www.nonviolenti.org Il digiuno di Gandhi La proposta di Papa Francesco di una giornata di mobilitazione spirituale contro la guerra in Siria, ha riportato alla ribalta la tecnica nonviolenta del digiuno come azione per la pace. Fu Gandhi, per la prima volta nella storia, che utilizzò la pratica religiosa e tradizionale del digiuno come strumento di lotta politica. Mi limito qui ad elencare la cronologia e le motivazioni dei molti digiuni attuati da Gandhi. Da notare che nei digiuni gandhiani non c’è mai l’elemento di ricatto, ma sempre un’assunzione di responsabilità e purificazione. Emerge chiaramente la differenza tra digiuno e sciopero della fame. Aldo Capitini (1899-1968), filosofo e fondatore del Movimento Nonviolento, introdusse in Italia il pensiero e il metodo della nonviolenza di Gandhi: “Quando tra il popolo più umile, e tanto importante dell’Italia, si arriverà a mettere il ritratto di Gandhi in chiesa, santo fra i santi, avremo finalmente quella riforma religiosa che l’Italia aspetta dal Millecento”. Gandhi è stato un uomo profondamente religioso: “Io credo la verità fondamentale di tutte le grandi religioni del mondo. Per me Dio è verità e amore, è etica e morale. Dio è coraggio. Dio è coscienza. Dio è persino l’ateismo dell’ateo. E’ un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale. E’ incarnato per coloro che hanno bisogno del suo contatto. E’ la più pura essenza. E’ tutte le cose per tutti gli uomini. E’ in noi e tuttavia al di sopra e aldilà di noi. Il mio induismo non è settario. Esso include tutto ciò che io so essere il meglio dell’islamismo, del cristianesimo, del buddismo”. Gandhi visse intensamente la pratica del digiuno, religioso e politico, come ci racconta nella sua autobiografia, che intitolò “Storia dei miei esperimenti con la Verità”. Per lui la Verità è Dio e Dio è la Verità. 1914 Il primo digiuno, 7 giorni, per espiare la colpa di un’allieva di cui era educatore. 1919 Primo digiuno politico, 3 giorni, per sostenere lo sciopero dei lavoratori dell’indaco. 1922 Per interrompere la campagna di disobbedienza civile, che lui stesso aveva avviato, a causa dell’immaturità del popolo che si era lasciato andare a gravi scontri violenti, digiuna 5 giorni. 1925 Si ritira per un anno dalla vita politica, in raccoglimento; scopre la bellezza del silenzio; da allora, per tutta la vita, consacrerà al silenzio ogni lunedì è [silenzio = shanti = pace interiore = vicinanza con Dio]. 1932 Digiuno ad oltranza per l’eliminazione dell’intoccabilità. Rischia la morte, ma ottiene che gli intoccabili (i fuori casta, i diseredati, i più poveri, addetti ai lavoro più umilianti) potessero frequentare i templi da cui prima erano esclusi. 1933 Digiuno di 21 giorni per purificazione personale. 1934 Si ritira dalla vita politica attiva e si dedica alla riforma spirituale. Digiuna ancora per la causa degli intoccabili (il governo inglese revoca il provvedimento degli elettorati separati). 1943 Digiuna in prigione per 21 giorni per far cessare le violenze commesse durante l’insurrezione indiana contro gli inglesi. 1947 Digiuna a Calcutta per fermare le atrocità degli scontri fra indù e musulmani (divisione fra India e Pakistan): in 4 giorni ci riesce. 1948 Digiuna a Delhi, per fermare i massacri fra indù e musulmani: ci riesce in 5 giorni. 1948 Il 30 gennaio viene assassinato da un complotto di estremisti indù che lo considerano un traditore per le sue aperture ai musulmani: muore invocando Dio. Il digiuno fu per Gandhi, secondo la tradizione indù, “la preghiera più pura”. “Ciò che gli occhi sono per l’esterno il digiuno lo è per la vita interiore. Con il digiuno posso vedere Dio faccia a faccia. Il digiuno è abbandono totale a Dio. Il digiuno non è destinato ad agire sul cuore, ma sull’anima degli altri, ed è per questo che il suo effetto non è temporaneo ma duraturo. Tutti i miei digiuni sono stati meravigliosi. Dentro di me avviene una pace celeste. Con il digiuno ascolto la musica di Dio e danzo al suono di questa musica. Ogni digiuno è preghiera intensa, purificazione del pensiero, slancio dell’anima verso la vita divina per perdersi in essa”.
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