenzia stampa Press Trust of India riporta le parole da lei dette in tribunale, dove si è presentata dopo un volo da Manipur durante il fine settimana.

Jail ha fissato il processo per il 22 Maggio. Se condannata, la donna dovrà scontare un anno di carcere.

Lei è rimasta impassibile mentre lasciava l’aula.

“Continuerò il mio digiuno finché lo Special Power Act non sarà ritirato”, ha detto.

I sostenitori di Sharmila hanno tenuto una manifestazione davanti al tribunale chiedendo l’abrogazione della legge.

“L’esercito indiano dovrebbe lasciare lo stato di Manipur e le autorità dovrebbero ritirare tutte le accuse a suo carico”, ha dichiarato un manifestante, Sucheta Dey.

Gli attivisti per i diritti umani hanno accusato le truppe indiane di usare tale legge per incarcerare, torturare e uccidere sospetti ribelli, talvolta inscenando scontri a fuoco come pretesto per uccidere.

L’esercito si oppone a qualsiasi indebolimento della legge, replicando che ha bisogno di poteri straordinari per contrastare i ribelli.

Il Ministro della Giustizia indiano Ashwini Kumar ha difeso l’atto, dichiarando che è necessario in quelle zone di conflitto dove il peso e l’onere della prova sono difficili da sostenere.

“Pertanto, l’opinione della difesa e dell’intelligence è stata fondamentale in tali questioni,” queste le parole di Kuman, riportate lunedì dal quotidiano The Hindu.

Kennedy Sanabam, membro dell’Associazione Studenti di Manipur, ha dichiarato che l’esercito ha fallito nel contenere la rivolta nonostante i suoi poteri, mentre invece “il numero di insorti è aumentato.”

L’arresto, effettuato la scorsa settimana, di un ufficiale dell’esercito in possesso di droghe illegali del valore di milioni di dollari suggerisce come i poteri speciali vengano usati impropriamente per compiere estorsioni e traffico di droga, ha detto Pranshu Prakash, ricercatore presso l’Università di Nuova Delhi.

La legge è finita nel mirino di un’India che sta riesaminando le proprie leggi sulla violenza sessuale in seguito allo stupro di gruppo e l’uccisione di una studentessa su un autobus, a Nuova Delhi, nel mese di dicembre. Gli attivisti per i diritti delle donne hanno dichiarato che la legge permette alle truppe di compiere violenze sulle donne senza temere arresti o ritorsioni.

Una commissione nominata dal governo ha raccomandato, nel mese di gennaio, che la legge venga riesaminata e le protezioni rimosse per quei soldati accusati di violenze sessuali. Mentre approvava nuove misure per proteggere le donne, il governo ha però rifiutato di modificare la legge.

Essa proibisce di perseguire i soldati per presunte violazioni di diritti umani se non per espressa autorizzazione del governo federale. Secondo i documenti ufficiali, il governo dello stato indiano del Kashmir ha richiesto l’autorizzazione per perseguire soldati in 50 casi negli ultimi due decenni. Il governo federale li ha respinti tutti.

Titolo originale: Indian woman on 12-year hunger strike charged

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